IL MEDITERRANEO E LA GEOPOLITICA DELL’ENERGIA

IL RUOLO DEL MEDITERRANEO NELLA GEOPOLITICA E NELLA GEOSTRATEGIA Parte IV

A nessuno può sfuggire come le fonti di energia e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici rappresentino una questione geopolitica e geostrategica di primaria importanza.

Fondamentali risultano la distribuzione geografica delle principali risorse energetiche e il controllo sulle stesse, dal momento che i principali giacimenti, sia di petrolio che di gas naturale, si trovano in massima parte, nel Medio Oriente e in Russia, la quale utilizza, sempre più, l’arma energetica per incidere sugli equilibri internazionali e per tentare di recuperare un ruolo di grande potenza, perduto con la fine dell’URSS, anche facendo ricorso ad accordi bilaterali con i paesi del Maghreb (Accordo Algeria-Gazprom). Tutti i dati, che seguono, confermano che la questione energetica è il cuore della geopolitica e della geostrategia del “Mediterraneo allargato”: le riserve energetiche, presenti nel Golfo Persico, in Asia Centrale, nel Mar Caspio e in Nord Africa, rappresentano il 70% delle riserve mondiali di petrolio e il 35% di quelle di gas; il traffico di greggio e di gas (navi e pipelines), nel Mediterraneo, è superiore a quello di qualsiasi altra area o bacino, a livello mondiale; le risorse finanziarie, ricavate da queste merci, costituiscono la principale ricchezza degli Stati del Medio Grande Oriente; la dipendenza energetica dei Paesi industrializzati condiziona direttamente le politiche mediterranee di Stati Uniti e dei Paesi europei. Il “Mediterraneo” allargato si conferma, quindi, uno dei teatri più importanti della geopolitica dell’energia, come già accadde negli anni ‘50-’60, sia per l’entità degli scambi di petrolio e gas naturale, sia per le previsioni di fabbisogno energetico futuro e sia, infine, per i progetti di nuove infrastrutture energetiche. Petrolio e gas naturale rappresentano le merci più scambiate nel “Mediterraneo allargato”, in quanto i paesi della sponda nord (Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia), membri dell’UE, si approvvigionano di petrolio e gas naturale presso i quattro paesi della sponda sud (Algeria, Libia, Egitto e Siria), incidendo, per il 27% del greggio e per il 32% di gas naturale, sulle importazioni dell’Unione Europea. Il fatto che queste siano le uniche merci scambiate, in grandissima quantità, tra le due sponde del “Mediterraneo allargato”, ne accresce l’importanza geostrategica. Senza dimenticare che, per il “Mediterraneo allargato”, transita il 25% del commercio mondiale del petrolio. Ed è un ruolo destinato a crescere ancora, nel prossimo decennio, a causa dello sviluppo economico e della crescita demografica, che farà lievitare la domanda di energia di tutta la regione, dove 16 milioni di persone ancora non beneficiano di elettricità. Basti considerare lo sviluppo tumultuoso della Turchia, che sta diventando uno dei maggiori consumatori di energia nel Mediterraneo, mentre l’Italia rimane il maggior consumatore di gas dell’area. La Turchia diventerà anche l’architrave del futuro equilibrio energetico del Mediterraneo, essendo, per collocazione naturale, un “corridoio energetico” tra il “Mediterraneo allargato” e i paesi caucasici, affacciati sul Mar Caspio, come regione esterna. In tal modo, la Turchia, ricevendo gas naturale, contemporaneamente, dalla Russia, dal Mar Caspio, dall’Iran, dall’Iraq e dall’Egitto, gestirà l’intero fabbisogno del bacino mediterraneo. Ciascun Paese, quindi, deve affrontare il problema della sicurezza energetica con il criterio della diversificazione delle fonti e una serie di opzioni strategiche, come la costituzione, ad esempio, di riserve strategiche, precedentemente accumulate, sempre che l’interruzione delle forniture sia temporaneo e non indeterminata, a causa di motivazioni politiche. Se i Paesi importatori attenuano i rischi, con la diversificazione delle fonti e dei fornitori, i paesi esportatori, come la Russia di Putin, tendono a diversificare i mercati, spesso per una politica di potenza. È noto che una minaccia per la sicurezza energetica dell’UE, il cosiddetto “accerchiamento energetico”, viene proprio dalla strategia putiniana di ricostituzione della grande potenza eurasiatica, che colleziona continui successi, alimentati dalla continuità del potere. Sia che l’UE riesca a garantire una politica comune in materia di energia, nel rapporto con i Paesi produttori, in quanto le enormi sfide geopolitiche in materia di energia non possono essere affrontate in ordine sparso, sia che ciascun Paese dell’Unione proceda, da solo, per accordi bilaterali, il “Mediterraneo allargato” si conferma lo scacchiere principale, sul quale si deciderà, nel prossimo futuro, la sicurezza energetica mondiale.

ENGLISH VERSION

The Role of the Mediterranean Sea in Geopolitics and Geostrategy

Part IV The Mediterranean and the Geopolitics of Energy

No one can overlook the fact that energy sources and the security of energy supplies represent a geopolitical and geostrategic issue of primary importance. The geographical distribution of major energy resources and the control over them are crucial, given that the main deposits, both of oil and natural gas, are mostly located in the Middle East and Russia. Russia increasingly uses energy as a tool to influence international balances and to attempt to regain a great power status, lost with the end of the USSR, even by resorting to bilateral agreements with Maghreb countries (e.g., Algeria-Gazprom Agreement). All the data that follow confirm that the energy issue is at the heart of the geopolitics and geostrategy of the “enlarged Mediterranean”: the energy reserves in the Persian Gulf, Central Asia, the Caspian Sea, and North Africa represent 70% of the world’s oil reserves and 35% of gas reserves; the traffic of crude oil and gas (ships and pipelines) in the Mediterranean surpasses that of any other area or basin worldwide; the financial resources derived from these commodities constitute the main wealth of the states in the Greater Middle East; the energy dependence of industrialized countries directly influences the Mediterranean policies of the United States and European countries. The “enlarged Mediterranean” is thus confirmed as one of the most important theaters of energy geopolitics, as already occurred in the 1950s-60s, both for the scale of oil and natural gas exchanges, and for future energy demand forecasts and for new energy infrastructure projects.

Oil and natural gas are the most traded commodities in the “enlarged Mediterranean,” as the northern shore countries (France, Italy, Spain, Portugal, and Greece), members of the EU, source their oil and natural gas from the four southern shore countries (Algeria, Libya, Egypt, and Syria), accounting for 27% of crude oil and 32% of natural gas imports of the European Union. The fact that these are the only commodities exchanged in great quantities between the two shores of the “enlarged Mediterranean” increases its geostrategic importance. Not to mention that 25% of the world’s oil trade passes through the “enlarged Mediterranean.” This role is set to grow even more in the next decade due to economic development and population growth, which will increase energy demand in the whole region, where 16 million people still do not have access to electricity. One only needs to consider the rapid development of Turkey, which is becoming one of the largest energy consumers in the Mediterranean, while Italy remains the largest gas consumer in the area. Turkey will also become the keystone of the future energy balance of the Mediterranean, being a natural “energy corridor” between the “enlarged Mediterranean” and the Caucasian countries overlooking the Caspian Sea as an external region. Thus, Turkey, receiving natural gas simultaneously from Russia, the Caspian Sea, Iran, Iraq, and Egypt, will manage the entire energy demand of the Mediterranean basin.

Each country, therefore, must address the issue of energy security with the criterion of source diversification and a series of strategic options, such as the establishment of strategic reserves, previously accumulated, provided the supply interruption is temporary and not indefinite due to political reasons. While importing countries mitigate risks by diversifying sources and suppliers, exporting countries like Putin’s Russia tend to diversify markets, often for a power politics strategy. It is well known that a threat to the EU’s energy security, the so-called “energy encirclement,” comes precisely from Putin’s strategy of reconstituting the great Eurasian power, which continues to collect successes fueled by power continuity. Whether the EU manages to ensure a common energy policy in its relationship with producing countries, given that the enormous geopolitical energy challenges cannot be faced in a scattered manner, or each EU country proceeds alone with bilateral agreements, the “enlarged Mediterranean” is confirmed as the main chessboard on which the world’s energy security will be decided in the near future.


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