Bergamo, 1963. Palmiro Togliatti, segretario generale del PCI, pronuncia il celeberrimo discorso intitolato “Il destino dell’uomo”. Il leader comunista fa una disamina minuziosa dello scenario politico dell’epoca, e arriva a conclusioni, ovvie, e più che mai attuali.
“La trasformazione più profonda, tanto più grave da essere spaventosa, riguarda lo sviluppo delle armi distruttive create dall’uomo. […] La guerra diventa cosa diversa da ciò che mai sia stata. Diventa il possibile suicidio di tutti, di tutti gli esseri umani e di tutta la loro civiltà. E la pace, a cui sempre si è pensato come ad un bene, diventa qualcosa di più e di diverso: diventa una necessità, se l’uomo non vuole annientare se stesso.”
A distanza di oltre sei decenni da queste parole, la situazione appare la stessa, anzi, forse è anche peggiore. Questo perché era assurdo pensare alla possibilità di un nuovo conflitto mondiale allora e lo è ancor di più oggi che le armi a disposizione per distruggere il pianeta sono più potenti e più efficaci.
In un mondo in cui la salute e il benessere comune sono finalmente un sogno realizzabile, l’idea di trascinare le masse in un’ecatombe nucleare è ancor più inconcepibile che in passato. Oggi però non abbiamo Togliatti ma Ursula Vor der Leyen, che quasi ogni giorno, da mesi ormai, non fa altro che cercare di convincere la popolazione dell’inevitabilità della guerra e della inutilità della pace. Abbiamo Emmanuel Macron, che un giorno sì e l’altro pure invoca a gran voce interventi armati in Ucraina sostenendo che solo così si potrà arrivare a una pace giusta. Abbiamo il nostro Romano Prodi, che si dice rammaricato del fatto che verranno stanziati soltanto 800 mld di euro nel piano Rearm Europe per finanziare un esercito europeo in grado scoraggiare eventuali aggressioni da parte di altri stati.
Improvvisamente l’Europa che conosciamo, quella che si era demilitarizzata, che aveva in gran parte dei suoi Stati membri abolito la leva obbligatoria, che si diceva volesse costruire ponti e non muri, che si impegnava nell’abbattere i confini e nel volersi ergere a paladina della non violenza e della Pace, si riscopre ancorata ai valori dell’Europa di cento anni fa, quei valori come il coraggio e l’onore che mandarono a morire milioni di giovani e che in realtà fecero gioco solo a chi dalla guerra trasse profitto economico. La Von der Leyen lo ha ammesso “Le industrie belliche ne trarranno vantaggio”.
E allora perché non dirlo chiaramente senza bisogno di fare terrorismo psicologico, inducendo la popolazione a procurarsi un kit per “sopravvivere almeno 72 ore” dopo l’Apocalisse nucleare, a credere che sia necessario armarsi fino ai denti perché la Russia “prima o poi invaderà anche altri Paesi dell’Unione Europea”? Un popolo ostaggio dei mass media che giorno dopo giorno ripetono questa litania è un popolo che alla fine cederà al ricatto e si lascerà indicare la via giusta da seguire. E la via giusta è il riarmo. Non importa se la coperta per il tanto sospirato benessere sociale sarà sempre più corta, se le pensioni non permetteranno una vecchiaia decorosa, se la sanità andrà sempre più allo sbaraglio e se i fondi per l’istruzione verranno ulteriormente diminuiti, anzi, per quest’ultimo caso è anche meglio, un popolo ignorante è un popolo incapace di pensare e più incline a farsi “guidare”.
Quello che più lascia riflettere di questo piano di riarmo europeo o, meglio, di difesa, “Readiness 2030”, come è stato prontamente ribattezzato per poter sembrare vittime e non carnefici, è che il Bundestag ha approvato una riforma costituzionale che prevede lo “slittamento del debito pubblico” per investire fino a mille miliardi in infrastrutture e spese militari. Questa decisione la Germania la prende dopo due anni consecutivi di recessione economica. Ma la cosa era nell’aria già da tempo. Nel 2017 annunciò di voler portare i suoi soldati da 170 mila a 198 mila entro il 2024. Ora sembra che la guerra tra Russia e Ucraina e la svolta degli Stati Uniti che si tolgono fuori dal supportare l’Europa da una possibile conflitto contro la Russia, abbiano dato ai tedeschi il pretesto che stavano già subodorando da tempo per tornare ad essere una potenza militare. Sembra quasi che la Germania si sia fatta due conti e abbia deciso che, se non riesce a tornare la grande potenza economica che trainava l’Europa, tornerà ad essere la grande potenza militare che incuteva timore al mondo. Insomma, i tedeschi non hanno nessuna intenzione di perdere il loro ruolo di superpotenza nello scacchiere degli equilibri internazionali. E ci può stare. Ma se a livello mondiale forse avrà un posto di rilievo per ritrovare gli antichi equilibri, a livello europeo questo porterà nuovi squilibri tra gli stati membri.
Inoltre, una economia basata sul riarmo e sull’idea della guerra imminente avrà sicure ripercussioni su tantissimi altri settori, e, soprattutto porterà a un radicale ripensamento di valori e di ideali nella popolazione, con conseguenze facilmente immaginabili e scenari futuri non proprio rassicuranti.