POLIS, MILANO
Quello di Confcommercio è solo l’ultimo degli appelli alla politica lanciato dagli imprenditori e dalle associazioni di categoria (Mercoledi 19 giugno)
In Lombardia mancano 70 mila lavoratori per un turismo che cresce e a livelli imprevedibili, un settore capace di essere molto attrattivo per gli stranieri ma non per i lavoratori evidentemente.
Oltre agli stipendi e ai contratti poco attraenti, al costo della vita e all’inflazione superiore al livello salariale, il tema della difficolta di trovare lavoratori è sistemico, dipende dalla demografia el nostro paese e dalla difficolta con cui i governi, tutti i governi affrontano il tema della natalità e dell’immigrazione.
Il risultato è che i Italia servono lavoratori, tanti e sempre di più, e non si capisce dove andarli a prendere, visto che anche se si ricominciasse a fare tanti figli gli effetti della ripresa della natalità sarebbero visibili tra 20 anni e più. E tra i 4,5 milioni di lavoratori in Italia, non ci sono solo gli informatici e gli ingegneri, ma anche gli stagionali e i lavoratori a bassissima qualifica.
Quanti lavoratori serviranno nei prossimi 4 anni
Nei prossimi quattro anni l’Italia avrà bisogno di circa 4 milioni di nuovi lavoratori. La stima è contenuta nel rapporto Excelsior curato da ANPAL (l’Agenzia nazionale perle politiche per il lavoro) e UnionCamere, sulla base dei dati del mercato del lavoro e dei trend della demografia e dell’economia del nostro paese. Di questi 4 milioni, 1,5 dipendono dalla crescita economica legata agli investimenti sostenuti dal PNRR. Gli latri 2,5 milioni equivalgono al turnover dei lavoratori in età di pensione.
Subito dopo la pandemia gli esperti stimarono che la ripresa avrebbe riguardato soprattutto il commercio e il turismo, con una domanda di 750-860mila occupati, a seguire la finanza e la consulenza, con circa 500mila occupati. E in effetti è mandata grosso modo così. Le altre filiere interessate dalla ripresa erano la formazione, la cultura e la salute, con complessive 500mila unità. Discorso a parte per il settore delle costruzioni, alimentato dal discusso 110 per 100, 350mila lavoratori coinvolti direttamente e altrettanti nell’indotto (dati presunti).
Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione le cose non vanno fatto meglio: tra il 2022 e il 2026 serviranno circa 770mila nuovi dipendenti pubblici, il 90% di questi legati al turnover, 726mila, e 44mila nuove risorse necessarie a completare gli organici della PA ad oggi ancora scoperti.
Il rapporto tiene conto del PNRR e dei relativi effetti delle politiche pubbliche. Secondo ANPAL e UnionCamere i processi di transizione verde e digitale avranno un peso rilevante nel mercato lavoro e nelle competenze richieste ai lavoratori nei prossimi anni.
Interessante notare come le previsioni sull’andamento del mercato del lavoro e su come evolverà la domanda di lavoro e formazione nel breve e medio periodo si basa sull’analisi dei “fabbisogni occupazionali” delle aziende secondo modelli supportati dall’intelligenza dei computer e resi possibili proprio dalla rilevazione dei dati. Si analizzano le serie storiche, la domanda di lavoro dell’economia privata, le linee strategiche di investimento delle politiche nazionali e internazionali ed il loro potenziale impatto sull’economia, le tendenze demografiche complessive della società del nostro paese e l’età del mercato del lavoro pubblico e privato, le dinamiche della transizione digitale verso processi compatibili con l’ambiente e la progressiva automazione nel settore della manifattura e della distribuzione.
I lavoratori più ricercati sono quelli con competenze specialistiche e tecniche (1,6 milioni di occupati nel quinquennio), il 40% del totale, percentuale che negli ultimi anni è in crescita costante. Il mercato del lavoro italiano potrebbe aver bisogno di 1 milione di laureati e 1,6 milioni diplomati, due terzi del fabbisogno occupazionale del quinquennio, e di altri 1,2-1,4 milioni di lavoratori in possesso di una qualifica professionale.
Non serviranno però solo risorse in possesso di competenze digitali ma in generale sale e salirà il fabbisogno di manodopera in tutti i settori, compresi quelli a bassissima qualifica, lavoratori di cui già oggi arena, proprio a partire dall’agricoltura e dall’assistenza ai non autosufficienti: 100mila stagionali per l’agricoltura, (Coldiretti), 63mila infermieri e 80mila OSS (fonte: FNOPI).
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