L’HOTSPOT DEL MONDO

Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa, e nel futuro immediato le cose sembrano destinate a peggiorare. Il problema è sempre più serio, vista la forza con cui gli effetti collaterali del surriscaldamento del pianeta si abbattono sulle cose e sulle persone. Eppure, nel nuovo ordine del mondo della guerra economica militare totale, il tema sembra interessare meno che in passato. Anche in Italia e in Europa, il Continente più colpito dal surriscaldamento del pianeta, nonostante il tema ambientale sia oggi considerato in Europa una vera priorità. E sul tema ambientale si consuma oggi, con il nuovo corso politico di Trump, una differenza tra i due incidenti sempre più difficile da comporre. Finito il Green Deal di Biden, oggi il testimone della politica verde spetta all’Europa, che potrebbe farne un pilastro essenziale della sua identità politica ed economica. 

IL VECCHIO CONTINENTE HA LA FEBBRE

Il rapporto sullo “Stato Europeo del Clima 2024” pubblicato dal Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) e l’ennesima conferma che sulla Terra fa sempre più caldo, e che l’impatto del surriscaldamento globale ha costi altissimi per l’ambiente e le specie che lo abitano.

Secondo gli scienziati dell’OMM il climate change non colpisce allo stesso modo tutti i continenti ed anche nell’ambito di una stessa regione gli effetti del grande caldo possono cambiare. L’Europa nel nuovo scenario climatico globale è il continente che si scalda di più, ed in cui gli effetti del cambiamento climatico sono maggiori e sempre più evidenti. Inoltre fa sempre più caldo, non allo stesso modo dappertutto e gli eventi estremi distruttivi colpiscono zone circoscritte all’interno di una regione e non altre.

DA VAIA A BORIS

Nel rapporto si citano gli eventi della Spagna Meridionale e la tempesta Boris dell’Europa centrale, eventi che hanno colpito centinaia di migliaia di persone, con inondazioni, morti e milioni di danni in Germania, Polonia, Austria, Ungheria, Cechia, Slovacchia, Romania, Italia e Spagna. L’estate del 2024 l’Europa Meridionale e orientale ha registrato un numero record di giorni caldi e notti “tropicali”. Gli effetti del surriscaldamento determinano  nel nostro continente climi molto diversi, caldo secco e soleggiato a Sud Est, meno caldo e più umido a Nord e Ovest. Gli effetti sono devastanti e durano nel tempo. I danni causati da Vaia ad esempio sono ancora visibili sulle Alpi, altro febbricitante grave, che assiste impotente all’erosione dei ghiacciai, ghiacciai che in tutta Europa, dalla Svezia alle Alpi, si riducono più rapidamente che in altri continenti. Il 2024 è stato anche il terzo anno più caldo mai registrato nelle aree del Circolo Polare Artico: le Svalbard sono stati uno dei luoghi in cui il riscaldamento della Terra ha fatto sentire di più i suoi effetti.

I RISCHI

In questo scenario, dicono i meteorologi, sono a rischio la rete fluviale con alta probabilità di esondazioni nel Nord e centro del Continente e l’approvvigionamento idrico nel Sud, ormai cronicamente alle prese con il fenomeno della siccità.

L’Europa, e il Mediterraneo sono il vero “hot spots” del riscaldamento del piante e dei cambiamenti climatici. Il clima cambia ovunque “naturalmente” e le variazioni sono una costante nella storia dell’umanità, ma queste variazioni  oggi sono accelerate e amplificate  dalle “forzanti antropiche”, le impronte umane sul pianeta: le combustioni dei carburanti fossili, le emissioni dei gas “effetto serra”, la deforestazione, l’allevamento e l’agricoltura non sostenibile.

Le inondazioni in Romagna e in Spagna, gli incendi in Portogallo, il grande caldo e la siccità nel Mediterraneo sono solo i più devastanti e spettacolari  degli eventi climatici estremi dello scorso anno. Per l’Unione Europea l’ambiente e il surriscaldamento climatico sono un’emergenza ed investire sul territorio per contrastare gli effetti collaterali del climate change è sempre più una priorità.

Per L’Europa l’ambiente è una priorità

E sono sempre di più uno specifico che distingue l’Occidente di qua dell’Atlantico dall’America e dagli USA di Donald Trump, il presidente che fa della lotta contro il cambiamento climatico una cifra distintiva della sua proposta politica.

Naturalmente il passaggio all’economia verde ha costi sociali alti su cui occorre intervenire. Ma non c’è alternativa alla riduzione del consumo di suolo e di combustibili fossili e al passaggio a modelli di sviluppo più sostenibili.

PS: A chi sostiene che non esiste il cambiamento climatico ricordiamo per l’ennesima volta la prova dell’esistenza di Dio di Pascal: se credo che il cambiamento climatico esiste e mi attivo per contrastarlo magari mi salvo la vita. Se poi non esiste avrò comunque costruito un modello più umano e sostenibile di vita sulla Terra. Certo la transizione verso un’economia e una società con meno emissioni va sostenuta, altrimenti o costi sui scaricano sui più deboli. Ma anche in questo casi va detto che sono proprio i più deboli che pagano più caro l’effetto devastante degli eventi climatici estremi. 

Comunque vada credo che negare il surriscaldamento climatico non convenga davvero a nessuno.