Come ampiamente prevedibile, visto che si tratta di un fenomeno del tutto fisiologico e diffuso, il virus SARS-Cov2 sta continuando ad evolvere e così continuerà a fare. Alcune varianti nuove stanno suscitando interesse e un po’ di preoccupazione perché potrebbero portare ad una nuova ondata di infezioni nel corso della prossima estate e soprattutto del prossimo autunno/inverno.
In particolare, dopo il lieve rialzo del numero dei casi che si è osservato durante l’ inverno appena trascorso e causato dalla maggior diffusibilità della variante JN.1, a preoccupare adesso è la variante KP.2, che nelle ultime settimane ha rapidamente superato JN.1. Negli Stati Uniti e Canada è la causa di oltre il 30% dei casi notificati anche se si tratta di un numero complessivo di casi molto basso rispetto ai numeri che caratterizzarono gli anni pandemici. La nuova variante è già responsabile del 20% dei casi (dati di aprile) in UK ed è già stata segnalata in vari Paesi europei, Italia compresa.
Confortante è il fatto che la nuova variante non sembra essere più patogena delle precedenti, infatti non sono aumentati i casi di infezione con sintomatologia grave.
Stiamo quindi assistendo all’ ennesimo avvicendamento virale dovuto al fatto che più il virus si replica più mutazioni avvengono come risultato di errori naturali che gli enzimi replicativi compiono. La maggior parte dei mutanti scompare senza lasciare traccia, quelli che, invece, hanno qualche vantaggio selettivo ad esempio perché vengono riconosciuti meno dalle difese naturali e acquisite dell’ospite, emergono.
Anche KP.2 fa parte della grande famiglia dei discendenti di Omicron e deriva dalla variante JN.1 dalla quale si differenzia per la presenza di mutazioni addizionali nella regione della spike. Per identificare il gruppo di varianti che derivano da JN e KP e che hanno in comune le mutazioni del gene per la spike in posizione 456, 346 e 572, è stato coniato un nome che appare alquanto strano: la famiglia di varianti FLiRT. In realtà non si tratta di un sopranome inventato sui social come Grifone, Centauro, Cerbero, Kraken etc… ma ha un significato scientifico ben preciso poiché l’amminofenilalanina (abbreviato con F) sostituisce l’amminoacido leucina (abbreviato con L), mentre l’amminoacido arginina (R) è sostituito dalla treonina (T). La “i” minuscola è stata aggiunta per separare le due mutazioni e far sembrare l’acronimo una parola vera: flirt, amoreggiamento.
Le mutazioni che hanno in comune le varianti FLiRT sembrano incidere positivamente sulla capacità diffusiva. Due mutazioni (456 e 346) modificano i siti di legame tra la spike e gli anticorpi che neutralizzano il virus, rendendo il virus meno neutralizzabile, ma gli stessi siti servono per legare il recettore cellulare, cosa che deporrebbe per una sua perdita di infettività. Ma non è così poiché la terza mutazione (572) permette al virus di legarsi saldamente al recettore.
Saremo tutti infettati dalle varianti FLiRT?
Coloro che hanno avuto una infezione recente causata da JN.1 dovrebbero essere ben protetti. Coloro che sono stati infettati da varianti precedenti hanno un livello di protezione minore.
Ormai, però, sembra chiaro che l’infezione, anzi la malattia causata da SARS-Cov2, dipende molto di più dallo stato fisico e immunologico della persona infettata piuttosto che dalle varianti che, per quanto leggermente diverse, sembrano ormai molto simili. Poiché, come è ben noto, la bilancia tra ospite e virus vede da una parte lo stato delle difese dell’ ospite e dall’ altra la capacità del virus di evaderle, si deve considerare che nei confronti del SARS-Cov2 l’ immunità naturale da pregresse infezioni e/o da vaccinazioni sta calando ed è destinata a calare ancora di più sia per il tempo che passa sia perché il virus man mano che muta si discosta progressivamente da quello che ci ha infettato precedentemente e/o da quello presente nei vaccini. L’ ultimo vaccino (approvato a settembre 2023), contiene l’RNA del gene S della variante XBB.1.5 e offre un certo grado di protezione crociata rispetto alle varianti FLiRT. Molto minore la protezione offerta dai vaccini precedenti costruiti contro alfa e le prime varianti Omicron.
In vari Paesi, Italia compresa, era stata raccomandata agli adulti over 65 e ai soggetti fragili un ulteriore richiamo vaccinale con il vaccino aggiornato contro Omicron XBB.1.5., ma sono stati pochi coloro che hanno seguito la raccomandazione. Non sembra più funzionare la chiamata alla vaccinazione di massa nemmeno dei soggetti fragili. Del resto dopo pochi mesi ha iniziato a diffondersi la variante JN.1 che ha rapidamente preso il sopravvento in tutto il mondo. Proprio la variante JN1 attualmente viene ritenuta dall’ OMS la più idonea da utilizzare a scopo vaccinale.
L’ FDA doveva riunirsi a maggio per decidere cosa fare, ma la riunione è stata spostata a giugno per capire meglio quali varianti circoleranno in autunno/inverno prossimo e, quindi, quali varianti dovrebbero essere presenti nel vaccino aggiornato. Sembra, e probabilmente sarà, una rincorsa senza fine. Del resto si tratta di una situazione che ben conosciamo. Ogni anno all’ avvicinarsi della stagione fredda, ai cittadini fragili di un emisfero, viene offerto un vaccino anti-influenzale che contiene le varianti virali che hanno circolato nella stagione fredda nell’altro emisfero che nel frattempo entra nella stagione calda.
Il SARS-Cov 2 può essere considerato stagionale, come il virus dell’ influenza?
Sembra che questo sviluppo epidemiologico sia ancora in corso, ma tutti i virus a prevalente trasmissione respiratoria sono legati alla stagione fredda e non ci sono motivi per pensare che SARS-Cov2 possa fare eccezione. Vista la globalizzazione, però, il concetto di stagionalità non deve essere interpretato in modo rigido. Già da qualche tempo infatti si è notato che casi sporadici di infezioni causate da virus a trasmissione respiratoria possono essere diagnosticate durante tutto l’ arco dell’ anno.
Un’ ulteriore dose di vaccino anti COVID in autunno?
La decisione, sul procedere o meno ad una addizionale dose di vaccino anti COVID dovrà essere presa sulla base di come evolverà la situazione epidemiologica a livello comunitario, ma anche sulla base di una serie di fattori individuali da valutare con cura. Tra questi:
- Condizioni fisiche generali
- Numero, tipo e date delle vaccinazioni fatte
- Numero, sintomi e data di infezioni naturali contratte
- Lavoro svolto
- Contatti personali
Vale la pena di ricordare che, anche se avremo a disposizione il vaccino aggiornato “giusto”, questo servirà non tanto a proteggere dalla infezione, ma a proteggere dalla malattia grave, dal ricovero in Ospedale etc…
Ricordiamoci che la protezione dalla infezione, invece, è principalmente legata alle modalità di prevenzione igienica personale e collettiva che dovrebbero sempre essere messe in atto dai cittadini di un paese civile nel rispetto della salute propria e collettiva.
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