
Nato in Corea del Sud, il movimento femminista 4B (no matrimonio, no figli, no appuntamenti e no sesso con uomini) ha attirato l’attenzione anche negli Stati Uniti dopo la rielezione di Trump. Originariamente una risposta alla cultura patriarcale sudcoreana, 4B è oggi adottato da donne americane deluse dalla politica maschilista e misogina di Donald Trump.
Parallelamente al Me Too, che accende il dibattito a livello globale su molestie e violenza di genere, nasce in Corea del Sud il movimento femminista radicale 4B. Siamo negli anni Dieci e su Twitter si stanno sviluppando comunità di giovani donne sudcoreane che si mobilitano pubblicamente contro sessismo, femminicidi e revenge porn.
Nel tempo, 4B evolve da gruppo di supporto online a vero e proprio movimento femminista. In coreano, il nome riprende quattro “no” radicali: nessun matrimonio, nessun parto, nessun appuntamento e niente sesso con gli uomini.
Una forma di protesta e di resistenza contro una società il cui divario di genere resta tra i più alti al mondo (secondo i dati Ocse, le donne sudcoreane vengono pagate circa un terzo in meno rispetto agli uomini e in poche ricoprono ruoli manageriali). Come risposta a questa condizione, alcune donne hanno così deciso di escludere gli uomini dalla propria vita sentimentale.
Questo fenomeno ha recentemente catturato l’attenzione anche degli Stati Uniti. La posizione di Trump in tema di diritti e, in particolare, di diritto all’aborto ha da subito mosso polemiche e preoccupazioni in una fetta importante dell’elettorato femminile. Dopo la conferma della sua vittoria, questo timore si è tramutato in un’impennata delle vendite della pillola abortiva e dell’interesse per il movimento 4B, la cui diffusione fuori dai confini d’origine fino ad allora si pensava improbabile. Dopo l’Election Day, le ricerche online sul movimento sono aumentate del 450%. Oggi sui social, un numero crescente di donne statunitensi sta dichiarando la propria adesione al movimento femminista sudcoreano, esprimendo frustrazione e rabbia per il forte sostegno maschile a un candidato accusato di abusi sessuali e per niente attento ai diritti delle donne. Ma cosa significa concretamente tutto ciò?
Il movimento 4B si inserisce in un contesto sociale sempre più polarizzato, dove risposte estreme rischiano di offrire una visione limitata della realtà. Non sono stati solo gli uomini a votare Trump: sebbene Harris abbia ottenuto la maggioranza dei voti femminili, il supporto delle donne ai Democratici è calato rispetto al 2020, mentre Trump ha guadagnato terreno anche in questo segmento. Tale scenario sottolinea la complessità del quadro sociopolitico americano, che non può essere ridotto a semplici divisioni di genere ma che merita analisi ulteriori.
Va detto, poi, che spesso – anche se non sembra questo il caso – ciò che avviene sui social rimane confinato sui social, senza necessariamente tradursi in mutamenti culturali duraturi. Al di là del loro sviluppo, questi fenomeni permettono di stimolare il dibattito: i movimenti radicali sono strumenti necessari per innescare un cambiamento culturale o rischiano di aumentare la frammentazione sociale? E, visto l’avanzare delle estreme destre, questo tipo di risposta arriverà anche in Europa? Un trend social si sta già diffondendo in Occidente tra le ragazze della GenZ: il “boy sober”, un voto di castità, o meglio astinenza da relazioni romantiche per un anno (trend nato per disintossicarsi dalle app di dating).
In questi anni, stiamo assistendo dunque a un ribaltamento culturale significativo: la libertà sessuale, un tempo considerata una forma di empowerment, sta perdendo il suo fascino in favore dell’astinenza eterosessuale, nuovo strumento di protesta femminile e femminista contro un sistema patriarcale che, purtroppo, continua a dominare. La lotta femminista non è solo contrasto all’oppressione, ma è anche atto di consapevolezza e di riscatto sociale.
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