Vecchi e nuovi gattopardismi
Tredici/A Hermes Storie di geopolitica – Italia
Beppe Attene
Autore, sceneggiatore e manager audiovisivo, già responsabile della produzione di Cinecittà
Beppe Attene ne “Il voto in cabina” commenta per Democrazia futura quanto emerso dalla recente campagna elettorale ovvero quelli che nell’occhiello sono definitivi come “vecchi e nuovi gattopardismi” esprimendo “Il solito manicheismo contro l’Altro privo di programmi, obiettivi e strumenti”: “Entrambi gli schieramenti (con una parziale autolimitazione di Forza Italia) si sono proposti come il Bene assoluto in guerra con il Male altrettanto assoluto”. L’articolo smonta i numerosi luoghi comuni emersi in un dibattito troppo spesso asfittico per non dire vuoto dove hanno prevalso contrapposizioni manicheiste in entrambi gli schieramenti assicurando “Il successo di personaggi simbolo più “reali” degli altri: Ilaria Salis e Roberto Vannacci”. Lo scenario di una immensa “ondata nera” che starebbe per travolgere o perlomeno inquinare la democratica Europa […] non porta solo voti a chi la diffonde, ma anche alla parte da cui ci si dovrebbe difendere Insomma, l’antifascismo da like (una volta si sarebbe detto da bar) genera anche un altrettale fascismo da auto rappresentazione”. Attene prosegue evidenziando “Il polo escluso giunto al governo o della sindrome delle catacombe” ovvero L’assoluta incapacità di dirigere e mancanza di volontà di proporre una seria politica di destra”. Conclude osservando “Nello scenario prossimo venturo Giorgia Meloni al bivio tra Colle Oppio e l’effetto De Gasperi”. Nel frattempo l’invito rivolto alla sinistra è quello di ricominciare “a pensare e a studiare” e a “smetterla di litigare sul nulla”.
19 giugno 2024
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, discettava il giovane Tancredi perfetta espressione letteraria del gattopardismo italico.
È tragicamente affascinante constatare che, a distanza di quasi settant’anni dalla uscita del libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, quelle parole abbiano ancora la stessa forza e si siano anzi arricchite di nuovi aspetti forse allora non prevedibili.
Siamo usciti da una campagna elettorale che è stata presentata e vissuta dai protagonisti (meglio, dalle protagoniste) come la gloriosa contrapposizione tra due universi politici ed etici non conciliabili fra loro nemmeno di fronte a eventuali esigenze collettive.
Il solito manicheismo contro l’Altro privo di programmi, obiettivi e strumenti
Entrambi gli schieramenti (con una parziale autolimitazione di Forza Italia) si sono proposti come il Bene assoluto in guerra con il Male altrettanto assoluto. Nessuno ha valutato l’Altro da sé come un normale e possibile competitore da battere rispettosamente sul terreno della propria identità chiara e distinta. D’altra parte, ciò sarebbe stato difficile se non impossibile. Infatti agli italiani non è stata presentata alcuna Identità di parte, caratterizzata come dovrebbe essere in politica, da obiettivi e strumenti per raggiungerli. Ognuno ha fatto propaganda non per sé ma contro gli altri, non per un obiettivo ma contro un presunto pericolo.
Alcuni punti fermi
Tutti, insomma, come se l’ora delle decisioni irrevocabili bussasse nuovamente nel cielo italiano.
E, visto come è andata a finire allora, dovremmo forse preoccuparci e provare a mettere alcuni punti fermi verso il futuro.
- In primo luogo occorre essere convinti che alle elezioni democratiche ha partecipato tutto il popolo italiano e non soltanto la parte che ha espresso formalmente la propria adesione a uno dei due schieramenti (Bene contro Bene o Male contro Male) apparentemente in campo.
- Nulla è più fasullo di un potere politico e istituzionale che consideri “normale” il non rappresentare ed esprimere in alcun modo le volontà ed aspettative della maggioranza dei cittadini.
- Naturalmente ciò vale sia per chi sembra aver vinto, come per chi sembra aver perso. Nella realtà nessuno dei due ha fatto il suo lavoro.
Il vero voto democraticamente rappresentativo dell’Italia è quello di quel 51 per cento che ha espresso il proprio disprezzo per un’accolita di formazioni politiche portate a riconoscersi fra loro (sia pure come avversarie) trovando ognuna la propria legittimazione solo nella volontà proclamata di sconfiggere l’altra.
Il successo di personaggi simbolo più “reali” degli altri: Ilaria Salis e Roberto Vannacci
Talvolta questo assoluto vuoto di rappresentatività è stato in parte colmato dalla scelta di personaggi simbolo, portatori quindi di quelli che si fatica a chiamare valori ma che comunque esprimono delle pulsioni reali esistenti nella società italiana. In questo senso Ilaria Salis e Roberto Vannacci sono purtroppo più “reali” degli altri.
Ci sono cittadini italiani che pensano che uccidere un fascista non è reato (il compagno Mao ce l’ha insegnato) e cittadini italiani che pensano che l’omosessualità sia una malattia o una depravazione da combattere. Quindi hanno correttamente votato i due che certamente li esprimono.
L’ondata nera tra antifascismo da like e fascismo da autorappresentazione
Tutto il resto non è noia, ma fuffa. Vuoto siderale alimentato ad arte da una parte a favore di sé stessa e dell’altra. Si disegna lo scenario di una immensa “ondata nera” che starebbe per travolgere o perlomeno inquinare la democratica Europa. Ci si descrive come unico argine al fascismo che avanza, come garanzia di mantenimento di libertà democratiche sotto attacco. Nel tempo della mondializzazione del mercato e della finanziarizzazione dell’economia si intravvedono squadracce romagnole che si dedicano alla aggressione contro i braccianti in lotta.
La cosa curiosa è che questa visione non porta solo voti a chi la diffonde, ma anche alla parte da cui ci si dovrebbe difendere. Se il fascismo è davvero tornato di moda perché non dovrebbero esserci frotte di giovanotti che inneggiano al Duce ed espongono simboli antisemiti? E perché degli oscuri Deputati non dovrebbero conquistare un briciolo di fama esibendo il simbolo della Decima Mas, di cui naturalmente ignorano le innumerevoli e interessanti contraddizioni? Insomma, l’antifascismo da like (una volta si sarebbe detto da bar) genera anche un altrettale fascismo da auto rappresentazione. Ma nessuno si senta offeso. Quel che fa la mano sinistra conosce e fa anche la mano destra.
Il polo escluso giunto al governo o della sindrome delle catacombe
Qui il problema è anzi più complesso. Abbiamo una forza politica giunta al Governo completamente priva di una classe dirigente portatrice di visioni e strategie per il nostro Paese. Esclusi per molte decine di anni dal Potere e dai suoi vantaggi gli ex missini hanno sviluppato una sindrome delle catacombe. Vale a dire che si sentono vicini e si capiscono soltanto tra coloro che hanno vissuto la stessa condizione. Di conseguenza, di fronte alle questioni del governo dell’Italia non accettano suggerimenti si chiudono in un torvo sguardo tra Camerati.
L’assoluta incapacità di dirigere e mancanza di volontà di proporre una seria politica di destra
Ma son giunti lì, devono governare e non possono sfuggire nemmeno ai vantaggi della nuova condizione. Non possono, o non vogliono. La conseguenza è che se non abbiamo, come non abbiamo, un fascismo che avanza non abbiamo nemmeno una seria politica di destra democratica e liberale. Di fronte alle immense dinamiche che la situazione internazionale propone per il futuro dell’Italia questa destra (descritta così minacciosa) non difende nemmeno il mercato e l’identità nazionale. Ringrazia però i comodi “avversari” politici per una caratterizzazione inesistente ma sufficiente a fare ancora vincere le elezioni combattute su una minoranza di italiani.
Lo scenario prossimo venturo: Giorgia Meloni al bivio tra Colle Oppio e l’effetto De Gasperi
Per fortuna (?) però, la Realtà vince su tutto. Nei prossimi mesi le cose si comporranno al di là delle sceneggiate italiane. Le grandi variabili determineranno infine uno scenario. La crisi medio orientale, la guerra in Ucraina, le elezioni negli Stati Uniti d’America, le alleanze di Putin, le strategie del mondo islamico porteranno comunque a una soluzione che potrebbe anche essere catastrofica. Se così, come occorre sperare, non sarà, al Presidente del Consiglio si porrà inevitabilmente il bivio tra l’effetto Colle Oppio e l’effetto De Gasperi. Sarà il momento in cui (come insegnano i preti) Giorgia Meloni passerà da “lo stato di grazia” a “la grazia dello stato” e valuterà tutto sfuggendo alla finta dialettica di questa contrapposizione manichea degli ultimi mesi.
La sinistra ricominci a pensare e a studiare e la smetta di litigare sul nulla
A quel punto anche la sinistra dovrà ricominciare a pensare e, magari, a studiare. Se tutto dovesse andar male, se la catastrofe dovesse abbattersi sul Pianeta Terra e sulla specie umana ci resterà come unica consolazione che non sarà stato per colpa nostra, troppo impegnati come siamo a litigar sul nulla. Insomma, non saremo stati noi, poveri untorelli, ad impestar Milano.
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