POLIS, MILANO
Pietro Bussolati, Consigliere Regione Lombardia
In questi giorni il consiglio regionale Lombardo discute il bilancio. La discussione si è concentrata anche sui compensi dei vertici di Ferrovie Nord Milano e di Finlombarda
Sembra incredibile, ma nel 2024 i compensi dei vertici delle partecipate regionali, quindi pagati con i soldi dei cittadini lombardi, non sono collegati ai risultati di efficienza del servizio e rispettino le direttive della Corte dei Conti.
Le partecipate in Lombardia rivestono un ruolo centrale nella fornitura di servizi pubblici, si pensi ad esempio a Ferrovie Nord Milano che controlla Trenord, la società che gestisce il servizio ferroviario lombardo, o Aria che acquista e gestisce i servizi digitali regionali e gare e appalti per la Regione.
Purtroppo nelle partecipate lombarde il caos domina sovrano e le aziende partecipate lombarde lavorano su binari separati senza un indirizzo pubblico chiaro.
In questi anni abbiamo visto lievitare lo stipendio dei dirigenti apicali di Ferrovie Nord Milano, fino a oltre 600 mila euro l’anno, nonostante un servizio di Trenord sempre peggiore in questi anni con soppressioni in aumento e puntualità in diminuzione.
Sembra abbastanza incredibile ma fino ad oggi la parte variabile dei dirigenti apicali di FNM non è in alcun modo legata al servizio ferroviario erogato. Si valutano altri criteri, marginalità, utili, obiettivi societari raggiunti, non l’efficacia e l’efficienza del servizio ferroviario. Abbiamo messo una toppa con un atto delle minoranze, a mia prima firma, votato da tutta l’aula regionale e da oggi la parte variabile dovrà essere collegata anche alla qualità del servizio offerto.
Un altro piccolo risultato è stato ottenere azioni di recupero dei compensi non erogati ai consigli di amministrazione di Finlombarda versati nonostante superassero i tetti di legge. Il rischio di danno erariale ha fatto sì che anche la maggioranza abbia accettato di votare favorevolmente a questo atto delle minoranze.
Finlombarda è la società finanziaria regionale che, come ha segnalato la Corte dei Conti, detiene oltre 500 milioni di euro destinati alle imprese che sono bloccati in conti correnti o di investimento gestiti dalla società.
Si tratta di una mole enorme di denaro pensato per bandi o azioni ad interesse pubblico e che invece non trova destinazione pratica.
Questi sono solo esempi in un quadro ben più complesso dove le società si muovono in autonomia senza un disegno e una prospettiva comune. Il tutto quando invece sarebbe fondamentale l’apporto delle partecipate come simbolo di trasparenza nei compensi, guida nella transizione ecologica e digitale, sostegno a salari dignitosi e equo compenso nelle consulenze professionali. Purtroppo la realtà lombarda è assai diversa.
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