LA DEMOCRAZIA DEI MANGANELLI

Quando, come nel mio caso, ci si è dedicati all’educazione dei giovani per vent’anni nella funzione di docente e per altrettanti in quella di dirigente scolastico, quando si assiste alla violazione dei diritti degli studenti, si accantonano i nuovi interessi e si rientra d’istinto nel ruolo a cui si è dedicata gran parte della vita.

Ci si commuove come il preside dell’istituto scolastico di Pisa che sottolinea con parole strozzate «è successo davanti alla mia scuola!» e come l’ex professore di Liceo Roberto Vecchioni che di fronte alle immagini di una violenza inaudita non trattiene il pianto in diretta nel programma “In altre Parole”.

Lo spettacolo di poliziotti in assetto di guerra che respingono con la violenza un corteo formato da un centinaio di ragazzi e ragazze, la maggiorparte minorenni, a mani nude e a viso scoperto, che per una mattinata hanno lasciato i loro banchi, libri e quaderni per esprimere pacificamente il loro dissenso nei confronti di un popolo oppresso e decimato dall’orrore della guerra, si prova un sentimento di sconforto e di timore di fronte a una ventata di inquietante repressione.

Certamente questi giovani, che la scuola in ogni modo ha incoraggiato a sentirsi cittadini del mondo, si sono identificati nei loro coetanei palestinesi, deprivati da un giorno all’altro della loro normale quotidianità, già al limite della sopravvivenza per ragioni storiche, della loro salute e sicurezza. In un clima di terrore si sono trovati immersi in uno scenario spaventoso fatto di bombardamenti, di familiari sepolti dalle macerie delle proprie case, di loro coetanei uccisi o mutilati, di fughe negate da muri che uccidono anche la speranza di una salvezza.

Nei nostri giovani è scattato un sentimento di empatia, di condivisa sofferenza e questo è assolutamente positivo. Dopo che sono stati definiti fannulloni da qualche ministro poco sensibile, criticati anche giustamente per la eccessiva dipendenza dai telefonini o perché succubi dei loro follower, in questa occasione in cui hanno espresso la loro umanità, sensibilità, partecipazione sono stati puniti con estrema violenza e soprattutto umiliati.
Del resto l’attuale ministro dell’”Istruzione e del merito” Giuseppe Valditara ha dichiarato che l’errore degli studenti va punito con l’umiliazione: niente di più antipedagogico!

Le immagini orribili che sono passate davanti ai nostri occhi riportano noi, non più giovani, a quelle del tutto simili, solo con tratti somatici diversi, degli anni Settanta, alla guerra del Vietnam, alle manifestazioni giovanili di dissenso espresse, come oggi, in ogni forma e in ogni luogo del mondo.

Gli studenti di Pisa, attraverso la dialettica esercitata in classe e sollecitata ogni giorno dai loro docenti, hanno imparato ad esprimere il proprio pensiero, ad essere cittadini liberi, ad esercitare il diritto di manifestazione previsto dall’art. 21 della Costituzione italiana: Tutti hanno diritto di manifestatare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni alro mezzo di diffusione. Questo significa che nessun cittadino italiano può essere perseguitato ovvero malmenato, bastonato, ferito, per aver reso pubbliche le proprie idee, come ancor oggi avviene in Corea del Nord, Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba.

«Naturalmente va tutelato l’ordine pubblico e il fatto che non si creino disordini» ha sottolineato il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli ai microfoni di “Radio Cusano Campus”, nel corso della trasmissione “L’Italia s’è desta”.

«Quindi – ha continuato – la domanda da farsi su Pisa è questa: quanto quei ragazzi stavano creando un problema vero? (…) erano ragazzi a viso scoperto, non disponevano di nessun oggetto in grado di offendere. Ovviamente stavano manifestando, allora vorremmo capire meglio perché è successo».

È di sollievo la reazione della popolazine di Pisa alla carica della polizia avvenuta al mattino in piazza Cavalieri, che è stata immediata e corale: 5000 persone la sera stessa si sono radunate sotto il Comune e sotto la Questura per esprimere pacificamente solidarietà ai giovani studenti.

Non credo invece che si possa essere troppo sicuri che arriveranno risposte esaustive sul “perché”della violenta repressione, come auspica il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi: la Presidente del Consiglio non ha espresso nessun commento sulla gravità di quanto accaduto…

Forse dovrà bastare la frase lapidaria del Presidente Mattarella: Con i ragazzi i manganelli esprimono fallimento.

NDT: LA FOTO IN EVIDENZA E’ UN MEMENTO DEL G8 DI GENOVA


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    LA DEMOCRAZIA DEI MANGANELLI

    il diritto di manifestazione previsto dall’art. 21 della Costituzione italiana: Tutti hanno diritto di manifestatare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni alro mezzo di diffusione.



Commenti

Una risposta a “LA DEMOCRAZIA DEI MANGANELLI”

  1. Avatar Adriana Avenanti
    Adriana Avenanti

    La scrittrice Valeria Biraghi fa riaffiorare la sua lunga esperienza di docente e di dirigente scolastico centrando con puntualità gli aspetti di fondo dell’inquietante episodio di Pisa:
    1) la brutalità ingiustificata dei poliziotti nei confronti di giovani studenti che sfilavano inoffensivi e in modo ordinato, con i loro professori che li osservavano dalle finestre della scuola! 2) la maturità dimostrata dagli studenti nel sentirsi parte di una comunità al di là dei propri confini geografici, ma con gli stessi diritti universali. 3) Il monito pedagogico secondo cui i giovani devono essere ascoltati e incoraggiati ad esprimere il loro libero pensiero come dettato dall’art. 21 della Costituzione, premessa per una sana costruzione della loro personalità e del loro ruolo di cittadini liberi, garanti nel futuro della nostra democrazia conquistata a così duro prezzo e difesa giorno dopo giorno negli ultimi settant’anni. Democrazia che in questo frangente sembra vacillare.