“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione”. Un tale di nome Voltaire affermava nel diciottesimo secolo che il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri». La storia di Ilaria Salis porta a Voltaire, alla sua frase che arriva fino ai giorni nostri e resta purtroppo attuale.
Hanno fatto il giro del mondo le immagini odiose di Ilaria Salis, insegnante di Monza 39enne trascinata con una catena nell’aula di un tribunale ungherese, legata mani e piedi e trattata come Hannibal Lecter, il cannibale più famoso della storia del cinema. L’Ungheria di Orban desta scandalo, e non poco imbarazzo fra i suoi alleati nostrani.
Ma come si è arrivati a questo? La storia non è particolarmente complessa, né particolarmente efferata.
Tutto ha inizio poco meno di un anno fa. A Budapest, come ogni 11 febbraio, il clima è teso perché sono i giorni in cui si festeggia il Giorno dell’Onore, una giornata dedicata alla commemorazione dei soldati nazisti morti nella difesa della città dalle forze dell’Armata Rossa. L’Ungheria si riempie per l’occasione di militanti di estrema destra da tutta Europa, è un po’ il loro carnevale, lo strano giorno dell’anno in cui i ruoli si ribaltano: i nazifascisti diventano per qualche giorno “i buoni” che cercano di difendere il popolo dalle angherie del nemico russo.
Ovviamente sono in molti in Ungheria, ma anche nel resto d’Europa, a trovare una simile celebrazione quantomeno irrispettosa nei confronti di chi ha subito le drammatiche conseguenze dell’invasione nazista, nonché lesiva dei valori su cui l’Unione Europea e gli Stati che la compongono si fondano.
Tra questi c’è, appunto, Ilaria Salis, “pasionaria” antifascista, che decide di recarsi personalmente in Ungheria per partecipare ai cortei antagonisti che continuano ad opporsi alla celebrazione dei più famosi genocidi della storia. Durante la partecipazione a queste contromanifestazioni, però, viene accusata, senza prove certe, di lesioni aggravate a due militanti dell’altro schieramento e quindi arrestata e detenuta in attesa di processo in condizioni di massima sicurezza. E le accuse diventano ancora più gravi: farebbe parte di un’organizzazione criminale tedesca, come alcuni degli altri aggressori mascherati presenti quel giorno. Da qui ha inizio il suo calvario.
Quasi un anno in prigione in condizioni inaccettabili, come le eloquenti immagini del processo dimostrano, tra topi e sporcizia. Non è certo una novità d’altronde che le carceri ungheresi non rispettino gli standard richiesti dalla comunità europea.
E il calvario continuerà almeno fino a maggio, data della prossima tappa del processo. Ad assisterla ci sarà ancora György Magyar, avvocato ungherese noto per il suo attivismo nel campo dei diritti civili e pronto a dare battaglia. La procura di contro ha chiesto 11 anni di carcere. Una pena che pare sproporzionata, considerato che tutte le vittime dell’aggressione a cui avrebbe partecipato sono guarite nelle due settimane successive e non hanno nemmeno sporto denuncia.
Neppure l’aggravante che le ferite potessero rivelarsi mortali e la presunta, ma sempre negata dall’imputata, appartenenza ad un’organizzazione criminale possono giustificare appieno queste cifre. Ma Ilaria Salis si è sempre dichiarata innocente e lo ha fatto ancora una volta ieri davanti al giudice.
Le immagini di Ilaria che attraversa l’aula in catene tuttavia sono però state la goccia che ha fatto traboccare il vaso della politica e anche il Governo, che pure vede Orban come un prezioso alleato per le elezioni europee, si è mosso, con Tajani che ha chiesto su X al governo ungherese di agire affinché i diritti previsti dalle normative comunitarie di Ilaria vengano rispettati. Anche Nordio ha parlato di “una fotografia molto dura” e ha poi aggiunto di essersi attivato attraverso i canali diplomatici per rendere più accettabili le condizioni della detenuta italiana. Infine la stessa Giorgia Meloni, imbarazzata dalla scomoda situazione, ha telefonato al premier ungherese per esprimere le sue preoccupazioni. Solo la Lega ha continuato a tentare di minimizzare la situazione.
Non è mancato neanche il commento del commissario europeo della giustizia, Didier Reynards, che ha garantito il suo appoggio all’Italia sulla questione, dichiarando che “la Commissione Europea è sempre disponibile per aiutare, nel quadro dei contatti che l’Italia potrebbe prendere con l’Ungheria”.
Molto forti si sono alzate a loro volta le voci dall’opposizione che accusa compatta il Governo di non fare abbastanza per tutelare i diritti dei nostri concittadini all’estero, nonché di appoggiare le idee del presidente più discusso dell’Unione Europea.
Poco meno di due secoli fa veniva pubblicato “Le mie prigioni” di Silvio Pellico, una delle biografie più lette ed apprezzate dell’Ottocento, un libro rivoluzionario attraverso cui viene fatta luce sulle vicissitudini affrontate in cella e che, per ammissione dello stesso Klemens von Metternich, danneggiò la reputazione dell’Austria più di una guerra persa. Eppure ancora oggi in Europa le condizioni di molti detenuti sono profondamente vessatorie, talvolta ai limiti della tortura, e ben lontane dall’esigenza rieducativa che le carceri dovrebbero avere. Sono già 13 i suicidi in cella nel 2024 e, con un sovraffollamento oltre il 117%, il Belpaese ha non poco da lavorare sul tema della detenzione, aldilà dello shock dovuto a questo fatto di cronaca.
PS: Ilaria è stat soprannominata dagli altri detenuti Giovanna D’arco, gli hanno puliti la cella e sistemato le coperte…. Si dice da quelle parti che un trattamento del genere non si era mai visto… Appunto il livello di civiltà di un paese si misura dalle carceri…
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