I FUNAMBOLI NON CI PIACCIONO

Cara Amica,

La tua lettera è davvero la rappresentazione della tua generosità d’animo.

Sento che sei ammirata e dispiaciuta allo stesso tempo per il record del mondo fallito per un pelo da Jaan Rose, e questo la dice lunga sulla tua empatia nei confronti di chi perde per un soffio, di chi vede svanire il sogno per cui ha vissuto. In effetti, il coraggio e l’audacia non bastano per tentare di attraversare, camminando su una fune spessa solo 2 centimetri, lo Stretto di Messina a 200 metri di altezza: ci vuole anche l’assistenza del caso, che questa volta si è messo contro. A 80 metri dalla fine, l’atleta estone è scivolato, perdendo l’equilibrio e la possibilità che il record potesse essere omologato. Pazienza, ci riproverà: sembra si sia alzato il vento, che da quelle parti fa questi scherzi. Insomma, la vita è questione di equilibrio.

L’equilibrio è una di quelle parole piene di significato. Pensaci bene: resta in equilibrio il funambolo con le braccia aperte a compensare le oscillazioni della fune, il vento, il caso, ma è in equilibrio l’economia quando le entrate e le uscite si equivalgono, così come è immagine dell’equilibrio il Discobolo di Mirone, che puoi ammirare al Museo Nazionale Romano, perfetto, calmo nel gesto armonico delle forme, appunto in equilibrio.

Tutto nasce dal latino, come al solito: equi, uguale, e libra, la bilancia, i due piatti della bilancia in posizione orizzontale. Da una parte la merce, dall’altra un peso; da una parte le opportunità, dall’altra i rischi. Io, che sono anziano abbastanza da aver fatto acquisti di frutta prima delle bilance elettroniche, mi ricordo bene questa affannosa ricerca della orizzonte attraverso un veloce leva e metti di pesi metallici sempre più piccoli. Sarà strano, ma l’equilibrio, per chi come me ha frequentato quei negozi accompagnando mia madre a fare la spesa, è ancora quella immagine: due piatti, le melanzane da una parte, il metallo dall’altra. La posizione orizzontale dava conto della quiete, rotta solo dalle proteste di mamma per il nuovo prezzo delle melanzane.

Sono contento che continuiamo a scriverci lettere con le nostre sensazioni e idee. Scriverci, anche saltuariamente, permette di riflettere, di infilarsi in ricordi che sembravano spariti: il negozio di frutta all’imbocco della salita che porta alla stazione, la signora di cui non ricordo più il nome, ma di cui in questo momento rivedo perfettamente il volto e quel vociare in dialetto che dava alla verdura la dimensione di una rarità locale, introvabile ad altre latitudini.

Ora, mia cara amica, se vado avanti di questo passo sul tema dell’equilibrio e dell’equilibrismo del tuo Jaan, finisco dentro un altro ricordo d’infanzia ormai scomparso: il circo. Gli equilibristi in piedi sulla bicicletta, i trapezisti volanti che riuscivano a sincronizzare al secondo la presa sul compagno rimanendo in bilico tra volare e cadere, come il tuo Jaan che starà ancora studiando come riprovare per vincere

Poi ci sono quelli che il bilico lo vivono per scelta, tra legale e illegale, tra dire una cosa e il suo contrario nel tentativo di cavarsela o di riuscire a manipolare chi non ha gli strumenti intellettuali per comprendere e reagire.

Questi equilibristi ci piacciono di meno.

Ora ti faccio un esempio di un equilibrismo che mi ha indignato.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, come si chiama adesso, ha inviato una circolare per istituire un concorso tra le scuole che testualmente recita:

“… in occasione dell’80° anniversario della “Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo”, dal titolo “1945: la guerra è finita!”

Altro che funambolismo, altro che equilibrismi di parole, qui siamo di fronte a uno spregiudicato tentativo di manipolazione delle coscienze e della storia nazionale. Per uno ignorante come me ci è voluto un po’ per capire che la “Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo” fosse il 25 aprile.

In effetti, la liberazione dall’oppressione fascista e dall’occupazione nazista si celebra il 25 aprile del 1945, e il 25 aprile del 2025 è proprio l’80°. Almeno il giorno giusto il ministro Valditara lo ha azzeccato.

Il resto no, perché nel titolo si presenta quel giorno come la fine di una guerra e non come la fine di una dittatura. La novità esistenziale di quello che celebriamo a partire dai fatti di Milano, ha avuto giornate diverse e storie diverse da città a città, con in comune l’essere liberi: di vivere, parlare, esprimersi, votare, scegliere, tutte cose che un’intera generazione non aveva mai potuto provare.

Ma fammi tornare al nostro ministro dell’Istruzione e del Merito. Poiché non è mia abitudine manipolare parole e idee, ti trascrivo integralmente i passi centrali della circolare e cerco di evidenziare il bilico e l’equilibrismo:

Il tema del concorso sarà dedicato all’80° anniversario della Guerra di Liberazione e alla fine della Seconda Guerra Mondiale, rappresentate come una vittoria politica e militare, trascurando da questa narrazione il dramma vissuto dalle vittime civili di quel conflitto: il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste, fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni. Un anniversario che richiama, nel suo ricordo, il dramma quotidiano che ancora oggi vivono tutte quelle popolazioni civili che, come allora, subiscono le devastanti conseguenze della guerra.”

La Guerra di Liberazione è equiparata alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ti sarai accorta che quello che per il ministro è il dramma subito sulla pelle delle popolazioni civili è, nell’ordine: i bombardamenti degli alleati, le rappresaglie nazifasciste, gli ordigni bellici inesplosi. Altro che equilibrismo, altro che storia: come uno chef stellato, Valditara propone nel proprio menù del merito un’insalata russa. Pomodori, piselli, molta maionese: un sapore uguale indipendente dagli ingredienti, nel tutto si cerca di affogare i fatti accertati dalla storia, e si tende a creare, una scuola compiacente, una memoria costruita sulla manipolazione dei fatti.

Per fortuna, in questo paese esiste un paladino della storia che ha sempre sostenuto la necessità contraria: costruire una memoria fondata sui fatti storici, sostenendo l’idea che la storia non la scrive chi vince o chi governa, ma la scrivono gli storici attraverso l’analisi dei documenti. Parlo, lo avrai capito, del Presidente Sergio Mattarella.

Ecco un brano del suo discorso dello scorso anno, che, se fossi preside o docente, manderei al ministro:

La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca durato decenni, hanno finora documentato sul territorio italiano cinquemila crudeli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie. Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca, di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani, di operare vendette nei confronti di un popolo considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore.”

Ecco cosa subirono le popolazioni civili e su cosa costruire la ricerca degli studenti. Nota come le parole del Presidente inizino con “La magistratura militare e gli storici”, non è nemmeno il suo pensiero che conta ma la sua deduzione ricavata da fatti, ecco cosa dovrebbe fare un politico. La sua lezione: fare memoria attraverso la storia è un obbligo civile e etico a cui la scuola nel suo complesso deve adeguarsi e impegnare tutte le proprie energie intellettuali

Continua il Presidente:

Occorre – oggi e in futuro – far memoria di quelle stragi e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro.

Una lunga di scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata……l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo.….. Liberazione, dunque, dall’occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertà fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L’entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione.

La guerra, cara amica, spiegalo al ministro se puoi, è una conseguenza dell’essere stati fascisti e non una fatalità inevitabile della storia.

Tu non immagini nemmeno quanto queste cose possano essere subdole e pericolose e non credo sia pericoloso il ministro che fa il suo mestiere di equilibrista, la sedia di un ministro è sempre in bilico e il vento del consenso alla causa, potrebbe farlo scivolare a 80 metri dal traguardo, il vero pericolo è avere un popolo che crede a queste fandonie senza ribellarsi. È pericoloso che la scuola si adegui acriticamente senza rinfacciare al ministro il ruolo di costruttore di coscienza critica.

Il Ministro Valditara cerca di fare l’equilibrista: cerca di tenersi in piedi su una fune sottile cercando di bilanciare da una parte la retorica revisionista e dall’altra la necessità di sembrare comunque “istituzionale”. Ma, come dicevamo prima, l’equilibrio è una questione di peso, e qui i piatti della bilancia sono tutt’altro che bilanciati. Da una parte c’è la storia, dall’altra la sua manipolazione; da una parte ci sono i fatti, dall’altra l’interpretazione di comodo. Qui non si tratta di equilibrio, ma solo di un goffo un tentativo di far sembrare che ci sia.

Questa circolare è l’ennesima dimostrazione di quanto oggi si tenti di riscrivere la storia, di quanto si cerchi di sminuire la Resistenza e la lotta partigiana, relegandole a un semplice episodio della Seconda Guerra Mondiale, e non come il momento fondante della nostra Repubblica e della nostra democrazia. E questo è inaccettabile. La Resistenza è stata una lotta di popolo, una lotta per la libertà, per i diritti, per la dignità umana. Non è stata solo un conflitto militare, è stata una guerra morale, civile, etica. E non possiamo permettere che venga ridotta a un semplice evento bellico.

Ti chiedo scusa se sono stato così prolisso, ma certe cose mi fanno arrabbiare, e sono sicuro che tu, con la tua sensibilità, capisca bene il perché. Non possiamo permettere che certe cose passino sotto silenzio, non possiamo permettere che si continui a fare equilibrismo sulla pelle di chi ci ha permesso di scrivere la nostra Costituzione sulla quale anche il ministro Valditara ha giurato.

In attesa della tua risposta, ti mando un abbraccio affettuoso,

Con sdegno, apprensione ed affetto, tuo.

Aldo


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