Il volontariato come atto politico è spesso percepito come una affermazione dissacrante rispetto alla sacralità del valore del volontariato.Quasi che anche la politica(non partitica)rendesse impuri i servizi donati dal volontario.
Con respiro critico costruttivo e con la premessa che un atto politico è “atto e azione” di senso e di valori(altruismo per il bene comune,scelte di senso dell’agire umano,valore di equità,civismo come reciprocità di rispetto)applichiamo questa concettualizzazione al bene comune.
Il volontariato non fa atti di indirizzo politico , ma atti politici che determinano gli obiettivi e le modalità efficaci per una operatività efficace.
Il volontariato ormai gestisce in via sussidiaria molti servizi che dovrebbero essere gestiti dallo Stato nella sua articolazione istituzionale,di governo locale, affiancata da una miriade di enti diversi a base comunque territoriale (regioni,province,comuni,aziende sanitarie ecc.).
Si va verso una politica fluida dove il cambiamento dei modelli di democrazia, di comunicazione e di coinvolgimento dei cittadini rimanda a situazioni diverse che hanno una base comune:il rapporto fra atti politici e civismo.
Infatti il volontariato è una forma di cittadinanza e di partecipazione dal basso che si è espresso anche in orti urbani, spazi autogestiti, gruppi di acquisto solidale, aggregazioni su battaglie sociali e politiche,supplenza e assistenza di doposcuola,sviluppo di coesione sociale,inclusione e parità di genere,disabilità “accompagnata”.
Anche lo spazio urbano ed il territorio hanno una loro funzione di generatività di volontariato.Riprendendo James Samuel Coleman, i territori sono capaci di innescare relazioni sociali che sono precursori di percorsi politici per accrescere il capitale sociale del territorio.Quindi spazio fisico, come tessuto connettivo per una serie di soggetti che in modo sussidiario producono ed erogano servizi e creano ricchezza(sociale,economica,ambientale,redistributiva e così via) .Molte associazioni di volontariato provvedono da sole a quei servizi disattesi dalla politica e dallo Stato.Fanno atti politici tradotti in operatività..
Per esempio in sanità ed in altre attività socio-sanitarie il valore aggiunto di servizio,coerente con le aspettative dei pazienti e degenti,viene offerto dai volontari se ed in quanto attivi nelle istituzioni sanitarie.Infatti le esigenze di produttivià sanitaria e il contenimento dei costi ha creato,in alcune realtà,l’esigenza di avvalersi dei volontari per dare tutto ciò che è “altro dalla prestazione”.
Ormai il dibattito fra “cure” ,cioè “curare“, e “care” ,cioè “prendersi cura” ,ha sdoganato la premialità del “care“.
Il “new paradigm of health care” (OECD, 1999) affermava il primato della prevenzione sul trattamento, le strategie di care piuttosto che di cure e, soprattutto, un’integrazione delle politiche che stimoli ed imponga azioni di coordinamento interistituzionale.
Il “Global One Health Joint Plan of Action” (2022-26), offre l’opportunità per affrontare in un modo nuovo l’approccio integrato e unificante in sanità ed inoltre la prospettiva One Health spinge a lavorare insieme per promuovere il benessere e affrontare le minacce per la salute .
In COVID era anche il volontariato ha assunto comportamenti rischiosi. Ora tutto sembra passato. Il volontariato ha maturato il suo valore di atto politico ed integra professionalità con sentimento,razionalità con il senso di solidarietà. A volte facendo attività continuative e quasi infinite e routinarie che spesso non godono di alta considerazione,ma hanno un valore imprescindibile per l’offerta dei servizi.
I volontari prestano informazione, orientamento, aiuto, ascolto, conforto ai pazienti e ai loro familiari che spesso sono portatori di bisogni che vanno ben oltre l’erogazione della prestazione sanitaria. Non può esistere cura senza l’ascolto di questi bisogni.
Si pensi per esempio ai volontari che danno i tickets di entrata ad un paziente negli ospedali,che gestiscono la cadenza dell’accesso agli ambulatori.Per essere concreti: dalla osservazione diretta si è calcolato chei tempi del banale “prendere” il ticket “giusto” con volontario sono un decimo di quello senza volontario.Lascio a voi immaginare le code.
Sono tutti gesti?
No,sono azioni organizzative e di servizio del volontario che fanno percepire al paziente ed al degente il valore dell’integrazione fra sentimento ed azione,fra prestazione sanitaria e condizioni di qualità della vita che agevolano la fruizione della prestazione stessa.
I volontari che offrono informazioni sul “lay out” dell’ospedale,sulla mobilità interna ed esterna, sono condizioni per diminuire lo stress del paziente.In USA ci sono studi su “wayfinding”(oltre la segnaletica).
Avete mai osservato o avuto esperienza diretta all’entrata di un ospedale ,dove non esistono i volontari disponibili ,qual è il livello di smarrimento?
Tutti tasselli importanti dei servizi di “cure” e di “care“.Per esempio fanno in modo che medici e infermiere e oss(operatori socio-sanitari) possano fare il loro lavoro sanitario con maggiore determinazione ed efficienza-efficacia.
Una scelta interessante │ quella del Policlinico di Modena in cui si hanno costanti e costruttivi rapporti organizzativi con l’associazionismo e con i Punti Unici del Volontariato con lo scopo di assicurare equità di condizioni e trasparenza.
Il volontariato ha un suo ruolo negli snodi di tipo organizzativo e quindi diventa anche un atto politico per le politiche delle organizzazioni-aziende sanitarie e in un ospedale è necessario un loro ruolo ed una appartenenza alla governance.
All’estero ormai così è.Esperienza vuole che gli enti di accredimento internazionali(per esempio Joint Commission -A Trusted Partner in Patient Care ; Oeci -Organisation of European Cancer Institutes ecc.) che certificano la qualità delle strutture sanitarie, pongono,fra le prime domande:”Le associazioni dei pazienti o dei volontari sono rappresentati negli organi di governance(cda,comitato di gestione ecc)degli ospedali?”.
La risposta italiana è no. Provocazione?
Lesa maestà:contro chi?Non credo ,perché è un modo di rendere la partecipazione alla governance come una scelta di funzionalità e di efficacia a favore dei pazienti e degenti.
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