C’era una volta…non c’è un modo diverso per cominciare questa bella fiaba che succede nel tempo giusto: l’ottocento, nel luogo giusto: Vienna, e dove alla fine tutti realizzano i loro desideri.
Ma torniamo al principio.
Come dicevamo, c’era una volta una giovane coppia che al numero 7 di Flossgasse a Vienna gestiva una locanda dove si fermavano a bere un bicchiere i marinai delle chiatte sul Danubio.
In questa locanda nasce Johann, insieme a altri cinque fratelli, tre dei quali morti da piccoli, come era normale a quei tempi. Anche la mamma muore poco dopo; il padre si risposa ma poi annega nel Danubio, forse suicida a causa degli affari che vanno malissimo. La matrigna sopravvissuta si risposa con un tale Herr Golder che riesce a sistemare i debiti della locanda e si affeziona ai ragazzini.
Johann comincia a manifestare interesse per le canzoni dei marinai e i concertini organizzati di tanto in tanto intorno al camino e allora Golder gli regala un violino giocattolo, ma quando si accorge che il bambino quel violino lo prende sul serio e volendo per lui una carriera rispettabile e non quella del musicista, cerca di fargli cambiare idea mandandolo, a dodici anni, a fare l’apprendista rilegatore di libri.
Johann non ci sta e dopo un po’ scappa nel bosco fuori città dove per sua fortuna incontra un bravo suonatore ambulante che lo riporta a casa e riesce a ottenere dal patrigno, a cui nel frattempo era passata l’arrabbiatura, il permesso di dare qualche lezione di musica al ragazzo.
Da qui parte tutto.
Presto le rozze lezioni dell’ambulante lasciano il posto a studi più seri.
Johann ha talento, evidentemente, tanto che già a quindici anni suona in una delle migliori orchestre da ballo di Vienna. Qui incontra e diventa amico (e futuro rivale) di Joseph Lanner, col quale, lasciata l’orchestra dove si sono conosciuti, ne fonda un’altra che diventa a sua volta la migliore della città (arrivano perfino a far pagare il biglietto d’ingresso, fatto inaudito all’epoca).
Ma poi litigano, si separano e per l’occasione Lanner scrive il “Valzer della separazione”, primo di una serie di composizioni come si usava allora, che con il titolo richiamano questo o quel fatto, questo o quel personaggio.
Nel 1825 sposa Anna e gli nasce il primogenito Johann, il futuro Johann Strauss Figlio, seguito da altri cinque fratellini. L’onda del successo si impenna: ha organizzato e coordina ben otto orchestre di venticinque elementi ciascuna, che suonano contemporaneamente sotto la direzione sua e di sostituti in giro per i locali di Vienna.
Wagner, presente in città in una di quelle serate, racconta di essersi annoiato a teatro, all’Ifigenia in Tauride di Gluck, a cui era stato portato da un amico intellettuale, ma di essersi poi divertito pazzamente in birreria dove “Il pubblico, inebriato più dalla musica che da quello che aveva bevuto, era infiammato da un entusiasmo quasi frenetico a ogni pezzo che Strauss dirigeva suonando il violino”.
Ormai padrone di Vienna, parte per una serie di giri trionfali in Europa: Austria, Ungheria, Prussia, dove la critica unanime dichiara: “Strauss è un fenomeno musicale. E’ il valzer personificato”.
Qualche tempo dopo, a Parigi, lo vanno ad ascoltare Berlioz, Cherubini, Paganini, Meyerbeer. Si congratulano con lui il Re di Francia e quello del Belgio. Poi, passata la Manica, si trova a Londra per l’incoronazione della Regina Vittoria che diventa una sua fan. E finalmente ritorna a Vienna dove incoronano lui stesso Padre del Valzer.
Ma è anche un padre infedele nella vita: Johann a Vienna, oltre a quella regolare con Anna, ha un’altra famiglia, con Emile, la quale gli darà a sua volta otto figli. Procreatore inveterato, finalmente scoperto, si trova costretto da Anna a scegliere fra lei e l’altra. Sceglie l’altra, divorzia e così Johann Figlio è finalmente sottratto al suo controllo e libero di prendere il volo.
Stranamente dimentico delle sue stesse difficoltà da ragazzo e cieco, invece di esserne orgoglioso, di fronte alla vocazione musicale di suo figlio, papà Johann è sempre stato ferocemente contrario al suo desiderio di diventare musicista e lo ha perfino iscritto al Politecnico per farne un bancario. Per fortuna mamma Anna, in contrasto da sempre con Johann Senior su questa decisione, riesce a organizzare per il ragazzo in gran segreto lezioni di musica con Franz Amon, che è il primo violino nell’orchestra del padre.
Quando papà Johann lo scopre fa una scenata terribile e distrugge il violino del figlio. Ma poi la simpatica e furba mamma Anna trova il modo di smorzare questa stupida ostilità, probabilmente puntando anche sui sensi di colpa che il fedifrago marito doveva avere per l’abbandono del tetto coniugale e il divorzio. E, come detto prima, Johann figlio è finalmente libero.
Durante la rivoluzione del 1848, Johann Senior ha appoggiato apertamente il potere, e ha composto in onore del Maresciallo Radetzky la “Marcia di Radetzky” diventata subito e rimasta per sempre il suo brano più famoso. Questo, specialmente fra i viennesi più giovani e barricaderi (compreso suo figlio), trasforma l’adorazione di prima in definitiva perdita di popolarità.
I tempi stanno cambiando ma il povero Strauss non lo capisce e aggrava la propria situazione scrivendo la “Marcia di Jelacic” e dedicandola al generale di questo nome che aveva represso ferocemente l’insurrezione.
Ormai non gli resta che scendere dal suo piedistallo.
Si ritira e poco dopo muore, ancora giovane.
Al suo funerale, malgrado tutto partecipano migliaia di viennesi e gli suonano il suo “Valzer del Viandante” che ha scritto prima di partire per l’ultima tournee.
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