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La guerra a combustione lenta, di Guido Barlozzetti

Riflessioni su un agosto caldo non solo climaticamente

Guido Barlozzetti analizza “La guerra a combustione lenta”. Un contributo di riflessioni su un agosto caldo non solo climaticamente con l’omicidio a Teheran del leader di Hamas  Ismail Haniyeh, seguito dall’annuncio dell’Iran “di una dura risposta  nei confronti della “gang criminale sionista (che) non rispetta alcuna regola o legge”. “Assistiamo cioè a un gioco delle parti – commenta Barlozzetti – per cui si attacca e dunque ci si deve aspettare una risposta e tutto ciò accade in una dislocazione temporale, con una separazione netta tra un prima e un poi che ricorda, sia detto nella consapevolezza delle differenze, una pratica della comicità del cinema muto.

Vi ricordate Stan Laurel e Oliver Hardy che se la prendono con un vicino che assiste alla loro provocazione, li lascia fare per tutto il tempo che è necessario per concluderla e poi a sua volta reagisce, mentre i due che pure sono le vittime restano immobili. E così via, nel cinema di quel tempo questa tecnica si chiamava slow burn, una combustione lenta, una spirale che via via si accentua fino a raggiungere un punto limite”. 


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