Firenze. Per ripartire e sbloccare questo paese imballato, incapace di crescita e di coesione ci serve una intelligenza relazionale. Tradotto “per affrontare e vincere gli shock della modernità c’è bisogno di una grande azione dal basso, della partecipazione di tutti e di una spinta generativa delle nostre forze migliori”, forze che stanno nei territori e che devono essere connesse fra loro. Questo in estrema sintesi il messaggio che arriva da Firenze, dal festival dell’economia civile arrivato alla sua quinta edizione. Ripartire dal territorio e dalla partecipazione significa anche capire cosa ha funzionato e cosa no, e soprattutto perché.
“L’uomo di oggi” dice Leonardo Becchetto, Direttore del festival, “è essenzialmente un cercatore di senso”. L’economia civile vuol dire in sintesi “una visione più larga e meno asfittica di persona, impresa, valore e politica economica” in cui il valore economico “non avvilisce ma semina valori e non mette a rischio la sostenibilità e il nostro futuro sul pianeta”.
A Firenze tra gli altri Joseph Stiglitz, Nobel dell’economia nel 2001, un pensatore capace di anticipare 20 anni fa i temi che oggi sono al centro del dibattito pubblico e in parte ispirano il “Manifesto per una Nuova Economia” firmato da 210 professori universitari italiani e stranieri presentato proprio a Firenze due anni fa. Nel Manifesto alcune proposte che meriterebbero molta attenzione: inserire la sostenibilità e l’economia civile come materie trasversali in tutti i corsi di laurea e definire nuovi strumenti di valutazione della sostenibilità integrale per i progetti realizzati.
La cosa che colpisce e che ci piace del festival è la capacità degli organizzatori di volare alto sui principi, e allo stesso tempo di tradurre queste suggestioni nel concreto. Il tema della valutazione dell’impatto e degli indicatori, ad esempio, è fondamentale: oggi si valuta l’impatto di ogni azione sociale sulla base di indicatori economici. Servirebbe un modo diverso di valutare l’impatto, magari tenendo conto di indicatori che non derivino “solo” dal sistema finanziario, ma “anche” dal sistema finanziario.
Esiste un filo rosso tra economia generativa ed economia civile, il manifesto dell’economia civile e il Piano B presentato a Rimini (di cui abbiamo dato testimonianza su questo giornale) e prende forma finalmente un pensiero economico critico ma positivo e costruttivo decisamente contemporaneo ed in linea con i tempi che viviamo.
Interessante anche il mondo che partecipa a questo dibattito, spesso impegnato nel terzo settore e in generale nell’innovazione sociale di cui abbiamo un gran bisogno, partendo dal senso che l’innovazione prende, più che dalle forme.
PS. Il prossimo appuntamento da cui immaginiamo verranno fuori cose molto interessanti è il 13 e 14 ottobre a Bertinoro, il titolo dell’evento è “Oltre la forma” la XXIII edizione de “Le giornate di Bertinoro per l’economia civile”.
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