LA SACRALITA’ DELL’ATTORE

(Lettera aperta a Roberto Herlitzka)

Carissimo,

scusami l’ardire di questo appellativo, ma in questo momento ti sento così “carissimo” ossia lontanissimo essendo tu partito per un lungo viaggio così ti scrivo per riprendere con Te un discorso mai iniziato.

Sono certa che saprai apprezzare i sermoni sull’Arte per eccellenza cioè il Teatro e che solo un attore come Te può comprendere e condividere le mie idee in merito.

Ritengo che il teatro sia fonte di interesse e partecipazione corale quindi di aggregazione senza distinzione di genere e di estrazione sociale. Nessuno meglio di Te può comprendere questa mia passione, Tu che hai fatto di questa disciplina lo scopo primario della tua vita insieme alla tua cara compagna Chiara! Ricordo perfettamente la mia emozione quando mi accingevo a raggiungerti a teatro per una tua performance nelle fredde e buie serate d’inverno. Una sera eri Edipo, cieco e mortificato per l’azione contro natura commessa non per tua colpa ma per una sorta di destino a Te pronosticato da un aruspice senza possibilità alcuna di interrompere quel destino infame a cui sei stato sottoposto per espiare la colpa. Ti ricordo in Shakespeare con il tuo ex Amleto splendido lavoro di scrittura scenica per interpretare la solitudine di una persona estremamente sola mettendo così in risalto una condizione umana riferita ad ogni persona che, nel tentativo di verificare e rendere nota l’ingiustizia subita, ne esce sconfitto. Tanti, tantissimi i personaggi da Te interpretati, di ognuno ne hai raccontato pregi e difetti tanti da comporre, sotto l’egida di una candid-camera, un reportage antropologico comprendente la parte più intima dell’essere. Quasi un self-portait che, prendendo spunto dalle loro azioni, in fondo, hai analizzato in una sorta di catarsi Te stesso usando il teatro come palcoscenico della vita ove depositare il tuo testamento.

In questi giorni, come puoi immaginare, molti o meglio tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerti stanno parlando di Te esaltando, come è giusto che sia, le tue capacità attoriali, le tue virtù personali quali l’intelligenza, la genialità e soprattutto la tua eleganza e signorilità. Il tuo atteggiamento regale e severo destava un po’ di imbarazzo, ma poi, quando si alzava il sipario tutto svaniva per lasciare posto alla osmosi che si creava tra Te e il pubblico che avvertiva la tua sacralità per un teatro serio e umano. Le tavole del teatro si sono impolverate della tua voglia di comunicare e di trasmettere al tuo pubblico ciò che avevi da comunicare. Il suo applauso caldo ed affettuoso ti appagava del lavoro e dell’attenzione che mettevi in ogni tua performance, di rimando, il tuo inchino con la mano destra sul cuore commuoveva ogni spettatore che, lasciato il teatro, portava a casa le emozioni da Te suscitate.

Non credo di dover elencare tutti i tuoi lavori o creature da Te partorite durante la tua esistenza, per questo c’è Google che risponde bene a questa richiesta.

Ti saluto con affetto ed ammirazione certa di essere stata davvero fortunata per averti incontrata durante il mio cammino.


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