IL RINOCERONTE
IL RINOCERONTE E’ STATO A “CATANIA DIDACTA”
Come potrebbe essere la scuola del futuro delle nuove tecnologie?
Difficile dirlo, anche se una idea qui a Catania ce la siamo fatta. La scuola sarà digitale e super tecnologica, con supporti elettronici, robotica, realtà aumentata, ambienti didattici innovativi 4.0 e contenuti editoriali nuovi per nuovi “ecosistemi di apprendimento” che gia oggi incominciano a definirsi.
In questo scenario per non “subire” l’intelligenza artificiale, dobbiamo pensare che il digitale è una risorsa per accelerare quella trasformazione del modello scolastico “trasmissivo” che appartiene al secolo scorso. Insomma bisogna accettare la sfida e dare senso al cambiamento.
La nascita dell’intelligenza artificiale generativa ha accelerato ulteriormente le trasformazioni in atto nella vita sociale e lavorativa di ciascuno di noi, scuola compresa. Impossibile per chi fa educazione o formazione pensare di vietare l’uso dell’intelligenza artificiale nelle scuole, in particolare a studenti che nel digitale ci sono nati e cresciuti. Meglio, anzi necessario, stare dentro il processo di cambiamento e provare a dare un forma e un significato nuovo al mondo dell’education.
Se ne è parlato i questi giorni a Catania a Didacta che, per numero di visitatori e di espositori è l’evento dedicato alla formazione e all’innovazione didattica più importante tra quelli che si svolgono in Italia.
Per il secondo anno consecutivo Didacta alla tradizionale edizione fiorentina abbina un appuntamento in Sicilia, a Catania, negli spazi di SiciliaFiera a Catania, animato da 535 eventi, e 175 aziende con proposte e soluzioni nel settore dell’EDU TECH.
L’edizione siciliana di quest’anno, “Uno sguardo al futuro: l’intelligenza artificiale”, è interamente dedicato all’IA, e alle sfide che la tecnologia digitale porta alla didattica tradizionale.
Nella tre giorni siciliana sull’educazione si è parlato (finalmente) di trasformazione, cioè di come il digitale cambierà la natura dei processi formativi edu educativi e su come potrebbe incidere sul senso stesso di questi processi. La scuola tornata al centro del dibattito pubblico oggi è forse la più grande sfida per il nostro paese, non solo le competenze, ma anche il sapere in senso lato. Senza saperi e competenze l’innovazione non funziona, ne nelle aziende né nella comunità. E senza senso l’innovazione che più che cambiare la nostra società la trasforma diventa un fine e non un mezzo come dovrebbe essere.
C’è poi un secondo aspetto della questione altrettanto interessante. La digitalizzazione della scuola e della formazione è un gran business, una sorta di “Unicorn Companies” in grado di cercare indotto sistema attraverso produzione culturale e innovazione.
Il settore dell “EDU-TECH” vale oggi circa 19,5 miliardi di euro, (Rreport di Edtech Italia, l’associazione di imprese italiane per l’educazione e le competenze del futuro).
Il trend, partito con la pandemia, è destinato a durare, per due motivi. Il primo è che solo il 4% dell’istruzione è digitalizzata, quindi c’è uno spazio molto ampio per l’introduzione di nuove tecnologie. Il secondo consiste nel fatto che l’istruzione è fondamentale per affrontare la complessità del presente e del futuro, e le sfide sociali cruciali delle competenze del mercato del lavoro e della transizione verde. L’unico veramente abilitante e trasversale.
SEGNALIAMO