L’IA E LE CONSEGUENZE DI GENERE

Il caso Taylor Swift smuove l’attenzione pubblica

MARTINA BASILE

Con il termine intelligenza artificiale (IA) ci si riferisce a quella capacità di una macchina di simulare dei ragionamenti e pensieri umani. È uno strumento che, se utilizzato in maniera ottimale, può garantire dei vantaggi tecnologici non indifferenti. A generare un argomento di dibattito sono proprio i suoi impieghi impropri: infatti, con i vari strumenti che si servono dell’IA, è possibile manipolare foto, video e suoni, in maniera ancora più veloce e facile, rispetto che in precedenza. Inoltre, non essendo presente ancora una regolamentazione completa e solida a riguardo, questi strumenti sono facilmente accessibili a chiunque, non c’è bisogno di affidarsi al dark web o avere particolari skills informatiche per ottenere un risultato ottimale. Sono presenti già numerosi casi di deepfake, cioè, contenuti non reali generati dall’ IA, usati in maniera impropria e, alcuni di essi, hanno portato ad epiloghi davvero dolorosi, ma questo non ha comunque favorito l’introduzione di norme aggiornate su un uso etico dello strumento.

Recentemente, a essere colpita dall’uso scorretto di questo mezzo è stata la cantante statunitense Taylor Swift, in seguito alla diffusione di deepfake di nudo sulla piattaforma X. Grazie alla sua potenza e influenza mediatica, la cantante è riuscita velocemente a far bloccare i post che ritraevano queste immagini, rendendo addirittura impossibile, per un lasso di tempo, anche solo ricercare il suo nome nella barra di ricerca della piattaforma.
Inoltre, l’evento ha avuto un impatto mediatico così rilevante da arrivare a smuovere la Casa Bianca, che ha immediatamente richiesto una legislatura che protegga le vittime di molestie online, attribuendo però, come dichiarato dalla press secretary Karine Jean-Pierre, una percentuale di responsabilità anche alle compagnie dei vari social media: 

We know that lax enforcement disproportionately impacts women and also girls, sadly, who are the overwhelming targets of online harassment and also abuse.1

La cantante statunitense conta oltre 280 milioni di followers su Instagram, 95 milioni su X e un capitale monetario non indifferente, che le hanno permesso di uscire facilmente da questa situazione, pur, ovviamente, rimanendo una circostanza dolorosa. Però, è importante soffermarsi a constatare che non tutte le donne hanno la potenza economica e l’influenza mediale per uscirne così velocemente, oppure, semplicemente, per uscirne. Le donne che hanno subìto e quelle che in futuro subiranno questa forma di revenge porn “fasulla” non possono che affidarsi ai tempi lunghissimi di un processo inesatto, in quanto non ancora fornito di una condanna specifica.2

Le donne in condizione di povertà sono così costrette a fronteggiare un processo economicamente insostenibile, con tempistiche di rimozione lunghe e umilianti, mentre si favorisce ulteriormente il fenomeno del revenge porn già diffusissimo e, con esso, l’aumento di epiloghi dolorosi.

Questa è un’ulteriore sfida da aggiungere alla lista di pericoli in cui le donne incorrono ogni giorno, che fa sollevare dubbi su quanto sia necessario un avanzamento tecnologico se come mezzo del baratto c’è l’incolumità delle donne. 

Quello che sicuramente risulta necessario è un’immediata regolamentazione del mezzo, che procuri una tutela per le donne che subiscono questa molestia virtuale e, magari, fornisca la giusta consapevolezza sullo strumento per un uso adeguato. Ad oggi, pochissimi stati riconoscono la pornografia non consensuale generata da macchine con una condanna specifica, e ci si interroga su quante donne ancora dovranno arrivare ad epiloghi infelici affinché si ammetta che è un problema ormai rilevante e che è fondamentale attuare delle giuste misure di tutela a riguardo.


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