“kamala IS brat”

“Non capisco cosa avete che non va voi ragazzi. Pensate di essere appena caduti da un albero di cocco? Voi esistete nel contesto di tutto ciò in cui vivete e di ciò che è venuto prima di voi. Nessuno di noi vive isolato, tutti viviamo in un contesto.” La frase è diventata virale sui social ed è della mamma di Kamala Harris, Shyamala Gopalan, scienziata e oncologa indiana poi naturalizzata statunitense. La storia del cocco è piaciuta a Charli XCX, pop star famosissima in UK e USA, che ha dedicato un tweet di tre parole alla Harris coniando un claim potentissimo: “kamala IS brat”, con tanto di alternanza super-meditata di maiuscole, IS, e minuscole, brat, con la stessa grafica del suo ultimo album, appena pubblicato e fin da subito molto popolare. La frase “pensi di essere caduto da un albero di cocco?” della mamma di Kamala è anche stata mixata con le canzoni di Charli ed è diventata un brano per i meme dei social riconoscibile e iconico. Ed il tweet si è trasformato in un endorsement di grande effetto.

Alberi di cocco, KHive, le note di Freedom per gentile e convinta concessione di Beyoncé, insomma Kamala sta diventando una star dei social. E, soprattuto, si sta rivelando capace di trascinare ed entiusiosamare la sua gente. Lo provano i quasi 126 milioni di dollari raccolti nei tre giorni successivi alla rinuncia di Joe Biden alle elezioni, in particolare il giorno successivo all’endorsement del presidente in suo favore.

Crescono a sorpresa le quotazioni di Kamala Harris, capace in pochissimo tempo di raddrizzare una situazione che sembrava disperata per i democratici e di riaprire la partita contro ogni pronostico. A 100 giorni dal voto.

Kamala del resto è una donna da primati: è stata la prima donna, la prima afro-americana e la prima asiatica a ricoprire la carica di vicepresidente USA, la prima donna nera ad essere eletta procuratore distrettuale e poi procuratore generale nella storia della California e la prima donna di colore e prima indiana-americana ad essere eletta senatrice degli States. Insomma una donna che sembra predestinata e che potrebbe anche essere la prima presidente degli stati Uniti donna.

Chi è Kamala Harris?

La Vice Presidente degli stati Uniti ha una storia da manuale dell’American Dream: nata ad Oakland, in California, il 20 ottobre 1964, da Shyamala Gopolan, indiana, e Donald Harris, giamaicano, entrambi arrivati negli Stati Uniti per studiare a Berkeley, lei endocrinologia, lui economia, entrambi con una borsa di studio, entrambi animati dalla passione politica che animava la California negli anni Sessanta. Donald Harris diventa docente di economia alla Stanford University, Shyamala medica oncologa. Da Shymala e Donald nascono Kamala e Maya.

Kamala studia alla Howard Uniovresity e all’Hastings College of the Law di San Francisco per poi intraprendere la carriera legale nella procura distruttuale. Si sposa a Santa Barbara nel 2014 con Douglas Emhoff, avvocato californiano, ebreo. La sorella Maya Harris è analista politica e la nipote, Meena Harris, è la fondatrice della Phenomenal Women Action Campaign. Tra le varie la Harris ha anche scritto due saggi ed un libro per bambini. Non ha figli, ma ha cresciuto quelli che il marito ha avuto in prime nozze.

Il suo curriculum è impressionante, sia da senatrice, sia da procuratrice. Si occupa di aborto, cambiamento climatico, razzismo, assistenza sanitaria accessibile a tutti, violenza da armi da fuoco e riforma della giustizia, tutela dei dati informatici, contrasto alla violenza di genere.

Tra le sue attività da procuratrice ne citiamo due tra le tante. La prima contro la dispersione scolastica e la povertà educativa e la seconda contro i responsabili del disastro di Refugio, in cui erano stati sparsi circa 140 000 galloni di petrolio greggio sulla costa di Santa Barbara in California. La storia si concluse con l’operatore Plains All American Pipeline incriminato per 46 capi di imputazione relativi al disastro ambientale ed un verdetto che riconosce Plains colpevole per la scorretta gestione del suo oleodotto, condannandolo a pagare più di 3 milioni di dollari per le sanzioni e i risarcimenti.

La Harris è un ponte tra i rappresentanti più anziani e più moderati dei democratici, e la nuova generazione, più progressista, di fatto incarna la spinta ad una nuova sensibilità più attenta all’ambiente, all’inclusione e alla lotta alle disuguaglianze e alla povertà.

Due settimane sulle montagne russe

Le due settimane precedenti sono state ricche di colpi di scena: l’attentato a Trump, evento che ha dell’incredibile e ha scosso l’opinione pubblica, l’incoronazione nella Convention dai repubblicani e la scelta di J.D. Vance come suo vice e delfino. Vance per la cronaca è il brillante senatore del Kentucky, incarnazione della rabbia degli Hillbilly, della White Trash del Kentucky e della pancia dell’America, quella dei vinti, nulla a che vedere con le coste dei ricchi e dei radicali chic.

Sul fronte democratico nel frattempo si archivia la pratica Biden, tanto per le pressioni dei finanziatori delle PAC e degli stakeholder di riferimento, quanto per il buon senso del presidente, uno dei migliori che gli USA abbiano avuto dal dopoguerra ad oggi.

Harris incassa l’enormemente di Biden e quello di tutto il partito, compresi i donors, grandi e piccoli di fede democratica. La vicenda della successione e quella delle nomination in casa democrats oggi sembra un formalità, ma non lo era affatto una settimana fa.

Ed è proprio nella performance delle campagne di raccolta di fondi che Harris si rivela una sorpresa: nell’ultima settimana Kamala ha ricevuto 126 milioni di dollari più impegni per 150 e altri 95 ereditati dalla campagna di Biden. Una somma almeno potenziale di 371 milioni di dollari, una cifra importante e inaspettata, ancora più significativa se si pensa che molti di questi soldi vengono da piccole e donazioni e da persone che hanno donato per la prima volta in una campagna elettorale americana. 1,4 milioni di americani hanno finanziato la campagna elettorale della vicepresidente in maniera diretta con piccole donazioni che complessivamente valgono 126 milioni di dollari.

KAMALA POP

La sorpresa vera è che Kamala si è rivelata una straordinaria quanto inaspettata donna da social, una persona che secondo molti commentatori potrebbe trasformarsi nelle prossime settimane in una sorta di icona pop, incisiva, brillante e sorridente. Dopo l’appoggio della pop star Beyonce che le ha concesso l’uso della sua canzone Freedom, potrebbe incassare a breve l’appoggio di Taylor Swift, una che secondo gli esperti sposta e mobilita centinaia di migliaia di voti.

Di sicuro Kamala, la cui attività e la cui storia fino ad oggi erano quasi sconosciute dalle nostre parti, è in corsa, viva, vegeta, agguerrita ed in forma come mai. Tanto che anche Trump che solo una settimana fa dichiarò che la Harris era un avversario facile da battere, comincia a capire che con Brat Kamala sarà tutto tranne che una passeggiata.

Perché come J.D. Vance e forse più di Vance anche Kamala, Brat Kamala, incarna il sogno americano…..


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