Il volontariato italiano deve essere “di lotta e di governo” perché è ormai evidente che senza i volontari il welfare non sta in piedi.
Ovviamente sto “facendo il verso” al famoso slogan berlingueriano “partito di lotta e di governo”. Con dei distinguo significativi.
In primis il “volontariato di lotta” (il concetto di lotta si collega all’arte marziale che è stata introdotta nei Giochi Olimpici antichi nel 708 a.C. ed era uno sport che dimostrava non tanto la forza, ma la capacità agonistica per far prevalere le tecniche e le arti marziali) è il senso dinamico dell’altruismo che combatte l’egoismo e l’avidità “ad libitum”.
Esso rappresenta, con la sua capacità relazionale, un tassello dell’”istituzione inclusiva” secondo il modello dei premi Nobel dell’economia (2024) D. e J. A. Robinson.
Già nell’alto Medioevo nascevano le prime opere di volontariato di carità, le prime poliambulanze, le prime opere pie, i primi lazzaretti e via dicendo. Tutto nacque dalla evidenza del bisogno a cui rispondeva il volontariato.
La gente si metteva insieme per rispondere al bisogno dell’altro e della comunità.
Oggi i “soliti” numeri sono molto significativi e gli ultimi dati Istat contano:
IMPRESE SOCIALI NON PROFIT | DIPENDENTI IMPRESE SOCIALI NON PROFIT | VOLONTARI | PESO ECONOMICO del Terzo Settore come insieme di IMPRESE SOCIALI NON PROFIT |
circa 375.000 imprese sociali (in senso economico aziendale) -enti del terzo settore | circa 900 mila dipendenti retribuiti. Il 70% dei lavoratori sono donne; il 20% dei lavoratori sono laureati contro il 14% della media dei settori pubblico e privato | 4.5 milioni ca di volontari che in alcuni settori sono dipendenti funzionali non retribuiti | il tutto rappresenta ca il 5% del PIL del nostro paese |
IN SANITA’ | NEL SOCIO ASSISTENZIALE | ||
le strutture della sanità non profit sono 12.000 circa | le strutture sono 35 mila circa | ||
gli occupati in sanità sono circa 96.000 | nel socio assistenziale 437.000 ca | ||
Nel settore della RICERCA non ci sono dati certi, ma si intuisce che è significativa.
Perché di lotta? Ancora si pensa al terzo settore ed al volontariato come “effetto cornice” e non come “quadro”, parte esornativa del sistema tralasciando il valore costante ed il valore aggiunto che esso offre ai cittadini.
La lotta è la dialettica di integrazione ed inclusione fra il volontariato-non profit ed il sistema pubblico e privato profit che si traduce nella costruzione di servizi efficaci ed efficienti per il cittadino in logica di filiera.
Il volontariato è spesso utilizzato come strumento di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.
Tuttavia, il potenziale dei volontari è spesso limitato da fattori come la mancanza di riconoscimento istituzionale.
In sintesi, il volontariato di “lotta e di governo“ rappresenta un’importante forma di impegno sociale sia per combattere le disuguaglianze sia per esercitare un’influenza positiva sulle comunità. E’ una virtù civica.
Tutto questo anche in una logica di co-programmazione e co-progettazione.
La grande opportunità è la “messa a terra” operativa della co-programmazione e co-progettazione tra i comuni ed il volontariato e gli Enti di Terzo settore(ed io aggiungo delle imprese sociali profit) a fronte anche degli artt 55 e 56 del Codice Unico del Terzo Settore.
Essi rappresentano un aspetto innovativo di government , su cui si misura la sostanziale efficacia della riforma sviluppando la co-progettazione e la co-programmazione dei servizi per i cittadini.
Si crea una “filiera sussidiaria aziendale”, intesa come processo di integrazione aziendale, e quindi di integrazione di attività fra Imprese Sociali pubbliche,private non profit e private profit.
Con alcune caratteristiche di efficacia operativa quali la continuità,un assetto progressivo ove si deve mantenere un costante ed equilibrato dinamismo temporale, uno spirito cooperante, una sequenzialità che converge verso risultati (outcome) di produzione di utilità pubblica.
Quindi processo completo “input-output-outcome” con verifica che innesca una circolarità virtuosa e sedimenta la prossimità di servizio.
In sintesi è una opportunità!
Perché il volontariato non è l’”utile idiota”, ma un”utile ed intelligente” player del sistema socio economico.
Queste considerazioni comprovano il peso delle “imprese sociali in generale” con una funzione anticipatrice e di contestualizzazione, ove l’impresa sociale ha in sé una capacità di lettura dei bisogni del sistema socio-economico tale da avere una cultura diffusa di anticipazione e di progettazione di servizi e una contestualizzazione che può avvenire solo quando esiste una forte vicinanza (prossimità) fra l’offerta e la domanda. Quindi, una capacità di “zoomare” la realtà.
Il “volontariato di governo” è un passaggio necessario, per il sistema civico ed interviene sulla disciplina della governance delle istituzioni pubbliche e private.
Sul tema si evidenzia che il Decreto Legislativo n. 81 del 2008, all’articolo 2, comma 1, lettera a), definisce il concetto di ” lavoratore” come una persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione di fatto producendo una equiparazione giurisprudenzialmente riconosciuta. Questa definizione è fondamentale per comprendere il contesto in cui si include il volontario quale figura equiparabile al lavoratore, considerando l’attività da lui svolta nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro.
Fare volontariato è svolgere un lavoro sociale e l’ILO(Organizzazione Internazionale del Lavoro-agenzia delle Nazioni Unite) ha sancito che il volontariato è un lavoro.
È opinione condivisa, che tra gli indicatori utilizzabili per equiparare il volontariato all’attività lavorativa vi sia la valutazione qualificata del tempo di volontariato:
…si possono anche proporre indicatori e costruirli insieme. Un indicatore potrebbe essere il tempo, il tempo delle persone, gli strumenti che devono avere e la copertura che offre l’intervento”.
In sanità e socio assistenza, oltre alla concretezza funzionale, si è attivato un ruolo per le Associazioni dei pazienti che costituiscono associazioni di pazienti-volontari.
Infatti grazie alla legge di Bilancio 2025, potranno prendere parte ai processi decisionali in materia di salute (Articolo 1, commi 293-297 ‘Istituzione del Registro unico delle associazioni della salute e partecipazione ai processi decisionali pubblici’). Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge, infatti, il Ministro della Salute e l’AIFA, dovranno definire i criteri di coinvolgimento delle Associazioni nei processi decisionali in ambito sanitario. Le Associazioni pazienti-volontari, previa valutazione di requisiti minimi, avranno la possibilità di iscriversi al RUAS, il Registro Unico delle Associazioni della Salute.
Tramite tale Registro, le Associazioni avranno diritto ad avere un rappresentante presso gli organismi del Ministero della Salute e ad essere coinvolte nei processi decisionali in tema di salute. È un grande risultato per partecipare al governo dei sistemi ed alla sua governance. E’ la “messa a terra” del “volontariato di lotta e di governo”.