L’UNIONE EUROPEA E LA POLITICA MEDITERRANEA

Il ruolo del Mediterraneo nella geopolitica e nella geostrategia Parte VII

La politica mediterranea dell’UE si è sviluppata principalmente attraverso il PEM (Partenariato Euro-Mediterraneo), conosciuto anche come “processo di Barcellona”, e la PEV (Politica Europea di Vicinato), che ha incluso sia i Paesi sud-mediterranei, facenti parte del PEM, che quelli dell’Europa Orientale, rimasti fuori dall’UE. Tra il 1995 e il 2004, dopo l’allargamento dell’UE, la politica mediterranea dell’Europa ha assunto un carattere bicefalo: da una parte, il PEM, a carattere multilaterale, finalizzato alle politiche di sicurezza e alle relazioni socio-culturali (I e II pilastro), di cui si sono occupati i governi nazionali; dall’altro, la PEV, a carattere bilaterale, finalizzata a trattare principalmente le relazioni economiche, cioè le materie comprese nel secondo pilastro della “Dichiarazione di Barcellona”, delle quali si è occupata prevalentemente la Commissione Europea.

Va anche sottolineato che la composizione del PEM è mutata nel tempo, a causa dell’entrata di alcuni membri originari, come membri dell’UE, mentre ne sono entrati a far parte tutti i nuovi membri UE dell’Europa Centro-Orientale. Il PEM è diventato come una porta girevole, con la costante di una partecipazione di membri UE sempre più numerosa di quella di membri non-UE. I risultati del PEM, a causa di questo squilibrio permanente, dovuto ai mutamenti strategici dell’Europa e delle aree limitrofe, sono giudicabili non del tutto soddisfacenti e molto limitati.

Allo stesso modo, la PEV, gestita prevalentemente dalla Commissione Europea, non ha conseguito risultati significativi, a causa di visioni contrastanti sulla politica mediterranea, presenti anche all’interno della Commissione. Con la fine della guerra fredda e l’avvento del PEM, nonostante la dissoluzione delle vecchie solidarietà intra-mediterranee, a carattere terzomondista e antimperialista, nonché alternative a quelle europee, l’avvicinamento di molti Paesi mediterranei alle iniziative di cooperazione con l’UE, in un’ottica euro-mediterranea, non ha realizzato una vera complementarità delle iniziative euro-mediterranee del PEM e della PEV.

L’unico dato positivo risulta, a oggi, una diffusa affermazione della tendenza euro-mediterranea, con il carattere complementare assunto dalle tendenze intra-mediterranee, che non hanno più il carattere della alternatività. Si può affermare che queste tendenze siano il frutto della politica euro-mediterranea, che si è consolidata. Questo obiettivo raggiunto non ha risolto le condizioni di squilibrio, a causa della permanente frammentazione introdotta con la PEV e la disaffezione, prodotta nel PEM, a causa di crescenti contrasti relativi alle questioni della sicurezza, come l’immigrazione e la lotta al terrorismo.

Se nel PEM permane lo squilibrio tra la presenza massiccia dei membri UE, rispetto alla limitata presenza dei membri del Nord Africa, ne deriva la conseguenza di marginalizzazione di questi ultimi, facendo venir meno la stessa missione del PEM.

D’altro canto, anche la PEV ha visto diminuire l’attenzione dell’UE verso il Mediterraneo, essendosi spostata più verso l’Est Europa e il Caucaso. L’inserimento, nel PEM, dei Paesi balcanici, ha trasferito le tensioni dell’aera balcanica nel PEM, marginalizzando la presenza dei Paesi mediterranei, per i quali il PEM è stato istituito. Questa marginalizzazione sta pesando sull’equilibrio politico interno della stessa UE, determinando uno spostamento degli interessi europei a favore dell’Est Europa, rispetto all’area euro-mediterranea.

L’Unione Europea, per il mantenimento della sua stessa coesione comunitaria, dovrebbe affermare il comune interesse a sviluppare forme di cooperazione e di solidarietà con i Paesi della sponda Sud e Sud-Orientale del Mediterraneo.

L’insoddisfazione per il malfunzionamento del PEM e della PEV è stata alla base della proposta di Unione per il Mediterraneo dell’allora presidente francese Nicolas Sarkozy (UPM). La Francia ha manifestato sempre un atteggiamento critico verso le politiche mediterranee dell’UE, denunciando, anche sotto il profilo politico e diplomatico, la stessa sostanza del PEM e della PEV. Questa posizione critica ha avuto riflessi sulla coesione comunitaria e sull’equilibrio politico interno dell’UE. In questo quadro lacerato, è nata la proposta dell’UPM (2008), finalizzata a istituire una solidarietà intra-mediterranea, al di fuori del contesto europeo. Ma non tutti i membri dell’UE avevano interesse a disancorare l’iniziativa francese dal contesto europeo.

The Role of the Mediterranean Sea in Geopolitics and Geostrategy

Part VII The European Union and Mediterranean Policy

by Riccardo Piroddi

The EU’s Mediterranean policy has primarily developed through the Euro-Mediterranean Partnership (EMP), also known as the “Barcelona Process,” and the European Neighbourhood Policy (ENP), which included both southern Mediterranean countries involved in the EMP and Eastern European countries that remained outside the EU. Between 1995 and 2004, following the EU’s enlargement, Europe’s Mediterranean policy assumed a bifurcated character: on one side, the EMP, with a multilateral approach aimed at security policies and socio-cultural relations (I and II pillar), handled by national governments; on the other side, the ENP, with a bilateral approach, mainly focused on economic relations, which were part of the second pillar of the “Barcelona Declaration,” and managed predominantly by the European Commission. It should also be noted that the composition of the EMP has changed over time due to the entry of some original members as EU members, while all new EU members from Central-Eastern Europe have also become part of it. The EMP has become like a revolving door, with a constant increase in the participation of EU members compared to non-EU members. The results of the EMP, due to this permanent imbalance caused by strategic changes in Europe and neighbouring areas, are considered not entirely satisfactory and quite limited. Similarly, the ENP, managed predominantly by the European Commission, has not achieved significant results due to contrasting views on Mediterranean policy, even within the Commission itself. With the end of the Cold War and the advent of the EMP, despite the dissolution of old intra-Mediterranean solidarities of a third-worldist and anti-imperialist nature, which were alternatives to European ones, the rapprochement of many Mediterranean countries towards cooperation initiatives with the EU, from a Euro-Mediterranean perspective, did not achieve a true complementarity between the Euro-Mediterranean initiatives of the EMP and the ENP. The only positive outcome to date is the widespread affirmation of the Euro-Mediterranean trend, with the complementary nature assumed by intra-Mediterranean tendencies, which no longer have the character of alternativeness. It can be said that these trends are the result of the Euro-Mediterranean policy that has been consolidated. This achieved goal has not resolved the conditions of imbalance due to the permanent fragmentation introduced with the ENP and the disaffection produced in the EMP due to growing conflicts related to security issues, such as immigration and the fight against terrorism. If in the EMP, the imbalance between the massive presence of EU members compared to the limited presence of North African members persists, it results in the marginalization of the latter, undermining the very mission of the EMP. On the other hand, the ENP has also seen a decrease in the EU’s attention towards the Mediterranean, as it has shifted more towards Eastern Europe and the Caucasus. The inclusion of Balkan countries in the EMP has transferred tensions from the Balkan area into the EMP, marginalizing the presence of Mediterranean countries for whom the EMP was established. This marginalization is affecting the internal political balance of the EU itself, leading to a shift of European interests in favour of Eastern Europe over the Euro-Mediterranean area. The EU, to maintain its own community cohesion, should assert the common interest in developing forms of cooperation and solidarity with the southern and southeastern Mediterranean countries. Dissatisfaction with the malfunctioning of the EMP and the ENP was the basis for the proposal of the Union for the Mediterranean (UfM) by then-French President Nicolas Sarkozy. France has consistently shown a critical stance towards the EU’s Mediterranean policies, denouncing, even from a political and diplomatic perspective, the very substance of the EMP and the ENP. This critical position has impacted community cohesion and the internal political balance of the EU. In this fragmented context, the proposal for the UfM (2008) emerged, aimed at establishing intra-Mediterranean solidarity outside the European context. However, not all EU members were interested in detaching the French initiative from the European context.


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