IL CIELO SOPRA TORINO 3 – STORIA DI SANDRA

EUGENIA PAGANO

La responsabile del progetto al femminile, associazione che accoglie ed assiste donne italiane e straniere per favorirne l’inserimento, ha segnalato la storia di una signora Nigeriana,

L’incontro ha luogo nella biblioteca adiacente alla direzione del centro e naturalmente ne approfitto per sfogliare un libro a caso per il piacere che ancora mi deriva al contatto del materiale cartaceo e mentre sento il profumo delle pagine, si affaccia alla porta la protagonista della storia di oggi.

E’ alta, dal capello corto e dal volto solare, è ben vestita forse anche per l’occasione e mi viene incontro sicura ma anche intimidita, ma nel salutarla e nel farla accomodare scelgo una posizione laterale e non frontale per metterla a proprio agio, e così inizia a parlare.

Mi chiamo Sandra e sono nata nel 1981 ad Abuja in Nigeria, sono la terza, dopo due sorelle, di sette figli: tra la prima e l’ultimo ci sono circa 15 anni.

La mia famiglia di origine viveva in un piccolo appartamento e anche se mio padre era maestro e lavorava in una scuola pubblica e mamma aveva un negozio di generi alimentari, i soldi non bastavano anche perché gli stipendi non erano pagati regolarmente, e anche i clienti di mamma non sempre avevano naira, la moneta nigeriana, per compare e così lasciavano debiti che raramente assolvevano.

Ciò nonostante ho frequentato la scuola e ho preso il diploma e subito dopo mi sono iscritta a un corso di cucito per fare la sarta e aiutare i fratelli più piccoli a studiare, tuttavia le nostre condizioni economiche peggioravano come quelle dell’intero paese e così decido di lasciare i miei cari e avventurarmi alla volta dell’Italia e precisamente a Torino dopo essermi rivolta all’associazione nigeriana per essere aiutata.

Con lo zaino in spalla inizia il viaggio della speranza verso una vita migliore, ignara delle difficoltà, del tragitto e del tempo che mi aspettano.

Il primo paese che attraverso è il Ghana dove trovo vitto e alloggio in una vecchia costruzione non lontano dal golfo di Guinea. Trascorro le giornate passeggiando a piedi nudi lungo il bagno asciuga e facendo gli ultimi bagni in mare, dopo circa tre settimane il viaggio prosegue alla volta del Senegal nei pressi di Dakar e anche qui mi fermo circa un mese in attesa del volo per la Russia. Vivo praticamente in una capanna nel villaggio in prossimità dell’aeroporto, faccio amicizia con giovani mamme e cerco di rendermi utile svolgendo semplici mansioni giornaliere. Arriva il giorno della partenza e dopo alcune ore atterriamo a Volgograd, è Ottobre e la città è fredda e grigia, nel mio zaino ho pochi indumenti, ma fortunatamente una leggera giacca a vento che sarà la mia vera compagna di viaggio.
Non conosco la lingua e incomincio ad essere scoraggiata intanto mi assegnano una stanza in un piccolo appartamento che condivido con un’altra ragazza, siamo in una zona centrale non lontane da una chiesa dove mi reco spesso per pregare e per cercare conforto. Sono stata educata ai valori del cristianesimo e anche se non praticante ora sento che mi danno forza in questi momenti bui. Si riparte, in treno per raggiungere l’Ucraina e precisamente nei pressi di Odessa: un’altra permanenza lunga e riservata per poi ripartire dopo diverse settimane alla volta della Iugoslavia, questa volta nuovamente in aereo. Sono stanca e lontana dai miei cari e non ancora arrivata a destinazione.
Sentire telefonicamente i miei famigliari mi aiuta a non sentirmi troppo triste ma con loro non posso sfogarmi per non farli preoccupare e così spesso piango per alleggerire il dolore. Passa così altro tempo, per me interminabile, poi un lungo percorso in macchina da Belgrado a Treviso: la prima città italiana che conosco e mi sembra bellissima anche perché nel frattempo è arrivato Dicembre ed il clima natalizio è gioioso e le persone sembrano accogliermi nonostante sia una straniera. Abito in una casa famiglia dove festeggio l’arrivo del nuovo anno il 2007 con il desiderio di realizzare un sogno: una vita migliore. Vedo la neve per la prima volta e mi emoziono nel sentire i fiocchi sul volto sui capelli ancora lunghi e infine lascio Treviso per arrivare in treno a Torino. Sono trascorsi quasi otto mesi dalla partenza e ho conoosciuto luoghi e persone che forse non incontrerò mai piu ma che comunque appartengono al mio bagaglio personale.

La comunità nigeriana è ben inserita nel territorio torinese: associazioni di sostegno per i nuovi arrivati, attività commerciali in pieno centro come una gastronomia, un takeaway di banane fritte e polenta di fagioli e un minimarket e altro ancora. Ritrovo i miei sapori e profumi della mia terra, sono ospitata in una casa alloggio e per prima cosa mi iscrivo ad un corso per imparare l’italiano e, sapendo cucire, faccio qualche riparazione per un negozio di abbigliamento.

Posso dire di trovarmi bene e di muovermi con facilità per i vari quartieri utilizzando anche mezzi pubblici, ed è propria sul tram numero 4 che un giorno vedo Aris, un nigeriano che abitava vicino casa dei miei e fu tale la gioia di incontrare una persona che conoscevo che inizio a frequentarlo.

In seguito mi trasferisco a casa sua in Barriera di Milano e dopo nove mesi nasce la nostra prima figlia Sabina, lui lavora io cresco la bella bimba e resto nuovamente incinta e ancora una bimba, Valeria. Intanto ci trasferiamo nel quartiere di Santa Rita dove la grande inizia a frequentare la scuola e mi sembra di vivere una favola fino a quando inizia la terza gravidanza da subito accuso dei malesseri a differenza delle precedenti gestazioni e purtroppo sopraggiunge una gestosi e poiché è consigliato il riposo papà Aris si prende cura delle bambine:accompagna Sabina a scuola e Valeria all’asilo.

E’ un brutto periodo caratterizzato da preoccupazioni e stress fino a quando viene programmata la data del parto cesareo. Nasce Desy che viene deposta nell’incubatrice e nutrita attraverso un sondino. Per quanto riguarda la mia saluta oggi soffro di disturbi renali che forse possono dipendere da quella difficile gravidanza.

Purtroppo Aris conosce una donna giovane e sana e va a vivere con lei lasciando me e le bambine a casa sua. Io nel frattempo chiamo John, il fratello più giovane al quale sono particolarmente legata, e riesco a farlo venire in Italia attraverso i flussi migratori. Il suo arrivo ha ridato gioia alla mia vita e a quella delle nipotine, nel frattempo dobbiamo lasciare la casa di Santa Rita e attraverso l’associazione progetto al femminile inoltro domanda per una casa popolare e mi assegnano un appartamento a Mirafiori Nord, le bambine possono continuare a frequentare le stesse scuole e Desy l’asilo dove erano già andate le sorelle.

Cambiano casa, ma non le scuole e i loro compagni. Mio fratello trova subito lavoro presso una ditta di costruzioni e mi aiuta ad affrontare le spese per la casa e per il mantenimento delle bimbe perché il loro padre inizialmente è assente soltanto di recente ha recuperato il ruolo genitoriale.

Io frequentato corsi per badante e per collaboratrice domestica e trovo da lavorare tramite agenzie e anche se i soldi sono pochi cerco di amministrarli al meglio.

Mio fratello si è sposato ed è diventato padre di un bel maschietto. Le mie figlie sono cresciute e sono sane e belle. Sabina ha terminato il secondo anno del liceo socio pedagogico, Valeria ha conseguito il diploma di scuola media e la piccola Desy è stata ammessa alla classe quinta elementare.

Non appena sarà possibile andremo in Nigeria per non dimenticare le nostre radici.


SEGNALIAMO