Quindici/B Techné Storie di media e società
Guido Barlozzetti
Conduttore televisivo, critico cinematografico, esperto dei media e scrittore
Una riflessione di Guido Barlozzetti dopo “l’esplosione dei cercapersone nelle mani degli Hezbollah tra Libano e Siria” considerato dall’autore “un nuovo, drammatico e sorprendente, capitolo di uno scontro che, oltre che fra i tunnel e le macerie di Gaza, si combatte sul fronte delle tecnologie digitali e online”. Secondo Barlozzetti “Siamo tutti connessi e non solo perché abbiamo il telefonino, ma perché il digitale sta diventando il minimo comune denominatore di tutto. E ciò che è accaduto dimostra la raffinatezza estrema di un’attrezzatura tecnologica e la lucidità di una strategia che sa sfruttare la contraddizione che è intrinseca alla tecnologia”.
18 settembre 2024
Dove sta la guerra oggi? Chi la combatte? E come? L’esplosione dei cercapersone nelle mani degli Hezbollah tra Libano e Siria è un nuovo, drammatico e sorprendente, capitolo di uno scontro che, oltre che fra i tunnel e le macerie di Gaza, si combatte sul fronte delle tecnologie digitali e online.
Stupore, sconcerto, impotenza sono le reazioni a fronte di un evento del tutto imprevedibile, così come – immaginiamo – la soddisfazione di chi resta celato in una remota invisibilità, accentuata dalla mancanza di qualunque rivendicazione, anche se non è difficile pensare a chi possa aver ordito un congegno a orologeria così sofisticato e devastante.
Se infatti tanti aspetti restano misteriosi, questo passo dà l’impressione di un salto di qualità nello sviluppo della war on line, con prospettive che potrebbero sconvolgenti, e si manifesta con l’evidenza di alcune novità
Le esplosioni sono avvenute in simultanea, come se una mano remota avesse chiuso un circuito che nello stesso momento ha fatto saltare i dispositivi di tanti miliziani.
Il raggio d’azione è stato grande quanto la rete dislocata sul territorio di quei beeper, al punto da coprire la Siria e il Libano.
I miliziani sono stati colti completamente di sorpresa, nulla ha annunciato ciò che stava per succedere. Tanto meno erano preparati a fronteggiare un attacco, come appartiene a chi si trova a partecipare a un combattimento, perché in questo caso non si è trattato di uno scontro, chi è stato colpito si trovava in assoluta tranquillità nelle situazioni più diverse della vita quotidiana, per strada come in un supermarket.
Dunque, stiamo parlando di un colpo orchestrato da remoto che non si è affidato a macchinerie teleguidate come i droni o i missili, ma ha usato un oggetto personale, uno di quegli attrezzi che servono per restare in contatto e che in questo caso erano stati acquistati per evitare di affidarsi ai telefonini che lasciano ormai tracce alla mercé di chiunque e quindi consentono di essere individuati troppo facilmente.
Dovevano essere delle alternative sicure e si sono rivelati dei micidiali cavalli di Troia.
Con un effetto che inevitabilmente rimanda a una strategia: nessuno è al sicuro, si può colpire chiunque, in qualunque momento e in un modo che insinua un dubbio sconcertante in quella che dovrebbe essere la normalità della vita di ogni giorno, perché a questo punto nulla e nessuno sembrano al riparo in un mondo in cui la rete è arrivata ovunque, ha invaso ogni sfera del comportamento, dal lavoro all’intrattenimento.
Siamo tutti connessi e il problema sempre più arduo è trovare modalità per sottrarsi al controllo, avendo però la necessità di mantenere una rete di contatti, tanto più quando si parla di un’organizzazione (para)militare – Hezbollah – che nel passato ha messo in difficoltà l’esercito dell’avversario, con tattiche che però restavano nel perimetro di una guerra/guerriglia tradizionale, semmai aggiornate alla leggerezza delle armi e alla velocità degli spostamenti. Qui invece, si sta voltando pagina e si rivela la crescente importanza di una strategia tecnologica ubiqua silente.
Dunque, se questi sono i tratti che definiscono l’avanguardistica operazione, la domanda più inquietante riguarda il retro, il back che ha organizzato e portato a termine un fuoco artificiale tanto spettacolare quanto capillare.
Nella nebulosa che circonda la deflagrazione dei cercapersone mi pare chiara la capacità di sfruttare quella che possiamo chiamare l’ambiguita della connessione: vale a dire il paradosso per cui più sei e devi essere connesso, più quell’elemento strutturale di forza rischia di rovesciarsi in una debolezza.
Siamo tutti connessi e non solo perché abbiamo il telefonino, ma perché il digitale sta diventando il minimo comune denominatore di tutto. E ciò che è accaduto dimostra la raffinatezza estrema di un’attrezzatura tecnologica e la lucidità di una strategia che sa sfruttare la contraddizione che è intrinseca alla tecnologia.
Poi ci saranno pure i servizi segreti, i passaggi di quegli attrezzi da una mano all’altra, l’insipienza naïf… ma l’ampiezza della scala e una dimensione operativa punto a punto dicono di una svolta.
La guerra resta guerra, a Gaza sono quasi quarantamila i civili morti e molti tunnel restano impenetrabili, in Ucraina i soldati combattono e muoiono sulla linea del fronte.
Questa sanguinosa referenzialità però convive ormai con un’anima digitale. Satelliti, droni, adesso innocui beeper e domani chissà. Tutti agli ordini del Generale Algoritmo.
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