IL CIVISMO “RIVOLUZIONARIO”

Tracce della Rivoluzione francese ed industriale

Le radici dei concetti e dei modelli storici sono la base per il futuro: non sono il passato e quindi proviamo a delineare alcune tracce della Rivoluzione Francese (1789-1799) e della Rivoluzione industriale (con la spoletta volante per la tessitura automatica e la macchina a vapore nella seconda metà del “700). per profilare il cittadino del civismo

 Il civismo della Rivoluzione Francese e’ trasformativo ed il cittadino diventa protagonista della società con  la dichiarazione dei Diritti  dell’Uomo e del Cittadino che compendia questo suo ruolo.

“Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti.

Le distinzioni sociali possono essere basate solo sul bene comune” ……sono una interpretazione dinamica dell’essere cittadino sempre libero se tende al bene comune e non esclusivamente personale.

Ed ancora: ”Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e inalienabili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione………… “

“La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce agli altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ogni uomo non ha limiti se non quelli che assicurano il godimento di questi stessi diritti da parte degli altri membri della società. ………” in una interpretazione del senso civico come solidarietà attiva e  pars construens  del cittadino. 

“Tutti i cittadini hanno il diritto di partecipare personalmente, o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione (la legge)……………… …………………………

“Nessuno può essere molestato a causa delle sue opinioni, anche di natura religiosa, purché la loro manifestazione non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge.”

“La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo: ogni cittadino può quindi parlare, scrivere e stampare liberamente, salvo la responsabilità per l’abuso di questa libertà nei casi stabiliti dalla legge…………………….  “

Si evince un cittadino dei diritti, con una forza di cambiamento che in alcuni casi diventa anche abuso del diritto.Marat, Danton, Robespierre crearono il cittadino eccessivo. 

Per il civismo quindi , valgono i principi della Dichiarazione dei diritti dell’uomo che sono il bagaglio per la sua cittadinanza

Anche con la Rivoluzione Industriale il cittadino ha la sua cifra : il lavoro .

Il cittadino lavoratore, in un modo o nell’altro, doveva riuscire a procurarsi il denaro e le risorse per una vita che non sia di sopravvivenza.

 Il lavoro come fonte di reddito ha sempre costituito il fondamento non solo dell’esistenza privata, ma anche di quella politica. Da lì in poi l’uomo si caratterizzò attraverso quello che in epoca antica significava , al contrario, la sua esclusione dalla società,.

Dal lavoro come “minus”, al lavoro come “plus”.  

  

L’uomo lavoratore cominciò a denigrare l’uomo dedito all’ozio, e a votarsi all’ideologia della crescita.   

  

Alla “classe dell’industria” costituita da “tecnici, operai e imprenditori industriali”, che producevano ricchezza, dovrebbe essere affidata la direzione della società anziché al ceto “improduttivo” degli aristocratici, dediti solo ai consumi.  

La crescita economica diventa un valore da perseguire, non solo un vantaggio di tipo economico.   Ovviamente in logica consumeristica e non di consumismo.

Con l’avvento della modernità, in Europa e negli Stati Uniti vide luce l’idea di democrazia come democrazia del lavoro, nel senso che una democrazia viva presuppone un’attiva partecipazione alla produzione del reddito. Il cittadino era immaginato come cittadino-operoso 

Questo approccio fu il progetto politico sviluppatosi anche successivamente alla Seconda guerra mondiale, in reazione alla catastrofica esperienza del fascismo e come contraltare al comunismo.

 

È del tutto evidente che la società del lavoro sta raggiungendo i suoi limiti tecnologici ed ecologici. In ciò emerge un aspetto paradossale che fin da principio ha caratterizzato lo sviluppo della società del lavoro: da un lato il lavoro fu dichiarato come perno della società; tutto e tutti ruotano attorno al lavoro, hanno il lavoro come punto di riferimento; mentre dall’altro è stato fatto di tutto per rarefarlo il più possibile.    

Il civismo assume queste tracce di Rivoluzione francese e di Rivoluzione industriale non tanto per lo stereotipo verso l’antecedente storico, ma per la proiezione verso il futuro.


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