Caro direttore, condivido naturalmente indignazione e orrore per il brutale omicidio – perché di questo si tratta – di Latina, commesso da delinquenti recidivi come i cosiddetti “imprenditori agrari” che, per inciso, sono la base elettorale da sempre del ministro Lollobrigida. Ma invito tutti a pensare che questi delinquenti, regolarmente iscritti alle associazioni di categoria, produttori di “eccellenze italiane” etc sono altro che gli esecutori materiali di un sistema criminale di sfruttamento della terra che è noto e chiaro a tutti e che parte da un atto iniziale noto e lodato come esempio di imprenditoria efficiente : le grandi catene di distribuzione acquistano i raccolti di pomodori, frutta, verdura etc con contratti pluriennali imponendo dei prezzi che rendono impossibile l’esistenza stessa di produttori agricoli che rispettano le regole, a partire dal salario minimo per i raccoglitori. Una bottiglia di passata di pomodori a 90 centesimi al prezzo finale significa che il produttore riceve 20 centesimi per due chili e mezzo di prodotto, già più o meno il doppio di quanto costerebbe pagare regolarmente un raccoglitore ad ore (8,95 di salario minimo orario, costo azienda ca 13 euro. Un efficiente raccoglitore può tirare su ca 50/60 chili all’ora, fatevi due conti). Questo sistema governato di fatto dalla Grande Distribuzione non può stare in piedi senza essere almeno irregolare, se non proprio criminale e schiavista. L’indignazione deve andare alle cause, non (solo) agli orribili effetti.
Franco d’Alfonso
SEGNALIAMO
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