IL NUOVO WELFARE DEL MONDO NUOVO

Il Mondo Nuovo di Huxley è opera di fantascienza ed utopia spesso preconizzante. Esso cerca un controverso benessere spesso risultato di un approccio distopico. La tecnologia gestibile e funzionale è una cifra del Mondo Nuovo. Comunque un mondo nuovo sta nella dinamica , nell’entropia del tempo e nel progresso a cui però bisogna dare un’anima sociale. E’ necessario ridimensionarlo e trasformarlo e quindi il mondo nuovo richiede un Nuovo Welfare.

Negli anni Ottanta si è assistito a un processo di cambiamento politico-organizzativo, segnato dal passaggio inevitabile dal “welfare state” (Stato del benessere) al “welfare community” (Comunità del benessere), come conseguenza di una crisi economica, politica e sociale.

In seguito la legittimazione del rapporto di programmazione,partnership e produzione integrata fra istituzioni pubbliche e istituzioni non profit(dicesi imprese sociali) ha sviluppato un ruolo sempre più centrale del principio di sussidiarietà.

Il “welfare state” era un modello istituzionale e funzionale caratterizzato dalla rilevante presenza dello Stato in qualità di erogatore-monopolista di servizi di pubblica utilità.Le politiche sociali erano, tradizionalmente, attuate grazie alle “assicurazioni sociali contro i grandi e piccoli rischi” attraverso le quali lo Stato sociale voleva garantire a tutti i cittadini una protezione completa di tutti i diritti sociali ed economici, favorendo soprattutto un aumento del benessere materiale della popolazione. Lo Stato interveniva direttamente nella vita economica del Paese, sia a livello legislativo, attraverso la pianificazione e programmazione delle politiche sociali, sia a livello operativo, agendo attraverso imprese a totale capitale pubblico. 

“Libertà dalla guerra e dalla paura della guerra,libertà dall’ozio e dalla paura dell’ozio causato dalla disoccupazione forzata. Libertà dal bisogno e dalla paura del bisogno”. Questi tre obiettivi erano i fondamentali del Rapporto Beveridge(1942).

Dal 1945 al 2007 il Pil ha visto la crescita della spesa sociale universalistica anche se dopo il 1980 gli esiti di sistema hanno manifestato segni di inefficacia:aumento della povertà assoluta,inefficiente “sfruttamento” delle opportunità economiche,un asset di istruzione debole e non concorrenziale con gli altri paesi occidentali.

Inoltre la principale causa della crisi del “welfare state” era legata anche alle tensioni sulla sostenibilità economica del sistema . 

Da un “welfare categoriale” (anziani, bambini, disabili, tossicodipendenti e così via) a un “Welfare Universalistico a Protezione Variabile con valenza di Sussidiarietà”(WUSV)”che per sua natura è integrato , olistico ed è il risultato della filiera di imprese sociali (pubbliche,private non profit e profit).

È proponibile e necessario entrare in una logica di WUSV; cioè non esiste più la possibilità di avere un welfare universalistico assoluto, senza compartecipazione finanziaria (famiglie, singoli, imprese ecc.), che possa dare risposta da parte dello Stato e dalle strutture private delegate per tutto il set dei bisogni-domanda del sistema. 

Alcuni dati ci dicono che con il reddito di cittadinanza si è cercato di ridurre la povertà e la disoccupazione e nel 2020 quasi 1.2 milioni di famiglie in Italia l’hanno percepito. Circa 135mila famiglie hanno ricevuto il reddito di pensionati. I familiari, in gravi difficoltà, hanno avuto ulteriori aiuti di tipo economico e servizi sociali.

La spesa per prestazioni sociali,nel 2019,è stata del 28.2% del PIL mentre la media OCSE era al 20%.

 Il sistema il welfare nel nostro paese è principalmente concentrato sull’assistenza sanitaria,sulla spesa sociale,sull’occupazione e sulle pensioni.

Ci sono sempre più pensionati e pensioni da pagare e nel 2019 si contavano 602 pensionati professionali contro i 1000 dipendenti( 6,8% del PIL).

L’ 1% del PIL italiano nel 2017 è stato speso per l’assistenza alla disoccupazione che comprendeva indennità di disoccupazione, pagamento delle pensioni prima dell’età pensionabile,investimenti nel mercato del lavoro attraverso servizi pubblici,formazione, siti per le assunzioni e creazione di posti di lavoro.

Meno del 3% per strutture abitative di edilizia sociale.

 Nel 2023 la spesa di welfare (base previsionale 632,4 miliardi di euro)ha avuto un incremento del 3,7% rispetto al dato di 2022. Quasi metà delle risorse, cioè 50,3% è la spesa previdenziale.

Il 21,5% fa capo alla sanità(+ 3,8%),il 16.9% alle politiche sociali,l’11.3% per la spesa in istruzione.Le spese previdenziali aumentano del 7,1%(circa 318 miliardi di euro).Tutto in aumento; e quindi ?Che fare?.

La prospettiva di anzianizzazione della popolazione con calo demografico (51milioni di italiani) porterà ad una consistente perdita economica(1/3 del PIL?).

La produttività dovrebbe raddoppiare per avere un equilibrio di sistema.

 Da una ricerca di Unipol,Welfare Italia e The European House Ambrosetti un nuovo welfare dovrebbe modellarsi anche su nuove politiche integrative del sistema previdenziale e si cita il modello Children’s Saving Accounts(CSA)che Inoltre sviluppare strumenti per una maggiore sensibilità e flessibilità (per esempio la portabilità da un anno all’altro in logica solidaristica,avere anticipazioni straordinarie,trasferimento ai figli della posizione).

In questo contesto il welfare state è archiviato e quindi un “Welfare Universalistico a Protezione Variabile con valenza di Sussidiarietà” si impone per poter far fronte alle esigenze della popolazione

Ora, pur in presenza di un rallentamento della propensione al risparmio (prezzi aumentati ed inflazione) il 6.3% della propensione al risparmio dovrebbe concretizzarsi in:

Uno: parte di questo risparmio sia inserito nei flussi di investimento che permettono uno sviluppo economico ed un incremento del tecnologico che può essere una parte del recupero di produttività a fronte dell’anzianizzazione e del calo demografico.

 Ricordo che il tasso di produttività che dovrebbe addirittura raddoppiare per poter far fronte ai fondamentali e minimi di spesa per il welfare.

Due: Il risparmio dovrà essere investito in forme di previdenza integrativa che offriranno una base di sicurezza sociale e sanitaria che lo Stato non può più garantire.Un modello di” sviluppo trainato dagli investimenti”.

Inoltre non una previdenza di rimborso,ma previdenza integrativa sanitaria, per esempio di investimenti in infrastrutture integrate con quelli pubbliche

Tre: Il risparmio dovrà essere incentivato con delle premialità per coloro che questo risparmio lo investono in investimenti non solo infrastrutturali, ma anche di previdenza e con visione del futuro;

Quattro:Dare benefici finanziari ai lavoratori tramite lo sviluppo di fondi pensioni e fondi integrativi con l’inserimento della rappresentanza dei lavoratori nella governance delle imprese.

Ho spesso fatto riferimento al PIL come “lingua d’uso” e “concetto d’uso”,ma ci si è accorti che il progresso della società non si può basare solo sull’utile economico ad libitum, ma è necessario anche l’utile sociale, ambientale e di partecipazione(ESG) pena il fatto che il sistema non avrebbe una visione futura sostenibile.Questo vuol dire dare un senso al profitto relativo.

Un esempio è il dibattito sulla validità assoluta del PIL (Prodotto Interno Lordo) e l’inserimento di nuovi parametri come i BES (Benessere Equo e Sostenibile) perché lo sviluppo sostenibile è riconoscere che tutte le monete hanno due facce: da una parte la faccia economica (per esempio indicatori del Prodotto Interno Lordo, il PIL) e dell’equilibrio fra costi e ricavi, e dall’altra la faccia del sociale e dell’ambiente (per esempio indicatori di Benessere Equo e Sostenibile, il BES-12 dimensioni e 130 indicatori), ove intendiamo una analisi multidimensionale degli aspetti rilevanti della qualità della vita dei cittadini, con una attenzione alla distribuzione delle determinanti del benessere tra soggetti sociali e con la garanzia dello stesso benessere anche per le generazioni future. Se le monete avessero le due facce uguali sarebbero false.

E si sono affermati gli indicatori di certificazione dell’impatto sociale, ambientale come GRI (Global Reporting Initiative usati per esempio nelle grandi imprese per il Non Financial Report trimestrale-D.Lgs.254/16) o BIA (B Impact Assessment);oggi il passaggio dai GRI agli ESRS(European Sustainability Reporting Standard) con l’adozione concettuale del principio della doppia materialità ponendo sulle ascisse e sulle ordinate l’impatto sull’ambiente e sulla società e l’impatto economico finanziario.

Ne deriva anche il concetto di “impresa sociale vivente” che non sposa l’approccio di Hobbes ove ‘homo homini lupus’, ma adotta la selezione naturale ove si preferisce non il più forte, ma il più adatto. Ed è tale per cui, vivendo in logica simbiotica, diamo origine ad un sistema di organismi che ‘cooperano per dare origine alla vita e mantenere la vita’.

Inoltre ha una impronta Aristotelica e segue la filosofia stoica che distingue il ‘tèlos’ (‘fine immanente e ragione dell’agire cioè la ‘vision’) e lo ‘skopos’ (obiettivo concreto dell’agire, cioè la ‘mission’).Oggi tutte le imprese di successo hanno adottato il concetto di “purpose”(scopo) come driver della propria gestione di successo.

 Questo “Welfare Universalistico a Protezione Variabile con valenza di Sussidiarietà”(WUSV) estende il sistema di welfare pubblico a tutte le fasce della popolazione, creando un contesto che offre l’opportunità(in alcuni casi l’obbligo)di erogare servizi a pagamento (es. badante), sviluppando una reale e veritiera logica universalistica e al contempo redistributiva. Inoltre sviluppa servizi in grado di sostenersi economicamente con un equilibrio economico finanziario in aree di bisogni tradizionalmente scoperte dal sistema di welfare pubblico(supporto alle separazioni, conciliazione vita-lavoro, silver age, monitoraggio fragilità).Ma come si organizza questa tipologia di welfare? 

Le caratteristiche del WUSV,in logica economico aziendale,sono: 

  • capacità di adeguare progressivamente e “time to market” l’offerta di servizi riconoscendo l’evoluzione della domanda; 
  • integrare il finanziamento universalistico, per esempio l’indennità di accompagnamento,con altre risorse,se ed in quanto disponibili per il cittadino singolo e di cui viene identificata l’esistenza in modo istituzionale(per es Isee) oppure volontariamente messe a disposizione da l cittadino stesso(assicurazioni private,risorse da reddito ecc); 
  • modello di imprenditorialità sociale diffusa per adeguare le istituzioni ai principi economico aziendali dell’efficienza,efficacia,economicità;continuità garantita; 
  • integrare la complessità dell’offerta istituzionale pubblica di servizi di welfare con la semplificazione gestionale aziendale dell’offerta operativa privata di utilità pubblica; 
  • sviluppare aree e forme di raccolta di risorse private che coprono i bisogni di servizi di utilità pubblica(sviluppare iniziative di raccolta di donazioni,costituire fondi a finalità sociale gestiti da intermediari filantropici,social bond,trust a finalismo sociale ecc.) ;
  • valenza civica che crea una economia sociale di mercato nei vari territori e nelle comunità sviluppando opportunità ed evitando opportunismi speculativi sociali,di mercato e di giustizia sociale.

Il modello di WUSV si attua tramite il sistema di “sussidiarietà aziendale”che è composto da una o più filiere sussidiarie attive per il raggiungimento degli obiettivi/risultati del sistema stesso e percepiti/fruiti dai cittadini in una logica di interesse pubblico e bene comune/collettivo da mantenere e sviluppare. 

La “filiera sussidiaria di welfare” e’ un processo di integrazione aziendale (e quindi di integrazione di attività orientate a performance efficienti ed efficaci) continuo, progressivo e cooperante composto da imprese sociali pubbliche,private profit e non profit in combinazioni diverse e tali da convergere verso risultati di produzione di utilità pubblica e in logica di welfare. 

Presupposto e razionale concettuale per una ridefinizione concordata delle funzioni aziendali nella “filiera dei servizi di welfare fra sussidiante pubblico(Stato)-sussidiato privato(impresa sociale profit e non profit) possiamo individuare: 

  • partnership progettuale fra sussidiante pubblico e sussidiante intermedio privato ad interesse pubblico; 
  • aree di controllo del sussidiante pubblico e privato (origine e processo della filiera) e del fruitore-cliente (fine della filiera) ; 
  • un concomitante e progressivo aumento dell’autonomia del sussidiato finale cioè del cittadino; 
  • un nuovo ruolo del cittadino che assume anche la funzione di produttore dei servizi in logica di “co-production”e di ”prosumer”. 

In sintesi un circolo virtuoso di crescita di welfare tramite servizi di utilità sociale prodotti ed erogati dalla “filiera delle imprese sociali”.

“Welfare Universalistico a Protezione Variabile con valenza di Sussidiarietà”(WUSV)” un Nuovo Welfare  per un mondo nuovo.


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