di Michele Mezza
La tecnodestra usa l’Italia per biodegradare lo spazio pubblico e sminuzzare l’Europa
Questa volta, dopo le stagioni di una terza via di sinistra fra est e ovest, è la destra, o meglio una nuova tecno destra globale ,a fare le sue prove generali nello stivale, trasformando un governo reazionario in un partner privilegiato dell’anarco liberismo digitale.
La vicenda della liberazione di Cecilia Sala – giocata tutta in prima persona dalla premier, con una trattativa privata con il presidente eletto americano Trump , anche a costo di trovarsi in contrasti con i suoi stessi apparati di sicurezza, come hanno dimostrate le dimissioni dell’ambasciatrice Belloni dal vertice dei servizi segreti – intrecciata alla sovrapposizione di Elon Musk al sistema delle comunicazioni satellitari degli apparati di sicurezza italiani, anticipa , nelle forme e nei contenuti, l’avvento di una post-democrazia senza stato.
L’onda che arriva dagli Stati Uniti, governati dalla strana coppia formata da un miliardario populista e da un super miliardario globalista, punta ad usare il bel paese come piattaforma per omologare il vecchio continente che, come l’angelo Novus, corre in avanti ma con la testa stabilmente attratta dal passato.
Come scrive Yuval Harari nel suo ultimo tomo Nexus, “una società è sempre composta da una burocrazia e una mitologia”. Vale a dire, da un’infrastruttura amministrativa che armonizza poteri e relazioni in base ad una narrazione che ne fissa valori e obbiettivi. Con l’automatizzazione delle decisioni, la seconda vuole soverchiare la prima.
Per due secoli il capitalismo ha combinato stato e mercato, l’uno a supporto dell’altro. Ora la tecno destra punta ad assorbire il primo nel secondo, usando la domanda di partecipazione di enormi moltitudini della popolazione terrestre – parliamo oggi di almeno 5 miliardi di persone, fino ad oggi escluse da ogni processo sociale – per sostituire quello spazio pubblico che era lo stato, pensato per platee più limitate e selezionate, quali erano quelle dell’occidente euro americano, con sistemi tecnologici che permettono, mediante la privatizzazione dei dati e l’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale, di distribuire servizi altamente personalizzati ad ampie masse di utenti.
La tecno destra trasforma appunto i cittadini in utenti, sostituendo la partecipazione con l’efficienza.
In assenza di qualsiasi forma di contrasto e dialettica politica, l’economia digitale ha realizzato l’utopia del capitalismo totalitario, coniugando la massima orizzontalizzazione dei comportamenti, il networking, con la massima verticalizzazione delle decisioni, riservate alla proprietà dei dati e del calcolo.
Dopo esserci stupiti delle smart-city, siamo arrivati agli smart-state, dove , come ci spiega il nuovo ministro alla semplificazione burocratica americana Elon Musk, si sostituiscono le regole con i dati.
Una vera rivoluzione passiva, avrebbe detto Gramsci, in cui un’aristocrazia di samurai dell’algoritmo, si costruisce un proprio popolo, come ha denunciato qualche giorno fa su Repubblica, il presidente della Conferenza Episcopale italiana Cardinal Zuppi.
Un popolo che La tecno destra si costruisce trasformando la diffusa paura della globalizzazione in odio mirato per i più deboli, convertendo la rabbia collettiva dei ceti popolari per la propria povertà in timore individuale di vedersi scavalcare dagli ultimi che arrivano.
Proprio coloro che hanno incassato i dividendi della smaterializzazione dell’economia, i calcolanti, ora riescono a guidare il malcontento delle vittime, i calcolati, contro i propri avversari. Una tempesta perfetta.
In questo contesto appare la Torta in cielo, come raccontava molti anni fa quel preveggente sciamano delle favole di Gianni Rodari nella sua geniale metafora di una super bomba volante che si rivelava poi essere una pasticceria.
Il pasticcere è Elon Musk che contando sulla complicità del governo si propone non solo come operatore di connettività satellitare civile, per la copertura delle cosidette zone bianche, quelle meno facili da connettere alla rete con la fibra, e sarebbe già il segno di una resa delle istituzioni pubbliche.
Ma il miliardario sudafricano vuole tutto, e pretende di essere addirittura l’unico gestore del sistema di comunicazioni sensibili fra gli apparati della sicurezza nazionale, diventando, di conseguenza, il custode di tutte le informazioni più riservate.
Sarebbe una deblacle per tutta la comunità europea, fanno sapere a Bruxelles, dove assicurano che in un’alternativa alla flotta di satelliti di Space X, la società di Musk, sarebbe pronta in non molto tempo.
Persino l’Agenzia Spaziale Italiana conferma che già dall’estate potremmo avere un progetto autonomo per i collegamenti fra gli snodi della sicurezza nazionale.
Ma in discussione più che l’efficacia c’è la politica.
A Washington è stata varata la soluzione finale contro le resistenze democratiche della vecchia Europa.
E nessuno sembra in grado di rispondere.
Non è più il tempo delle tradizionali raccolte di firme per difendere la costituzione.
La libertà al tempo del calcolo non si ripristina, si rinnova, mutando forme e contenuti di una permanente negoziazione sociale che rivendichi dati e algoritmi come beni comuni, e facendo girare la testa All’angelo della democrazia per avere più innovazione con più partecipazione.
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