L’ETICA NELLA NARRAZIONE DEGLI EVENTI BELLICI

La storia la scrivono i vincitori. Ed è l’atto conclusivo delle guerre che da sempre hanno contrapposto moltitudini di disgraziati, costretti dietro bandiere diverse, ma con identico destino di sofferenze e morte. Quelle bandiere diverse ma simili nel proclamare ideali di giustizia, libertà, e tutto il corollario di nobili intenti che giustificano il massacro. Accadde con la Grande Guerra, poi con la seconda guerra mondiale, e con le infinite altre che hanno devastato il mondo nel secolo scorso. Accade oggi con la guerra in Ucraina, e con quella in medio oriente e probabilmente con le altre in giro per il pianeta delle quali poco sappiamo per il disinteresse dell’informazione. Rivendicazioni territoriali, interessi economico-finanziari, supremazie ideologiche, pregressi torti subiti, contrasti religiosi, schieramenti geopolitici sono in varia misura dietro ai conflitti.

Ma prima di queste motivazioni ce n’è una che assume una dimensione quasi metafisica e che per come la si vuole rappresentare, sovrasta tutte le altre: la necessità etica della guerra. In genere la si tira in ballo alla fine del conflitto a giustificazione dei massacri e dell’orrore consumato. Si individua nel campo dei perdenti il regno del male, contrapposto a quello del bene nel campo dei vincitori.

La cosa consente di caricare sulle spalle dei perdenti il peso di quanto accaduto. Ora è spesso vero che nei conflitti del 900’ gli sconfitti non erano esempi di virtù, come nel caso della Germania nazista, del Giappone militarista, o in misura meno cruenta e per certi versi farsesca dell’Italia fascista, ma questo non giustifica le nefandezze commesse dai vincitori. Ma il tema della giustificazione etica delle guerre non appartiene solo al passato, nelle guerre in corso è ancora più ossessivo, si carica di contaminazioni religiose ed escatologiche dirompenti. Il conflitto tra Russia e Ucraina e quello tra Israele e Hamas ne sono odierne esemplificazioni, con un’aggravante: la narrazione dei fatti è diventata subito materia di giudizio etico.

L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Putin ha avuto motivazioni economiche, geopolitiche, storiche, religiose, istituzionali, già descritte. Ma su tutte, la narrazione, da subito, si è spesa sulla giustificazione etica. Perché la Russia che invade l’Ucraina è sin dall’inizio la lotta del bene contro il male.

Per i governanti russi Il male si identifica con l’Occidente corrotto, materialista, e senza Dio che vuole contaminare il popolo fratello ucraino e sottrarlo alla famiglia slava cui appartiene. Per questo motivo il patriarca di Mosca arcivescovo Kirill benedice le truppe che vanno al fronte. E la dimensione etica del conflitto supporta una contrapposizione religiosa con le altre confessioni cristiane e contro l’Islam, riafferma l’identità slava, ripropone la vocazione imperiale della Russia, che il trattato di Yalta aveva legittimato. Putin è l’interprete di tutto questo e di una cultura che vede in Mosca la terza Roma, e nella Russia il paese custode della cristianità. Superata l’esperienza bolscevica, le due aquile dello stemma imperiale hanno ripreso a garrire sui cieli della capitale.

Simboleggiano l’aquila della prima Roma sul Tevere, e della seconda sul Bosforo. Sono state raccolte dai Romanoff che non a caso si sono dati questo nome, come il titolo di Czar, Cesare in russo, rivendicando una consanguineità con Bisanzio per effetto di un legame matrimoniale tra i Romanoff e l’ultimo imperatore bizantino . E Putin si propone come il redivivo Costantino che richiama i patti di Yalta e rivendica l’influenza russa sull’Ucraina che considera terra russa. Non basta, il conflitto con l’Ucraina che rivendica il diritto di affrancamento dal potere russo, si iscrive nel contrasto tra autarchie e democrazie occidentali, tra lo spiritualismo dell’anima russa e il pragmatismo materialista e per certi versi nichilista della cultura occidentale.

Qualcosa del genere è accaduto in Palestina, dove, sulle motivazioni di sempre si è imposta con maggiore radicalità la dimensione etica. L’Islam nelle sue varie forme, da quello moderato a quello più radicale, non tollera l’inclusione nelle sue terre di quel frammento d’Occidente che è lo stato d’Israele. Il terrore scatenato da Hamas nell’ottobre 2023 e la risposta di Israele ancora in atto, causa entrambi di lutti infiniti, hanno riproposto anche nell’attualità le categorie del bene e del male.

La radicalità dello scontro ha coinvolto la società civile, in particolare delle masse arabe, arruolate nelle legioni del Bene con fede incrollabile, sino al sacrificio volontario della vita, al martirio come atto virtuoso. Per converso la sindrome di accerchiamento che vive Israele, evoca memorie dei tanti olocausti subiti nella storia, e quindi la necessità di risposte assolute in caso di attacchi. La bandiera del Bene contro il Male rappresentato dall’avversario s’innalza sui campi di battaglia. L’assolutezza quasi metafisica dello scontro ha reso sino a oggi impossibile una soluzione, come il prolungarsi della guerra, riconferma. Le conseguenze sono i morti in combattimento, le distruzioni, gli stupri, il sacrificio degli innocenti, sino alla barbarie assoluta.

L’informazione distorta e asservita all’uno e all’altro campo snocciola numeri e dati tutti finalizzati a evidenziare le nefandezze dell’avversario. E per questa via tende a promuovere lo sdegno e la condanna dell’altro, alla ricerca di un consenso che si traduca in nuove risorse finanziarie, militari, di legittimità internazionale per proseguire la guerra. Una spirale dove l’iniziale rivendicazione territoriale diventa un casus belli che nasconde l’obiettivo di un genocidio dell’uno contro l’altro. Evoca la contrapposizione storica tra islam e Occidente cristiano. Oggi diventato scontro tra democrazie e autarchie, tra stati laici e confessionali, tra benessere e sottosviluppo, tra tecnologia avanzata e fornitori di materie prime.
Ancora non c’è traccia di una via per delimitare prima e spegnere poi il conflitto.

In cielo hanno ripreso a galoppare i cavalieri dell’Apocalisse, non rimane che sperare nell’intervento del Paraclito.


SEGNALIAMO

  • Il bastone di Sinwar

    Il bastone di Sinwar

    Emblema della guerra della connettività mobile1 Michele Mezza Docente di Epidemiologia sociale dei dati e degli algoritmi, all’Università Federico II di Napoli Michele Mezza prendo spunto dall’attualità medio-orientale ribadisce che “Il mezzo è il messaggio: con la registrazione mediante un drone della morte del capo di Hamas, si mostra cosa significhi quella connettività in cui…


  • Il Mondo le rovina intorno, ma l’Europa s’accontenta di fare cabotaggio sui migranti, di Giampiero Gramaglia

    Il Mondo le rovina intorno, ma l’Europa s’accontenta di fare cabotaggio sui migranti, di Giampiero Gramaglia

    Giampiero Gramaglia Giornalista,co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles Con un’insolita verve polemica Giampiero Gramaglia nel suo pezzo intitolato “Il Mondo le rovina intorno, ma l’Europa s’accontenta di fare cabotaggio sui migranti”! torna sul vertice europeo del 17 ottobre 2024 dominato dalla questione dei migranti dopo l’”apertura dell’hotspot in Albania: esempio, nel…


  • LA PAROLA OSCURATA

    Viene spesso da chiedersi quando (e come) ci hanno convinto che rimuovere una determinata parola potesse essere efficace nel fare scomparire dal mondo il fenomeno cui la parola si riferisce. Quel che è però certo è l’esistenza di un catalogo di parole che sarebbe sbagliato (o comunque di cattivo gusto) utilizzare. Si sostiene cioè che…


  • 7 Ottobre 2023 – 7 Ottobre 2024: un anno di massacri, di Andrea Ricciardi

    7 Ottobre 2023 – 7 Ottobre 2024: un anno di massacri, di Andrea Ricciardi

    Quale futuro è possibile? Andrea Ricciardi, studioso di storia contemporanea Pensieri in libertà, lontani dalle visioni manichee dominanti nella nostra carta stampata su “un anno di massacri” ci propone lo storico contemporaneista Andrea Ricciardi partendo dall’operazione “alluvione Al Aqsa” (dal nome della più grande moschea di Gerusalemme), perpetrata un anno fa da Hamas sino al recentissimo “culto della…


  • Parla la guerra, di Carmen Lasorella

    Parla la guerra, di Carmen Lasorella

    Cosa ci insegna il tragico 7 ottobre 2023 un anno dopo Carmen Lasorella Giornalista e scrittrice L’elevato costo del regolamento di conti ancora in corso per il brutale attacco terroristico di Hamas che colpì Israele cogliendo di sorpresa l’intelligence e il governo di Netanyahu è affrontato da Carmen Lasorella “Parla la guerra. Cosa ci insegna il tragico…


  • I FUNAMBOLI NON CI PIACCIONO

    I FUNAMBOLI NON CI PIACCIONO

    Cara Amica, La tua lettera è davvero la rappresentazione della tua generosità d’animo. Sento che sei ammirata e dispiaciuta allo stesso tempo per il record del mondo fallito per un pelo da Jaan Rose, e questo la dice lunga sulla tua empatia nei confronti di chi perde per un soffio, di chi vede svanire il…


  • LA COPPIA GRAMSCI-BOTTAI

    LA COPPIA GRAMSCI-BOTTAI

    Podcast n. 115 – Il Mondo Nuovo – 5.10.2024 La coppia Gramsci-Bottai alla riscossa A margine del saggio “Gramsci è vivo” di Alessandro Giuli. Versione scritta Il tema di Fratelli d’Italia al governo resta quello di stringere l’identità politica italiana nella dialettica Destra e Sinistra (a differenza della linea ancora maggioritaria in Europa). A volte…


  • IL POSTO DEGLI EBREI

    IL POSTO DEGLI EBREI

    L’inizio delle operazioni di terra in Libano da parte di Israele comporta valutazioni complesse, per le quali non bastano neanche le immagini e le parole dei corrispondenti sul campo. Questo perché non si tratta (solo) di un allargamento della ritorsione per il 7 ottobre 2023. Ancor meno di religione, scontro di civiltà e simili stereotipi…


  • Le tante guerre d’autunno 2024 di Bibi Netanyahu, di Giampiero Gramaglia

    Le tante guerre d’autunno 2024 di Bibi Netanyahu, di Giampiero Gramaglia

    Gli sviluppi dell’intervento israeliano in Libano e gli attacchi inoffensivi subiti dall’Iran Giampiero Gramaglia Giornalista,co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles Prosegue l’analisi di Giampiero Gramaglia degli sviluppi delle due guerre in corso. Le due ultime corrispondenze scritte il 25 settembre e il 2 ottobre sono naturalmente dedicate soprattutto al quadro Medio-Orientale e a…


  • Oh che bella Guerra!, di Cecilia Clementel-Jones

    Oh che bella Guerra!, di Cecilia Clementel-Jones

    Parere in dissenso Cecilia Clementel-Jones  Medico psichiatrico e saggista Dopo un anno, non si fermano le incursioni in Gaza e Cisgiordania e gli assassinii mirati dell’esercito israeliano IDF che ha provocato il 27 settembre a Beirut la morte di Hassan Nasrallah, continuano gli attacchi dei razzi di Hamas, Ansarallah (Houti) e Hezbollah contro Israele. Gli…