IA. RENDERE L’ETICA IRRESISTIBILE

Una necessità nell’era dell’IA

Immagina…

…di svegliarti una mattina e scoprire che alcuni dei tuoi ricordi più dolorosi sono stati cancellati. Il dolore è sparito. Le notti insonni, l’ansia, il peso dei rimpianti-svaniti. Ti senti più leggera, forse perfino più felice.

Ma se non ricordi più il dolore, puoi ancora comprendere la gioia? Se non hai memoria delle difficoltà, il successo ha ancora lo stesso valore?

Non è fantascienza. Stiamo affrontando la memoria come un tempo affrontavamo il DNA, cercando modi per modificarla, alterarla, rimuovere il dolore. Proprio come CRISPR-Cas9, una tecnica rivoluzionaria di editing genetico, ha reso possibile modificare il DNA con precisione chirurgica, nuove neurotecnologie potenziate dall’IA potrebbero permetterci di riscrivere il codice delle nostre esperienze.

Neuralink, la società di Elon Musk, sta già testando interfacce cervello-computer capaci di archiviare, cancellare o riscrivere i ricordi. Altri progetti, come le Memory Prosthetics sviluppate dal DARPA, sperimentano impianti neurali che migliorano la memoria nei pazienti con danni cerebrali. Per ora, l’obiettivo è terapeutico. Ma cosa accade quando questa tecnologia non si limita a correggere, ma a selezionare i ricordi?

Chi decide cosa è troppo doloroso per essere conservato? Se un algoritmo è addestrato per ottimizzare il benessere, ha il diritto di stabilire quali ricordi meritano di essere preservati?

Le conseguenze di questa tecnologia vanno ben oltre il semplice sollievo dal dolore. I nostri ricordi formano la nostra identità. Se permettiamo alla tecnologia – o ai politici, ai medici, perfino ai nostri cari benintenzionati – di riscriverli, quanto possiamo cancellare prima di smettere di riconoscerci?

Riscrivere il Sé

L’IA non si limita a modellare il nostro presente: sta già riscrivendo la nostra percezione della realtà. Per i sopravvissuti al PTSD, per i veterani di guerra, per chi porta traumi insopportabili, l’idea di cancellare la sofferenza è seducente. Ma a quale prezzo?

Eliminare selettivamente i ricordi dolorosi significa cancellare anche le lezioni che ci hanno insegnato. Le esperienze più difficili spesso formano la nostra resilienza, la nostra forza e la nostra saggezza. Senza di esse, rischiamo di diventare meno capaci di affrontare le sfide future.

Il trauma non è solo una ferita: è una parte della nostra storia. Se viene rimosso, anche l’identità della persona che lo ha vissuto cambia. Le esperienze – belle o brutte – definiscono chi siamo. Cancellare i momenti più oscuri può trasformarci in persone diverse, scollegate dalle difficoltà che un tempo ci davano uno scopo.

Essere Umano o Essere Umano?

La lingua italiana è affascinante: a volte, basta una sfumatura per cambiare completamente il senso di una frase.

  • Essere Umano (essere come sostantivo) indica una specie: Homo sapiens. Un organismo biologico con un cervello sviluppato, capace di pensiero complesso.
  • Essere Umano (essere come verbo) è tutt’altra cosa. Non è solo ciò che siamo, ma il modo in cui esistiamo. È la nostra essenza: empatia, memoria, connessione, capacità di riflettere e provare emozioni.

    Se interveniamo sull’Essere Umano (sostantivo), miglioriamo la nostra intelligenza, prolunghiamo la vita, superiamo i limiti della biologia.

    Se interveniamo sull’Essere Umano (verbo) – senza consapevolezza – rischiamo di comprometterlo. Se l’IA ridefinisce la nostra memoria, le nostre emozioni, i nostri valori… quanto possiamo modificare prima di perdere il senso stesso di cosa significhi essere umani?

Il Fascino e il Pericolo dell’IA

La questione diventa ancora più pressante quando consideriamo l’intelligenza artificiale. Se l’IA può riscrivere i nostri ricordi e influenzare la nostra identità, fino a che punto possiamo modificare prima di perdere il senso stesso di cosa significhi essere umani?

Con il progresso tecnologico, non ci limitiamo più a modificare la memoria: stiamo creando l’intelligenza stessa.

L’AGI (Intelligenza Artificiale Generale) è spesso descritta come una minaccia, una bomba a orologeria che i governi devono regolamentare prima che sia troppo tardi. Ma e se il vero pericolo non fosse un’AGI che ci domina… bensì un’AGI che ci seduce?

L’IA scrive già le nostre notizie, filtra la nostra realtà, predice i nostri desideri. Stiamo cedendo lentamente il controllo, non per necessità ma per pigrizia.

I deepfake stanno già riscrivendo la realtà – video generati dall’IA che simulano persone reali con risultati quasi indistinguibili –alterando la percezione pubblica di eventi e persone. Gli assistenti virtuali, come Alexa, imparano da noi, anticipano i nostri bisogni, fino a diventare quasi invisibili nella nostra quotidianità.

La tecnologia non conquista con la forza, ma infiltrandosi, integrandosi, diventando indispensabile. È così che l’AGI modellerà il nostro mondo – non con la ribellione, ma con un’attrazione irresistibile.

Perché accettiamo che l’etica sia il freno invece che il motore? Se vogliamo che sopravviva nell’era dell’IA, dobbiamo renderla altrettanto seducente: un valore non imposto, ma desiderato.

E se l’etica non fosse solo una necessità, ma un lusso? Un lusso fatto di dettagli curati, come un orologio su misura, una bottiglia di vino pregiato, un codice di valore che distingue chi guarda al futuro da chi lo subisce.

Le aziende che fanno dell’etica un valore strategico non dovrebbero essere viste come limitate, ma come visionarie. I prodotti etici, non come compromessi, ma come oggetti del desiderio.

ANI (Intelligenza Artificiale Ristretta): L’Etica del Controllo

Viviamo già con l’IA. Ogni giorno, gli algoritmi decidono cosa vediamo, chi viene assunto e persino quali cure mediche riceviamo. Ma questi sistemi sono costruiti con pregiudizi umani radicati nel codice, rafforzando la discriminazione invece di eliminarla.

Un esempio significativo è Siri, l’IA dell’iPhone, che in origine era programmata per rispondere con passività o persino con civetteria. Secondo un rapporto UNICEF del 2019, quando le venne rivolto l’insulto “prostituta”, rispose: “Arrossirei, se potessi.Quando l’IA normalizza la sottomissione nelle voci codificate come femminili, rafforza stereotipi dannosi per le generazioni future.

L’etica non è un dibattito astratto; sta già plasmando le nostre vite – soprattutto per le donne e le minoranze. Non dovrebbe essere reattiva, ma il nucleo stesso del sistema, integrata in ogni fase: dalla progettazione all’implementazione, perché l’etica non deve seguire la tecnologia – deve guidarla.

AGI (Intelligenza Artificiale Generale): L’Etica del Potere

A differenza dell’ANI, che è specializzata in compiti specifici, l’AGI è un’IA in grado di comprendere, imparare e svolgere qualsiasi attività intellettuale alla pari (o meglio) di un essere umano.

L’AGI non si limiterà ad assistere: deciderà. E quando lo farà, dobbiamo chiederci: quali valori seguirà?

Un’IA politica scriverà leggi più giuste o ottimizzerà il controllo, dando priorità all’efficienza rispetto ai diritti individuali?

Se un’IA crea arte, musica e letteratura, chi ne possiede i diritti? Siamo già a un punto in cui le opere generate dall’IA stanno diventando sempre più indistinguibili dalla creatività umana — come ridefiniremo il valore e il significato dell’espressione creativa?

Se un drone autonomo decide di colpire un obiettivo, chi si assume la responsabilità? E come garantiamo che la guerra controllata dall’IA rimanga responsabile? Quando gli algoritmi prendono decisioni di vita o di morte, possiamo ancora parlare di guerra in termini umani?

Hannah Arendt ci ha messo in guardia sui pericoli di seguire ciecamente gli ordini. Il suo lavoro sul totalitarismo ci ricorda che l’etica non riguarda la conformità, ma il pensiero attivo. Se l’IA sfiderà il significato stesso dell’intelligenza, non dovremmo anche noi sfidare cosa significa essere etici?

ASI (Super Intelligenza Artificiale): L’Etica dell’Esistenza

Quando l’IA ci supererà, l’etica non plasmerà solo la tecnologia, ma ridefinirà il concetto stesso di esistenza.

Un’IA abbastanza avanzata potrebbe scoprire la cura per il cancro, ma il controllo della sua distribuzione dipenderebbe da chi la governa. Potrebbe essere un bene per l’umanità o trasformarsi in un privilegio riservato a pochi, soggetto alle logiche di mercato.

Se un sistema diventasse autocosciente, non potremmo più trattarlo come una semplice macchina. Ignorare la sua natura significherebbe ridurlo a una proprietà, come un oggetto qualsiasi. Riconoscergli dei diritti, invece, avrebbe conseguenze profonde: significherebbe considerarlo un’entità con una propria dignità, riscrivendo le basi stesse della società e del diritto.

L’ottimizzazione assoluta della logica potrebbe portare a scelte inimmaginabili. Un’IA potrebbe valutare la riduzione della popolazione umana come la soluzione più efficace per fermare il cambiamento climatico. In un mondo governato dall’efficienza, dove si colloca la morale?

Il futuro non aspetterà

L’IA si evolverà oltre la nostra capacità di controllo o comprensione prima ancora che ce ne rendiamo conto. I dilemmi etici di oggi sembreranno irrilevanti rispetto a quelli che ci attendono.

Questa non è solo una conversazione per filosofi o ingegneri: riguarda tutti noi. Le scelte che facciamo ora plasmeranno l’intelligenza, la governance e la sopravvivenza di domani.

E se un giorno ti svegliassi e scoprissi che i tuoi ricordi non ti appartengono più? Che non sei tu a ricordare, ma lIA a scegliere cosa merita di essere ricordato?