In tutti i paesi del Mediterraneo è iniziata la campagna olearia e cresce l’incertezza per il mercato dell’olio d’oliva. Come è noto la produzione dell’olio dalle olive in Spagna è responsabile per quasi la metà della produzione mondiale e il lungo periodo di siccità fa prevedere che siano dimezzate le tonnellate di olive disponibili per la produzione di olio nella campagna 2023/2024.
In Italia i dati dell’ISMEA rivelano un aumento dei prezzi dell’Olio Extra Vergine di Oliva che ha raggiunto a settembre il prezzo di 9,11 €/Kg. Questo aumento si riflette sia sugli agricoltori e i frantoiani che sui consumatori: l’effetto è una contrazione dei consumi di circa il 15-20%. Ancora una volta, come accade ormai da alcuni anni, l’olio italiano scarseggerà: si prevedono meno di 300mila tonnellate di olio prodotto.
La Spagna continua a lottare contro le severe conseguenze di una delle siccità più prolungate della sua storia. I prezzi dell’olio d’oliva continuano a salire, registrando un aumento del 11% in soli due mesi, toccando i 8,42 €/Kg a settembre.
Non vanno meglio le cose in Tunisia e, in particolare in Grecia dove eventi naturali estremi, con incendi e inondazioni, hanno causato danni alle piantagioni di olivi. Le aspettative per il raccolto sono significativamente ridotte, con una previsione di circa il 50% in meno rispetto al raccolto dell’anno scorso.
“L’aumento dei prezzi e una flessione dei consumi nei segmenti di mercato abituati al basso costo – osserva Giovanni Quaratesi, Head of Corporate Global Affairs di Certified Origins – abbinato a una domanda sempre più solida da parte di una clientela nazionale ed estera informata e attenta alle proprietà dell’olio d’oliva, potrebbe favorire l’emergere di opportunità per olii alternativi come quelli vegetali o a base di semi ma allo stesso tempo, favorire i produttori Extra Vergine di alta qualità”.
Il primo fattore di qualità dell’olio dalle olive è rappresentato dagli ulivi e dalla loro coltivazione. Il patrimonio del nostro Paese è rappresentato da oltre 500 varietà. Tante cultivar significano biodiversità, grande varietà e tipicità nelle produzioni di olio: un inestimabile risorsa unica nel mondo che i frantoi artigiani difendono e valorizzano perché avere un portfolio varietale così ampio consente di diversificare la propria offerta e di fornire prodotti, sul mercato nazionale e internazionale, sempre nuovi e per tutti i gusti. Significa non solo rendere ricca la proposta gastronomica, ma soprattutto dare al consumatore la più ampia possibilità di scelta.
L’artigiano, secondo l’etimologia della parola (dal latino ars, arte), è l’artista: una persona che elabora le materie prime in base a regole che appartengono alla tradizione ed alla cultura in senso materiale del territorio in cui vive, interpreta quelle regole in base alla sua sensibilità, al suo estro, alla sua abilità personale, e giunge infine ad un risultato, un prodotto della sua creatività.
Biodiversità, tipicità, tecnologia, creatività, professionalità fanno si che nessun olio di frantoio è uguale ad un altro: il senso della produzione artigiana è proprio nella diversificazione degli aromi, dei sapori, cosi come diversa è la interpretazione delle regole da parte del mastro oleario, e la miscela delle cultivar usate, anche in relazione alla natura del terreno in cui vegeta l’ulivo e alle condizioni climatiche del territorio.
Purtroppo la normativa sulle etichette, sia europea che nazionale, non consente di aggiungere alla dizione olio extravergine di oliva la qualificazione “artigianale” anche se non ci sono regole o leggi che lo vietano. In più c’è da dire che dal 24 marzo 2014 esiste una legge che riconosce il frantoio oleario produttore di olio dalle olive e che individua nel mastro oleario il professionista che ha la responsabilità della produzione e del confezionamento del prodotto.
È proprio la cura del mastro oleario, la flessibilità delle tecnologie e la diversità dei processi di produzione, le cultivar usate e la loro diversa miscelazione, a garantire l’alta qualità dell’olio artigianale ed è questo il messaggio che si vuole trasmettere al consumatore.
A sua garanzia sta la possibile adesione del frantoio artigiano – che voglia sottolineare l’origine del suo prodotto e qualificarlo – ad un consorzio e ad un disciplinare di produzione, con tutti i conseguenti controlli pubblici e consortili per evitare frodi ai danni del consumatore ed una illecita concorrenza da parte di coloro che avessero la tentazione di mettere in commercio un prodotto diverso da quella risultante dalla conformità al disciplinare qualificandolo come olio artigianale.
A tale scopo la dizione in etichetta di “olio extravergine di oliva artigianale” deve essere accompagnata, oltre alla eventuale adesione al disciplinare anche dalla indicazione delle cultivar utilizzate: la veridicità di quanto affermato potrà essere facilmente verificato attraverso i dati del SIAN.
Naturalmente ogni mastro oleario potrà combinare nel modo ritenuto più opportuno le cultivar usate, con combinazioni diverse e la conseguente annotazione derivanti per l’olio ottenuto (leggero, forte ecc.), come avviene già oggi ma senza alcuna indicazione del motivo di quella annotazione.
In questo modo si evita che possa essere messo in vendita come olio artigianale quello prodotto in altri Paesi e si sottolinea implicitamente l’uso di olive italiane non meramente indicate in etichetta ma che trova riprova nel SIAN.
La finalità perseguita è quella di comunicare al consumatore l’alta qualità dell’olio artigianale nel rispetto dei criteri stabiliti dalle norme vigenti. D’altra parte sia la decisione dell’Autorità per la concorrenza, che la giurisprudenza forniscono precise indicazioni a proposito delle caratteristiche che un prodotto deve avere per poter essere qualificato artigianale.
Nel corso degli ultimi decenni è nato un consumatore responsabile, consapevole e informato: che legge l’etichetta dei prodotti per garantirsi il diritto di difendere la propria salute. Contemporaneamente ha preso forza l’impresa artigiana del cibo, che è stata capace di intercettare i bisogni del nuovo consumatore che sullo scaffale cerca un cibo buono, sano al giusto prezzo, garantito dalla tracciabilità della filiera produttiva, dalla corrispondenza tra indicazioni dell’etichetta e contenuto della confezione, dalla garanzia della pubblica autorità sulla non tossicità dei prodotti e quindi le sue caratteristiche di qualità, salubrità e localismo.
Difesa del cibo artigianale tradizionale significa difesa della cultura, delle tradizioni, della storia del nostro Paese che si esprimono anche nella cucina, espressione non secondaria della cultura in senso materiale di un popolo. La vera tutela del Made in Italy è anche tutela del cibo artigianale ed insieme dei suoi ingredienti più tipici tra cui l’olio artigianale. Per il pieno successo dell’olio made in Italy non c’è altra strada che quella della qualità.
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