KARL POPPER NELLA NAVE DI TESEO

COSIMO PRANTERA E LUCA PRANTERA

Di fronte al verde del prato verdeggiante per la recente pioggia, per inciso molti di voi la pioggia l’avranno maledetta, ma in campagna e’ attesa e vissuta con amore devoto, vorremmo parlarvi della nave di Teseo e di Popper. Ma, non smettete di leggere, immaginando che si inizino astrusi ragionamenti filosofici per demolire un potente baluardo della moderna scienza, ma quello che scriveremo sara’ semplice come un piatto di spaghetti al pomodoro con, unica eccentricita,’ l’aggiunta di una foglia di basilico.

E’ stato un filosofo, Thomas Hobbes a riproporre l’antico paradosso della nave dell’eroe ateniese, nave che immagineremo ancorata nel porto di Atene a ricordo delle battaglie vinte da Teseo. Ma la nave, come tutte le cose, nel tempo deteriorava, e tutte le volte una tavola a babordo od una parte dell’albero marciva e veniva sostituita da legno nuovo. La domanda di Hobbes era: a che livello queste sostituzioni trasformavano la nave in un’altra anonima nave, a che livello di cambiamenti la nave non era piu’ la nave di Teseo? Questo quesito introduceva il paradosso del sorite o della vaghezza che era gia’ noto tra i filosofi presocratici con l’esempio: a che punto una spiaggia, togliendo un granello per volta non e’ piu’ spiaggia, cioe’ quale granello trasforma una spiaggia in un mucchietto di sabbia? Potremmo disquisirne per ore perche’ in quasi ogni cosa che viviamo e che si svolge in un modo continuo, il paradosso appare. Quale capello che cade ci trasforma in calvi? E cosi’ via.

E’ un divertente, anche se banalotto, pensiero filosofico ma che centra con Popper?

Pensiamo all’inizio di quasi tutte le scienze: la chimica nasce dall’ ’alchimia, la medicina dalla magia, e qualche volta ancor oggi la utilizza, e l’astronomia dall’ astrologia. Il paradosso inizia da qui : a che punto l’astrologo diviene un astronomo , un mago un medico e un alchimista un chimico?

Prendiamo ad esempio eclatante Keplero, che pratico’ con ugual zelo l’astrologia e l’astronomia. Ed egualmente, prima di lui, il suo maestro Tycho Brahe fu l’astrologo personale dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo e, contemporaneamente, come matematico imperiale fece importanti studi astronomici. Per inciso, proprio l’eredita’ di questi studi ha fatto sospettare gli storici che fosse stato Keplero ad avvelenare Brahe, ma la riesumazione della salma recentemente ha confermato che Tycho mori’ per una grave ritenzione urinaria, perche’ aveva trattenuto la minzione per parecchie ore essendo in presenza dell’imperatore.

Il paradosso della vaghezza appare qui: quando i pensieri di questi due grandi osservatori del cielo divengono scientifici? Quale e’ la linea di demarcazione tra magia e scienza, cioe tra astrologia ed astronomia? Quando le astrologiche previsioni di Keplero basate su congiunzioni astrali divengono scientifiche e gli permettono di formulare le sue tre leggi sul moto dei pianeti del sistema solare? Qualcuno potrebbe dire, come una cozza attaccata allo scoglio di Popper: quando la sua teoria sarebbe stata’ verificata dai fatti, come dicevano i filosofi del circolo di Vienna ai quali Popper si ispirava. Ma la linea di demarcazione tra scienza e pseudoscienza e’ il popperiano criterio di falsificabilità, cioe’ che una teoria e’ scientifica se esiste un esperimento che puo’ dimostrarne la falsita’, allora il problema si complica.

Infatti l’astrologia può fare previsioni sul futuro e queste previsioni possono essere verificate, anche se ci aspetteremmo che uno studio scientifico ben condotto le rileverebbe come errate nella maggior parte dei casi.

Ma nel pensiero ingarbugliatamente continuo di Keplero chi di noi oserebbe mettere un cutoff point divisivo tra scienza e non scienza?

E se passassimo dall’uomo alla disciplina ed al pensiero umano che l’ha costruita ed elaborata, quando l’astrologia diviene astronomia? Ed inoltre, proseguendo nel ragionamento, quando ed a quale diritto noi, oggi nel nostro secolo, possiamo decidere cio’ che e’ scienza e cio’ che non lo e’?

Il pensiero umano e’ in continua evoluzione, ed e’ una nave di Teseo al contrario, quale tavola la fa diventare la nave che l’eroe sta aspettando?

Non vedete una biblica luciferina arroganza che ci attribuiamo nel decidere cio’ che e’ e cio’ che non e’ se non sappiamo quanti sono i granelli di sabbia della spiaggia ora, e quanti se ne accumuleranno nel tempo?

Non credo sia una domanda banale e coinvolge la nostra vita e il nostro sapere. Aggiungo, apre gli occhi ad un sapere incerto e meno parruccoso.

Ma andiamo piu’ dettagliatamente ad analizzare perche’ la teoria di Popper ha riscosso tanto successo tra gli scienziati e quali sono le critiche che le sono state rivolte.

Interpretando il suo pensiero, al di la’ del ristretto criterio della falsificazione, esso dovrebbe intendere che una teoria e’ scientifica se, nel modo in cui è formulata, possa permettere di identificare dei criteri oggettivi che, se verificati tramite esperimenti, consentano di dimostrarla vera o falsa. La teoria di Popper cosi’ formulata dovrebbe stabilire una linea di demarcazione fra scienza e pseudoscienza.

Il criterio popperiano non contempla, quindi, che una teoria è scientifica solo se e’ dimostrata vera da esperimenti, ma anche se è possibile immaginare un esperimento o un’osservazione che potrebbero dimostrarla falsa.

Molte teorie scientifiche e, ad esempio, tra queste la relativita’ e la meccanica quantistica, al momento che vennero formulate non avevano progetti di esperimenti adeguati a falsificarle.

Popper critico’ aspramente anche la psicoanalisi: nel suo libro “Congetture e Confutazioni” riporta un breve aneddoto che fa capire meglio il concetto che la psicoanalisi, non avendo esperimenti che possano dimostrarla falsa, e’ una pseudoscienza.

Cito a memoria. Un giovane Popper, ancora studente, assiste a Vienna ad una lezione dell’affermato psichiatra e psicoanalista Alfred Adler. Alla fine della lezione, il timido studente si avvicina all’oratore per domandare il suo parere sul caso di un suo amico nevrotico. La sbrigativa risposta di Adler fu una diagnosi assai probabile del problema clinico a lui esposto. Lo sbalordito Popper, a quel punto, chiese all’oratore come avesse cosi’ facilmente diagnosticato un caso apparentemente cosi’ complicato. Ed Adler concluse dicendo che aveva gia’ visto almeno 1000 casi come quello.

Al che il razionalismo critico del filosofo gli suggeri’ l’aspra risposta (che credo non fu formulata davvero) “allora questo sara’ il millesimo ed un caso”.

Questo aneddoto assai probabilmente vero racchiude tutta la filosofia scientifica di Popper. L’ accumulo di esperienze che via via confermano se stesse senza nessun controllo e nessuna critica e’ una metodologia che nulla ha di scientifico.

Sigmund Freud aveva sempre cercato di difendere il concetto che la psicoanalisi fosse una scienza. Per in fondatore della psicoanalisi era evidente che la disciplina fosse una scienza della mente basata sulla teoria evolutiva darwiniana, una scienza della mente nel corpo biologico. Freud non conobbe l’aspra critica che Popper formulo’ sulla sua disciplina, che cosi’ veniva relegata nell’ambito delle pseudoscienze a fianco all’astrologia, omeopatia e pratiche similari. Avrebbe, credo, aspramente reagito all’impertinente filosofo che aveva fatto schierare a suo fianco molti scienziati che, finalmente, si sentivano protetti, dalla diffusione di pratiche pseudoscientifiche. Molte di queste, nel campo medico propugnavano incontrollate terapie, come panacee di molti mali, spesso suggerite da esperienze millenarie di ingarbugliate filosofie orientali.

All’opposto parecchi filosofi e difensori del pensiero di Freud si schierarono a fianco di intellettuali marxisti, contro il pensiero di Popper, anche perche’ il marxismo scientifico era pure lui caduto sotto la mannaia del falsificazionismo.

Alcune serie critiche alla epistemologia popperiana sono state formulate da importanti filosofi della scienza e tra questi Imre Lakatos, Adolf Grunbaum e Paul Karl Feyerabend. In generale le critiche mosse riguardavano l’ostacolo che una visione troppo restrittiva della scienza avrebbe posto allo sviluppo di teorie innovative. Ad esempio Feyerabend evidenzio’ che la condizione richiesta della coerenza, cioe’ che la formulazione di nuove ipotesi fosse in accordo con le teorie precedenti, avrebbe irragionevolmente costretto le nuove teorie a limitare le loro proposte piu’ creative.

Inoltre, una critica ragionevole di Lakatos poneva l’esempio di una teoria che veniva dimostrata falsa da un esperimento: era scienza in quanto poteva essere dimostrata falsa, ma continuava ad essere scienza anche se era stata dimostrata falsa?

Lakatos, nella sua revisione dei principi popperiani, criticava quello che definiva il principio di falsificazione ingenuo del primo Popper. Secondo lui non era sufficiente che una prova sperimentale fosse contraria alla teoria per imporne l’abbandono. Per Lakatos, la scienza non funziona per singole teorie, ma per progetti di ricerca costituiti da un insieme di teorie collegate intorno ad un nucleo teorico fondamentale. In questa maniera, il progetto di ricerca non viene abbandonato in seguito ad una singola prova sperimentale negativa poiché esso può essere protetto modificando le singole teorie disposte intorno al nucleo centrale. Lakatos riteneva dunque che un progetto di ricerca fosse valido se fosse stato in grado di fare previsioni di nuovi fenomeni e scoperte empiriche.

A questi dubbi e critiche si aggiungono piu’ recentemente le obiezioni degli scienziati cognitivi, cioe’ di quegli scienziati che studiano i meccanismi attraverso cui si sviluppa la conoscenza.

Molte teorie che riguardano le scienze cognitive ed in specie i processi mentali ed il difficile problema della coscienza, (che e’ riassunto nella domanda: quali sono i correlati neurali della coscienza, o per semplificare in quale parte del cervello risiede la coscienza di essere IO), pur non avendo esperimenti che possano falsificarle, dovrebbero continuare ad essere considerate scientifiche in quanto utili per tentare spiegazioni dei fenomeni mentali.

La conoscenza, secondo gli scienziati cognitivi, procede, per mezzo di evidenze raccolte sul campo, molto spesso formulate in base ai pregiudizi interpretativi degli scienziati. I pregiudizi interpretativi o di conferma, cioe’ quei pregiudizi per cui noi umani cerchiamo di interpretare le nuove esperienze con le convinzioni che abbiamo precedentemente acquisito, e’ un fenomeno, secondo gli scienziati cognitivi, naturale che fa parte del nostro metodo di conoscenza e, pur avendo i limiti noti dei pregiudizi, e’ uno stimolo alla discussione ed alla circolazione delle idee. Proprio di recente (vedi: Cosimo Prantera “Del caso e della fortuna” [il mondonuovo.club” 2024]) la critica di alcuni scienziati alla teoria di Tononi sulla coscienza ha utilizzato i criteri popperiani per definirla pseudoscientifica.

Nel campo delle scienze cognitive si puo’ incorrere facilmente in questa accusa perche’ le basi teoriche su cui esse sono costruite non hanno, quasi mai al momento attuale, esperimenti che possano convalidarle o dimostrarle false. D’altra parte le conoscenze di base sulle quali una teoria in questo campo puo’ essere costruita non possono che venire da informazioni empiriche, e da interpretazioni di queste informazioni spesso suggerite da intuizioni euristiche. Ed e’ questo complesso quadro interpretativo basato su teorie non dimostrate e’ difficilmente riportabile dentro un ambito scientifico e spesso puo’ cadere sotto la mannaia metafisica.

In conclusione la teoria di Popper ha avuto un impatto profondo sulla filosofia della scienza e sugli scienziati che ne hanno fatto la loro bibbia.

Ma occorre anche considerare che sono in giuoco cospicui fondi per la ricerca nell’ambito scientifico e che una disciplina definita pseudoscientifica potrebbe molto probabilmente perdere importanti

finanziamenti. E questo aspetto pratico ma non secondario puo’ influenzare le dotte discussioni sulla definizioni di scienza.

Tuttavia le critiche al pensiero di Popper servono a chiarire meglio come ogni teoria, anche quella piu’ illuminante e’ quasi mai o mai quella definitiva. Anche la teoria popperiana ha subito questo destino; e questo libera spazio al ruolo della immaginazione nel proporre nuove idee.

Ma comunque Popper si e’ rivelato utile per spazzare via gli imbarazzanti tentativi metafisici di spiegare la nostra nascosta realta’.

Purtroppo questa conclusione non sara’, ahime’, condivisa dai molti popperiani incalliti.


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