CHE COSA STA SUCCEDENDO IN ECUADOR: I NARCOS TENTANO IL GOLPE
MELAINSANA
Il neopresidente dell’Ecuador Daniel Noboa il 10 gennaio scorso ha dichiarato lo stato di emergenza e accusato di terrorismo le 22 gang di narcotrafficanti operanti sul territorio. Il paese sudamericano è ufficialmente in un conflitto armato interno scoppiato dopo l’evasione di “Fito”, capo del cartello dei Los Chorenos, uno tra i trafficanti più potenti dell’Ecuador.
INDICE
- Chi è “Fito” il boss evaso da Guayaquil e l’assalto a TC Television
- Daniel Noboa: stato di emergenza in Ecuador
- Perché i narcos hanno tentato adesso il golpe
- Quali sono i cartelli della droga più importanti in Ecuador
EVASIONE DI “FITO” E L’ASSALTO A TC TELEVISION
Il 7 gennaio scorso evade dalla prigione di massima sicurezza di Guayaquil Adolfo Macias, conosciuto come Fito, uno dei trafficanti più pericolosi dell’Ecuador e capo della banda criminale Los Chorenos, cartello della droga con sede a Guayaquil. Fito, che aveva continuato a gestire i suoi traffici dalla prigione, è accusato di essere il mandante dell’assassinio di Fernando Villavicenzio, il candidato centrista alla presidenza dell’Ecuador ucciso in piena campagna elettorale (agosto 2023) dopo aver dichiarato la sua intenzione di combattere il narcotraffico.
Due giorni dopo l’evasione 13 membri del clan dei Tiguerones (gang affiliata dei Los Chorenos) fanno irruzione durante la diretta Tv di TC Television tenendo in ostaggio giornalisti e tecnici fino a che la polizia riesce a ristabilire l’ordine.
DANIEL NOBOA: STATO DI EMERGENZA IN ECUADOR
Il presidente Daniel Noboa il 10 gennaio dichiara lo stato di emergenza, ammettendo quindi l’esistenza di un conflitto armato interno e accusando di terrorismo le 22 gang di narcotrafficanti presenti nel Paese. Lo stato di emergenza comporta l’imposizione di un coprifuoco dalle 23 fino alle 5 del mattino e l’entrata in vigore di leggi speciali volte a facilitare le ricerche di Fito (e di Fabricio Colon Pico, altro boss, del Cartello dei Los Lobos, fuggito negli ultimi giorni) e l’arresto dei narcos. Oltre all’intero esercito sono state mobilitate anche le forze speciali.
L’offensiva del governo ha fatto scoppiare il caos e in molte zone, compresa anche la capitale Quito, si sono verificati saccheggi, uccisioni di forze dell’ordine e civili, assalti alle università e occupazioni delle carceri.
Fino ad oggi sono oltre 2000 le persone arrestate dalla polizia (tra cui 185 sospettati di terrorismo), oltre alle numerose munizioni, armi ed esplosivi che sono stati sequestrati.
Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di esser pronto a fornire assistenza, mentre la Cina ha sospeso le operazioni al pubblico nell’ambasciata e nei consolati in Ecuador. Contemporaneamente lo stesso Parlamento dell’Ecuador è stato evacuato.
PERCHE’ I NARCOS HANNO TENTATO ADESSO IL GOLPE
Il 23 novembre 2023 entra ufficialmente in carica il presidente Daniel Noboa, 35 anni, centrodestra, aveva fatto della lotta al narcotraffico il perno della sua campagna elettorale. Tra le proposte di Noboa, a far scatenare l’ira dei narcos è stato sicuramente il cosiddetto Piano Phoenix, appoggiato dagli USA.
Il piano per la sicurezza prevedeva infatti la separazione, nelle carceri, tra i boss e gli altri detenuti e la costruzione di nuovi penitenziari di massima sicurezza (con un accenno all’ipotesi di barche-prigioni). Per creare nuove unità di intelligence e aumentare i controlli era stata prevista la spesa di circa 1 miliardo di dollari, di cui un terzo sarebbe stato fornito dagli Stati Uniti, sotto forma di aiuti militari.
Le 22 bande di narcos detengono un potere economico e militare talmente elevato da riuscire a mettere in crisi uno Stato che attualmente conta poco meno di 50.000 unità armate.
QUALI SONO I CARTELLI DELLA DROGA PIU’ IMPORTANTI IN ECUADOR
Los Chorenos, Tiguerones, Sinaloa, Los Lobos sono tra i cartelli della droga più potenti in Ecuador, ma non tutti sono ecuadoregni: Sinaloa per esempio è messicano.
Questo perché l’Ecuador, geograficamente, si trova tra Colombia e Perù, i due più grandi produttori di cocaina (attualmente è aumentato anche il traffico di eroina e fentalin) che sfruttano i porti del paese ecuadoregno per esportare la droga verso Europa e Stati Uniti. Gli ultimi dati diffusi dall’ONU (2011) hanno stimato che circa un terzo della cocaina prodotta in Colombia è stata sequestrata in Ecuador e che circa il 33% degli scali europei proviene dal porto di Guayaquil.
Quello che interessa ai narcotrafficanti è il controllo del mare: l’Ecuador infatti non produce droga, ma grazie alle sue infrastrutture stradali e ai suoi porti è divenuto (dagli anni ‘80) uno snodo fondamentale per la sua commercializzazione. I percorsi più sfruttati per il trasporto sono la rotta pacifica (verso Europa e USA) e quella amazzonica (utilizzata per trasportare la cocaina grezza dal Perù alla Colombia dove viene lavorata).
Non è solo la posizione geografica ad aver suscitato tutto questo interesse per l’Ecuador, ma anche un’economia fondata sul dollaro (entrato in vigore dagli anni 2000 a seguito di una forte crisi economica a Quito) che permette agli altri paesi latinoamericani di riciclare facilmente il denaro.
L’importazione di modelli criminali esteri ha comportato un aumento senza precedenti degli omicidi; fino al 2019 le morti violente erano pari a 6/7 morti per 100.000 abitanti, oggi si superano i 45 morti ogni 100.000 abitanti (dati Agenzia Fides).
L’unica soluzione che ha il governo ora è quella di riprendersi lentamente il Paese che, economicamente e militarmente, è in mano ai narcotrafficanti.
Articolo di Nicole Gozzi da Melainsana