LA CRISI DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: VISTA DA VICINO

Invecchiamento della popolazione sanitaria, mancanza di medici formati, distribuzione ineguale sul territorio: sempre più cittadini hanno difficoltà ad accedere alle cure. Come porre rimedio al problema?

Aree rurali o urbane: nessuno è risparmiato dalla carenza sanitaria. Se alcuni territori sono particolarmente colpiti da questa desertificazione, la crisi si estende a tutto il Paese.

Le origini della crisi sanitaria

L’attuale pensionamento dei medici spiega in parte la carenza di medicinali. Il baby boom associato all’invecchiamento della popolazione sta provocando una crisi demografica. Oggi quasi un quarto dei medici di medicina generale ha più di 60 anni. Il numerus clausus delle facoltà di medicina ha accentuato questa tendenza limitando il numero degli studenti. La mancanza di professionisti formati ha quindi portato a pensionamenti senza successori.

Il numero di medici è quindi insufficiente a soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita. L’aumento delle malattie croniche e delle patologie croniche (patologie gravi) amplifica le richieste di cure. Sebbene le città non facciano eccezione a questo problema, le aree rurali sono colpite in modo più specifico. I medici oggi sono alla ricerca di un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata. Questa tendenza li porta ad abbandonare le regioni ritenute meno attraenti, il che crea disuguaglianze territoriali. Di fronte a dati sempre più allarmanti, si devono esplorare nuovi modelli sanitari, a livello nazionale, ma anche a livello locale.

Delegare determinati compiti agli infermieri

Per compensare questa mancanza di medici, i professionisti vengono sempre più sostenuti. La coppia che si può formare con un’infermiera della sanità pubblica è molto utile: potrebbe fare controlli e test di memoria per gli anziani, il che consente un’assistenza precoce. Gli infermieri domiciliari, effettuando visite a casa, consentono di mantenere un sistema con pazienti isolati. Gli infermieri potrebbero avere mansioni estese e sarebbero in grado di svolgere procedure preventive e di screening (follow-up di pazienti con malattie croniche come il diabete ed educazione terapeutica ).

Utilizzare le competenze dei farmacisti

Anche i farmacisti potrebbero essere coinvolti in questa condivisione dei compiti. Questi sanitari potrebbero prendersi cura dei pazienti per alcuni sintomi specifici, tra cui mal di stomaco, rinite o addirittura ustioni. I farmacisti orientano il paziente, fornendogli un farmaco o portandolo a consultare un medico. Non si tratta di sostituire i medici di base, ma di promuovere la consulenza farmaceutica per i “piccoli disturbi”

Telemedicina, uno strumento interessante ma limitato

Gli strumenti digitali aiutano anche gli operatori sanitari nella loro pratica. La telemedicina (consulti a distanza via Internet) è di interesse preventivo. È utile per rinnovare le prescrizioni, ad esempio in podologia o fisioterapia. La telemedicina raggiunge i suoi limiti quando si tratta di trattare i sintomi acuti, ma è utile, invece, per monitorare molti pazienti a distanza. Questo utilizzo della tecnologia digitale limita in particolare il ricorso alle emergenze nei casi in cui i pazienti sono isolati. Senza sostituire la consultazione classica, la telemedicina offre una soluzione di back-up.

Compiti accessori pesanti

I vincoli amministrativi sono tra i problemi spesso identificati dai medici.  Oggi tante procedure sono ancora smaterializzate e si perde tempo. Per mettere in comune alcune attività amministrative, molti medici preferiscono ora strutture collettive, come le case della salute e le medicine di rete.

La crescita delle case della salute

Queste strutture di assistenza multidisciplinare accolgono spesso generalisti, specialisti e infermieri. La sofferenza dei caregiver è generalmente legata all’esercizio della pratica isolata. Questa convivenza permette di preservare la qualità della vita. Migliora anche le competenze e la comprensione delle situazioni complesse in medicina. Le situazioni possono essere discusse tra gli operatori sanitari per una migliore cura dei pazienti. 

Il medico di base deve essere al centro di una nuova organizzazione

Le case della salute consentono anche il confronto su questioni locali. Queste organizzazioni riuniscono personale medico e paramedico che desidera semplificare il percorso di cura dei pazienti. Garantiscono un migliore coordinamento tra la medicina cittadina (assistenza fornita al di fuori dell’ospedale) e l’ospedale durante il percorso di un paziente. Pensare alla salute è soprattutto ospedaliero. Tuttavia, la medicina avviene a livello globale a partire dai luoghi in cui vivono i pazienti. L’emergere di queste aggregazioni può rappresentare una rivoluzione. È la medicina cittadina che crea la propria organizzazione. Purtroppo non basta solo la struttura sul territorio. Bisogna attirare medici formati, che abbiano come visione la salute pubblica, considerando il paziente in toto, colmando le lacune fisiche, psichiche e spirituali dell’uomo.


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