TORNA ALLA HOME

L’ipotesi di un nesso tra le stragi di Ustica e di Bologna, di Vladimiro Satta

Alcune riflessioni e una proposta

Lo storico Vladimiro Satta presenta per i lettori di Democrazia futura “Alcune riflessioni e una proposta” in merito a quella che, con le dovute cautele, definisce “L’ipotesi di un nesso tra le stragi di Ustica e di Bologna”. Il saggio evidenzia dapprima “Le incertezze delle ricostruzioni delle vicende di Ustica e di Bologna, in particolare “In ambito giudiziario, le maggiori incertezze [che] riguardano Ustica per la cui strage “sono rimaste in campo due ipotesi: un missile dall’esterno, o una bomba all’interno”, mentre sono “Meno eclatanti, ma non trascurabili, le aporie tra le ricostruzioni giudiziarie della strage di Bologna [per la quale] Le discrepanze riguardano non i giudizi sugli imputati, quanto l’interpretazione delle loro azioni”. Precisando come “tutte le interpretazioni di Ustica formulabili in base agli elementi oggi disponibili sono a rischio di essere demolite da nuovi sviluppi della controversia bomba/missile, ivi comprese quelle che teorizzano un legame con Bologna” Satta prende poi le mosse dalle versioni dell’ipotesi di legame tra Ustica e Bologna anteriori alla divulgazione delle carte del SISMI, per passare in rassegna, nell’ordine cinque ipotesi: 1) l’intervento di un ministro, Antonio (Toni) Bisaglia, prima occasione in cui si affaccia l’ipotesi di un legame tra i due tragici eventi del 27 giugno e del 2 agosto; 2) il contributo di un altro uomo politico, Giuseppe Zamberletti, sul quale si innestarono anche considerazioni del prefetto Vincenzo Parisi, che indicava la Libia quale mandante di entrambe le stragi; 3) una variante sul ruolo della Libia sostenuta dallo studioso Miguel Gotor; 4) lo scenario descritto dai giudici del “processo-mandanti” di Bologna secondo il quale, dando per scontato che Ustica fosse stato un tragico errore della NATO nel corso di una battaglia, l’attentato di Bologna potrebbe essere stato uno stratagemma per dirottare l’attenzione dall’episodio del 27 giugno; 5) la pista dell’uranio, tracciata in sede giornalistica. In base a quest’analisi preliminare lo studioso contemporaneista e documentarista del Servizio Studi del Senato della Repubblica, “Dopo avere esaminato le ipotesi di un legame tra Ustica e Bologna da tempo sul tappeto [considera giunto] il momento di proporne un’altra che, a differenza delle precedenti, punta l’indice non verso uno Stato sovrano o la NATO, ma verso un’organizzazione combattente palestinese, lo FPLP di George Habbash, notoriamente votata all’esportazione del terrorismo mediorientale in area europea ed effettivamente resasi responsabile di numerosi funesti attentati.
Giova invitare il lettore ad applicare al presente paragrafo un concetto già visto nell’introduzione del presente studio: poiché stavolta il presunto protagonista è un soggetto non dotato di aviazione militare, l’ipotesi che si sta per sviluppare – chiarisce Satta – è compatibile con la tesi che il disastro di Ustica sia stato prodotto da una bomba a bordo del DC9 Itavia, mentre sarebbe da cassare qualora in futuro venisse dimostrato in maniera inoppugnabile che invece fu conseguenza di una battaglia aerea”. In conclusione, lo studioso osserva come “L’originale versione proposta in questo scritto, che pone al centro della scena non più la Libia o altri Stati sovrani o la NATO bensì il FPLP, e indica quale ipotetico movente la temporanea crisi del “lodo Moro”, ha il limite di adattarsi soltanto alla versione dell’incidente di Ustica secondo cui quest’ultimo fu effetto di una bomba a bordo. Non si adatta, invece, all’idea alternativa che l’aereo civile sia stato abbattuto nel corso di una battaglia aerea. Tuttavia – conclude Satta – nell’ambito dell’ipotesi-bomba, l’ipotesi di una matrice palestinese sia per Ustica che per Bologna appare caratterizzata da vari e significativi punti a favore e da nessuno talmente debole da fare dubitare di tutto l’impianto”. Giudicando infine a suo parere opportuno “uno sforzo da parte delle istituzioni per uscire dalla paralizzante incertezza tra bomba all’interno del DC9 e battaglia aerea”, lo studioso lancia la proposta di “creare un organismo terzo per confrontare le due versioni e tentare di superare le divergenze, o quanto meno di ampliare la sfera di ciò che può essere unanimemente riconosciuto, come ad esempio lo è che non ci fu cedimento strutturale [attraverso]Il lavoro di un apposito comitato di saggi”.


SEGNALIAMO