L’UOMO CHE LEGGE: IL SERVIZIO PUBBLICO COME DOVREBBE ESSERE

DALLA REDAZIONE DI PRIMAONLINE

Il cavallo di Messina simbolo della Rai diventa il pretesto per il titolo di un libro provocatorio e molto informato scritto da quindici esperti che vogliono rifondare la missione, le strategie produttive, distributive, e i linguaggi di un nuovo Servizio Pubblico.

‘Chi vuole uccidere il cavallo?’ delle edizioni Heraion è un libro collettivo, ma dove ciascuno dei contributi dei quindici autori – esperti di media, tlc e istituzioni, sociologi ex dirigenti Rai (in ordine alfabetico: Beppe Attene, Guido Barlozzetti, Sergio Bellucci, Claudio Cappon, Piero De Chiara, Giacomo Mazzone, Marco Mele, Andrea Melodia, Michele Mezza, Gianfranco Noferi, Mario Pacelli, Stefano Rolando, Patrizio Rossano, Giampaolo Sodano, Bruno Somalvico) – ha una sua precisa fisionomia e originalità.
Il riferimento nel titolo del libro al grande cavallo dello scultore Sebastiano Messina, installato nel cortile di ingresso a Viale Mazzini, e fotografato in copertina da Salvatore Sannino, è il simbolo della Rai in quanto servizio pubblico sotto assedio che viene raccontata con vivace diversità dai vari contributi.

Nell’era del digitale e degli algoritmi, dopo i decenni del duopolio “misto” a forte egemonia commerciale, vanno rifondati il senso, la missione, le strategie produttive, distributive, e i linguaggi di un nuovo Servizio Pubblico universale presente su tutte le piattaforme, è il filo conduttore dei vari interventi che descrivono come anche la Rai faccia parte della congiura di chi “vuole uccidere il cavallo”, quando accetta di diventare una sorta di Fortezza Bastiani dipendente dal Governo (senza distinzioni politiche), senza una propria identità e autonomia rispetto alla pluralità sociale e della Rete.
Le recenti elezioni europee possono portare ad una maggiore dipendenza delle tv pubbliche dai Governi nazionali. Nel libro invece si segue la direzione opposta. Quella dell’ autonomia e del primato del merito.

I quindici contributi, compresi quelli dei coordinatori del libro, Giampaolo Sodano e Marco Mele, partono dal passato, dalla nascita dell’URI prima e dell’EIAR dopo e a quella delle televisione settanta anni fa, per gettare le fondamenta di un nuovo Servizio Pubblico adeguato alla transizione in atto verso un nuovo mondo, reale e virtuale allo stesso tempo, dove la comunicazione e i dati hanno un ruolo centrale.
Per salvare la Rai e garantirle il suo compito di gestire il servizio pubblico non basta cambiare l’attuale governance, quella dove i governi e le relative maggioranze decidono l’ amministratore delegato e il presidente e la maggioranza del Cda: un obiettivo al momento non aggirabile. Non a caso, alcuni degli autori del libro, Stefano Rolando e Patrizio Rossano, sono tra i candidati alla nomina parlamentare di quattro consiglieri che hanno chiesto al Tar Lazio di sospendere il procedimento di nomina per arrivare alla valutazione effettiva dei curriculum presentati e ad un vertice basato su competenza e indipendenza. Il Consiglio di Stato ha rigettato la sospensione mentre il Tar Lazio ha fissato ad ottobre la propria sentenza, dando così ampio spazio alla maggioranza di governo di fare le proprie scelte per il CDA Rai.

‘Chi vuole uccidere il cavallo?’va oltre: analizza e precisa i nuovi scenari dell’offerta globale delle piattaforme, propone una misurazione del valore pubblico, rilancia la coesione sociale come un pilastro della missione del Servizio Pubblico, propone una Rai svincolata dalla cultura duopolistica – e una normativa che lo sia altrettanto – e in grado di diventare, o di tornare ad essere, il “motore” delle nostre culture nazionali.
Il libro è un ottimo contributo per sapere com’e’nato 100 anni fa, il 27 novembre 1924, il primo servizio radiogoni in Italia e come si è trasformato negli anni (da URI a EIAR, a RAI); come si è arrivati alla situazione di crisi attuale e soprattutto cosa è possibile fare per riportare la RAI ad essere “uno straordinario strumento di promozione sociale e culturale che”, come scrive Giampaolo Sodano nella sua presentazione, “sessant’anni fa contribuì alla rinascita dell’Italia”.


SEGNALIAMO

L’ETA’ DEL SISTEMA RADIOTELEVISIVO MISTO (1976-2004)

a cura di Bruno Somalvico