L’ETICA AL BIVIO

Oltre l’Etica: Dal Fuoco alla Delega Morale

Nicoletta Iacobacci

Dieci anni fa ci interrogavamo su come integrare principi etici nella tecnologia. La questione attuale è molto più inquietante: l’etica può ancora guidare l’innovazione in un mondo in cui è la tecnologia a dettare il futuro?

Dal fuoco all’intelligenza artificiale

Il fuoco è stata la prima grande rivoluzione tecnologica. Non era solo uno strumento: ha trasformato la nostra specie. Ci ha permesso di cuocere il cibo, trasformare la nostra biologia, allungare la vita e costruire civiltà. Ma soprattutto, il fuoco è stato il primo fenomeno che ci ha costretto a confrontarci con questioni etiche fondamentali: il suo uso, il suo controllo, le sue conseguenze.

Le tecnologie di oggi – l’IA, le biotecnologie, l’automazione – sono il nostro fuoco contemporaneo, ma con una differenza cruciale: non si limitano ad ampliare le nostre capacità, stanno ridefinendo la natura stessa dell’agire umano e della responsabilità etica.

I paralleli sono illuminanti. Come il fuoco ha trasformato la nostra cognizione permettendo lo sviluppo del cervello, l’IA sta rimodellando il nostro modo di pensare in modi che stiamo solo iniziando a comprendere. Non stiamo più solo delegando memoria e calcoli: stiamo affidando alle macchine il ragionamento, la creatività e persino le valutazioni che un tempo consideravamo dominio esclusivo della coscienza umana.

Se l’IA arriverà a comprenderci meglio di quanto noi comprendiamo noi stessi, che ne sarà della nostra autonomia? Come cambia la natura della scelta morale quando gli algoritmi prevedono i nostri pensieri, suggeriscono le nostre azioni e prendono decisioni al posto nostro?

Lo sviluppo tecnologico ha sempre sfidato i confini dell’etica. Il fuoco ci ha dato il controllo sulla natura; oggi, invece, l’IA controlla processi decisionali fondamentali per la vita umana: l’accesso al credito, le opportunità di lavoro, le cure mediche. Non stiamo solo ampliando le nostre capacità decisionali: stiamo rinunciando al nostro ruolo etico

Il paradosso è evidente: se il fuoco ci ha dato il dominio sugli elementi, le tecnologie contemporanee sembrano invece privarcene. Siamo ancora gli architetti del nostro futuro, o ormai semplici spettatori in un mondo dove le decisioni morali sono delegate agli algoritmi?

L’erosione della responsabilità etica

Per secoli, la riflessione etica è evoluta di pari passo con il progresso tecnologico. Nell’antica Grecia, Socrate e Aristotele elaborarono i primi sistemi etici partendo dal presupposto che gli esseri umani fossero gli unici agenti morali, capaci di discernimento e deliberazione. L’Illuminismo, con Kant, definì l’etica come il prodotto della ragione pura: un sistema di leggi universali, accessibili a ogni essere razionale. L’età moderna ha poi tentato di sistematizzare l’etica, dall’utilitarismo alla teoria della responsabilità, cercando di tradurre i principi morali in strutture applicabili.

Ma oggi assistiamo a uno sviluppo senza precedenti. L’etica non si sta più solo adattando alla tecnologia: ne sta diventando un sottoprodotto.

Per la prima volta nella storia, la deliberazione etica si sta spostando dal dominio del ragionamento umano a quello degli algoritmi. L’IA può analizzare variabili, calcolare conseguenze e persino prendere decisioni morali. Ma quando i principi etici vengono trasformati in codice, chi detiene la responsabilità etica delle scelte?

Questo solleva domande cruciali. Quando un’auto a guida autonoma sceglie chi salvare in un incidente inevitabile, chi è il vero agente morale? Il programmatore che ha scritto l’algoritmo? L’azienda che ha prodotto il veicolo? L’utente che ha scelto di utilizzarlo?

Anche se questo è un caso ormai ampiamente discusso, resta emblematico delle sfide etiche che dobbiamo affrontare oggi. La domanda chiave rimane: chi detiene la responsabilità morale quando un algoritmo prende una decisione al posto nostro?

Stiamo, consapevolmente o meno, delegando non solo le decisioni, ma la capacità stessa di discernimento morale.

L’etica: ancora una guida o solo una giustificazione postuma?

Siamo a un punto critico. L’etica sta ancora guidando l’innovazione o è diventata solo una giustificazione a posteriori delle scelte tecnologiche?

La tecnologia si è sempre evoluta più rapidamente delle regolamentazioni, ma ora sta superando persino la nostra capacità di deliberazione etica. Non sviluppiamo più tecnologie guidati da principi etici condivisi: prima le implementiamo, poi ne valutiamo le implicazioni morali.

Questo rovesciamento ha una conseguenza inquietante: l’etica rischia di trasformarsi da bussola morale a semplice strumento di legittimazione. I principi etici non stanno più modellando la tecnologia; sono sempre più spesso utilizzati per giustificare scelte già compiute.

Si consideri il caso dei sistemi di IA per le assunzioni. Questi algoritmi influenzano profondamente la vita delle persone, eppure il loro funzionamento rimane opaco. Le aziende proclamano di seguire “principi etici per l’IA”, ma questi principi stanno davvero plasmando la tecnologia o servono solo a fornire una legittimazione ex post?

Se l’etica non guida più le nostre scelte ma le giustifica a posteriori, la vera questione non è solo cosa stiamo perdendo, ma se siamo disposti a rinunciare alla nostra responsabilità etica in nome dell’efficienza algoritmica.

Conclusione: oltre la giustificazione

Nel 2015, mi preoccupavo di come integrare l’etica nella tecnologia. Oggi, nel 2025, la sfida è preservare la nostra capacità di giudizio morale in un mondo che sempre più ci spinge a delegarla.

Non è solo la tecnologia ad aver bisogno di etica, ma la nostra stessa umanità.

Non è solo la tecnologia ad aver bisogno di etica, ma la nostra stessa umanità. La scelta che abbiamo davanti non è tra progresso tecnologico ed etica, ma tra rimanere agenti morali attivi o diventare spettatori passivi in un mondo dove gli algoritmi decidono per noi.

Possiamo ancora essere noi a guidare letica nellera tecnologica, o stiamo solo cercando di giustificare decisioni già prese?

La riflessione è aperta: quale futuro vogliamo?