Dove sta andando questo mondo
Necessità di un Metaumanesimo
Il mondo di oggi sta vivendo un momento di grave e angoscioso disagio o, come scrive lo storico inglese E. J. E. Hobsbawm (1917-2012), “ una nuova epoca di decomposizione”, i cui elementi di fondo sono ben noti a tutti: la diffusa e grave instabilità che sta attraversando tante società, il ritorno di alcuni punti storici ritenuti superati (fascismi vari, estremismi terroristici, capitalismi senza regole…), le incertezze con lo scacco alla ragione che si vanno facendo sempre più strada in molte menti, lo stravolgimento prima e il rovesciamento poi della scala dei valori, il prevalere dell’uomo virtuale con il tradimento della sua naturalità, la corruzione con il ”dio” denaro entrato ormai in quasi tutti i gangli nella vita delle persone e delle comunità sia di quelle istituzionalizzate che non, una incertezza profonda per il futuro con i gravi cambiamenti climatici in atto e le conseguenti desertificazioni, il trionfo di un “pensiero debole “ e di un diffuso e deprimente relativismo, le molte disuguaglianze sociali e le molteplici nuove povertà e precarietà a scapito dei diritti e della dignità delle Persone, i numerosi malesseri psichici e le troppo frequenti morti innocenti.
L’insieme della fenomenologia del mondo moderno si riveste, dunque, di una pluralità di manifestazioni, molte delle quali pongono in serio dubbio quella dose elementare di equilibrio che dovrebbe sempre caratterizzare un comportamento degno di essere definito come umano. Ai su menzionati elementi di crisi sarebbero da aggiungere alcuni altri come la dissennata dissacrazione della Bellezza e della Natura, la perdita della memoria non solo del passato ma spesso anche del presente, una globalizzazione selvaggia, la diffusione della criminalità, della fame, di intolleranti fondamentalismi religiosi, di migrazioni di interi popoli, di dipendenze talora patologiche dalla tecnologia e si potrebbe continuare. Insomma ci si sta avviando verso un mondo caratterizzato da una “vita liquida” (Z. Baumnan) senza peso né valore, da “funzionari” della tecnologia compresa quella dell’Intelligenza Artificiale (U. Galimberti), dall’ “assenza di uno scopo” (F. Nietzsche), da una eccessiva ricerca di salutismo e talora da una drammatica assenza di risposte sanitarie concrete alla richiesta di aiuto, da sperequazioni economiche e lavorative di drammatica entità. E si potrebbe proseguire con la crisi della scuola, della famiglia, delle tante disastrose guerre, del folle imbarbarimento in molti comportamenti…
Il solo pensare a una tempestiva azione preventiva di tutto ciò diventa molto faticoso. Ci si chiede allora: ma in quale presente si è costretti a vivere? Con quale speranza per il futuro?
Questa è la realtà come si prospetta oggi: poche luci e molte ombre, con un tempo, che, invece di elargire sollievo, viene respirato come un qualcosa di difficile accettabilità. Sarà, forse, stato sempre così nella Storia? Può darsi: ma non in questa misura. Quanta strada c’è, allora, da percorrere perché si possa rimuovere questa negazione e arrivare a quel Metaumanesimo, destinazione evolutiva alla quale ognuno dovrebbe ambire nel proprio cammino personale e che solo un pensiero critico potrebbe accelerarne la realizzazione.
A questo proposito, anche se partendo da angolature diverse, avevano visto bene M. Heidegger (1889-1976), Th. Adorno (1903-1969), J. Habermas (1929) e tanti altri filosofi nel descrivere la crisi del mondo moderno con i suoi vuoti (nichilismo come “privazione di senso”), le sue molteplici contraddizioni e una risposta che si poteva trovare unicamente posizionandosi “oltre” e “al di là”degli stessi schemi e ciò non lo si è fatto.
In modo particolare J. Habermas, uno dei principali esponenti della Scuola Critica di Francoforte (anni ’20-’60), insieme a Th. Adorno, M. Horkheimer, W. Benjamin, E. Fromm e H. Marcuse, ha elaborato la Teoria della comunicazione, non più strumentale (al sistema) o soggettiva, ma quella intersoggettiva fra uomini liberi: è l’Etica del discorso, che, per definirsi tale, deve rivestire il carattere della universalità, con le quattro caratteristiche proprie della stessa:
- La correttezza
- La verità
- La veridicità
- La comprensibilità
La sua è una prospettiva dialogico-emancipativa, perché intende proporre per l’umanità la liberazione dal principio di autorità, che nel tempo ha quasi sempre generato schiavitù e repressione. La sua è la fondazione di quella che si chiama una “Nuova ragione comunicativa”, nella quale il più importante elemento fondante si basa sul paradigma conoscitivo della intersoggettività.
Sotto altra forma e in contesti diversi la medesima cosa avevano affermato i due grandi Logici Matematici austriaci K. Gȍdel (1906-1978) e L. Wittgenstein (1889-1951).
Ci sarebbe allora da chiedersi: a quanti sta veramente a cuore questo orizzonte più solido del conoscere e del vivere?
Si ha bisogno, dunque, di una seria riflessione sulla necessità di ritrovare una Nuova Umanità, meno vulnerabile, com’è quella attuale, ma un po’ più Matura e finalmente giunta allo stadio Adulto, in grado di affrontare le sfide e le gravi responsabilità che l’inquieto mondo di oggi le sta chiedendo di assumersi. Nel racconto autobiografico Mario e il Mago pubblicato nel 1930 il grande scrittore tedesco e Premio Nobel Thomas Mann (1875-1955) scriveva che arriva sempre un momento nel quale lo spettacolo finisce e ha inizio o la catastrofe o la redenzione: personalmente egli preferì la denuncia del Male (il nazismo). Dunque si è dinanzi a un bivio.
In realtà di semplice Umanesimo già si parlava e discuteva sin dall’epoca di Dante, Petrarca e Boccaccio. Durante tutto il Medioevo l’Uomo era ritenuto una presenza di secondo piano nel teatro della Storia, perché al centro di tutto vi era Dio e chi Lo rappresentava sulla terra, cioè la Chiesa e il Papato. Con la riscoperta dei testi classici greci e latini, grazie anche al vivace dibattito sviluppatosi all’interno delle Libere Università (Bologna, Ferrara, Padova…) e al generoso mecenatismo di alcune corti rinascimentali, da allora ebbe inizio il forte impulso allo studio delle “Humanae litterae”, che trovò i suoi maggiori interpreti in B. Telesio, T. Campanella, G. Bruno, L. Valla, A. Poliziano, P. Bracciolini, C. Salutati e, fuori Italia, Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro.
L’Uomo con tutte le sue potenzialità creative, dilatate con il ricorso alla Ragione (Illuminismo), riacquistava così la sua centralità con la conseguente affermazione della capacità di poter comprendere tutto facendo leva unicamente sulle sole forze razionali (Positivismo, Scientismo), anche se questa posizione sarà poi fortemente criticata da K. Popper (1902-1994) nel suo saggio “Lo scopo della scienza”, perché ritenuta tendenzialmente favorevole alla nascita di ideologie autoritarie.
Il passaggio conoscitivo, allora, dovrebbe prevedere in progressione queste seguenti fasi, come si dice, da spacchettare: Teocentrismo – Antropocentrismo – Biocentrismo – Cosmocentrismo.
Ѐ proprio in quest’ultimo momento, cioè nel Cosmocentrismo (concetto peraltro già presente in Platone, Celso e in tanti filosofi e teologi), che si riflette e si racchiude maggiormente il Tutto. Ѐ in una simile prospettiva più completa che andrebbe, dunque, inserito e sviluppato il discorso sul Metaumanesimo (=verso l’Uomo con la “U” maiuscola), che coincide con un salto di qualità (intellettuale e etico) nella conduzione dell’esistenza. Alla fine esso si presenta come un servizio che l’Uomo Maturo, piccolo ma importante paragrafo di questo mondo, ha da rendere all’insieme dell’Universo e al Suo Creatore. Qui sta la vera grandezza dell’Uomo Nuovo.
Ci sarebbe da chiedersi: quale avvenire si sta predisponendo per le nuove generazioni? Con quali prospettive in quanto a pace, sicurezza e garanzia di una dignitosa sopravvivenza? Nelle mani di chi si andrà a delegare la gestione del vivere quotidiano? E l’avvenire del pianeta? La concordia e la pace fra culture e religioni diverse saranno assicurate dalla presenza di una Umanità più Responsabile e Saggia, cioè Metaumana?
A tutta questa serie di domande occorre saper dare quanto prima una qualche risposta. Da qui l’urgenza di un progetto di Rigenerazione Umana, la cui realizzazione è chiamata a risolvere preliminarmente due difficoltà derivanti da due domande fondamentali: da chi dovrebbe essere avviato un tale processo e in quale direzione?
Ѐ proprio dinanzi al primo interrogativo che, purtroppo, ci si blocca: da Chi?
Come risposta più naturale e immediata verrebbe da dire: da Tutti, a seconda delle proprie possibilità e del personale grado di evoluzione interiore, anche se questo, purtroppo, non accade quasi mai.
E allora? Il minor male sarebbe quello di trovare persone con la compresenza in esse di almeno due qualità: una comprovata credibilità morale e una competenza professionale documentata e riconosciuta da tutti. Simili soggetti esistono: occorre solo saperli individuare e valorizzare. Naturalmente ciò non è assolutamente da confondere con l’affido del destino di un popolo nelle mani di uno o di pochi soggetti o di presunti “superuomini” o “superdonne”: tutt’altro,
In quale direzione?
La risposta qui non si presenta ardua. L’Uomo chiede principalmente solo la concretizzazione di alcune certezze essenziali, come il rispetto del diritto a una sopravvivenza decorosa, la dignità di un lavoro e di una adeguata realizzazione delle sue aspirazioni, un tetto tranquillo per sé e i propri figli, la garanzia di una sicurezza sociale, l’attuazione del diritto all’istruzione, la libertà di pensiero, di parola, di stampa e di manifestazione delle personali convinzioni sociali, culturali, politiche e religiose, un controllo su eventuali attività criminose compiute da terzi, soprattutto un’era di pace e di un uso più accorto e intelligente della Tecnologia.
A tutta questa serie “normale” e legittima di richieste, dando risposte adeguate, si può dire che si è potenzialmente vicini a una augurabile svolta, alla nascita cioè di un nuovo, autentico e compiuto Metaumanesimo.
Le presenti osservazioni intendono offrire solo alcuni spunti di riflessione su vari aspetti della complessità della vita odierna, un invito a riportare l’Uomo all’Età del recupero di quell’”anello mancante” (la Lucy 2), la cui assenza ne ha fatto un “Uomo mancato”.
Questo, appunto, è il Metaumanesimo, la nascita cioè di una Nuova Creatura dotata di un completo sviluppo del suo Pensiero formale e pienamente Consapevole del Sé, comprese le proprie ferite, del suo ruolo nel Tempo e del Fine Ultimo che è chiamato a realizzare nel personale destino: l’Amore Intelligente e Responsabile verso l’intero Creato.
Riassumendo, sul piano della filogenesi così potrebbe presentarsi la storia del quadro evolutivo dell’Umanità: Australopithecus (4 milioni e 300.000 anni fa) – Lucy 1 (3 milioni e 200.000 anni fa) – Homo habilis o faber (2 milioni di anni fa) – Homo erectus (1 milione e mezzo di anni fa) – Homo sapiens (200.000 anni fa) – Homo sapiens sapiens (35 mila anni fa: l’uomo moderno con i suoi pregi e i suoi numerosi difetti) – Homo oeconomicus (l’uomo che pensa prevalentemente agli affari) – Homo technologicus (l’uomo postmoderno guidato dalla macchina) – Homo noeticus (il mistico secondo Teilhard de Chardin e quello virtuale frutto della dipendenza dal cyberspazio, cioè dalla Rete) – Metahomo (quello non più governato né dagli istinti né dagli affari né dalla macchina, ma dalla Saggezza come Libera e Armonica Sintesi fra Trascendenza e Immanenza, del quale, però, ancora non si intravvede la sua concreta comparsa in una sorta di Lucy 2). Sarà così? Chissà. La Vita è un Dono e, come tale, va difesa, conservata e sviluppata con un Processo formativo continuo da operare nelle Coscienze Umane, in una società mai più umiliata verso il basso e dominata dalle molte élite finanziarie. Speriamo si arrivi quanto prima a una simile meta.
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