CORRIERE DELLA SERA
Domenica 3 dicembre 2023
Polmonite da mycoplasma nei bimbi, primi casi anche in Italia dopo Cina, Francia, Olanda e Danimarca
di Redazione Salute
L’Istituto superiore di sanità segnala «due casi di Mycoplasma pneumoniae in bambini ricoverati con sintomi respiratori». Ma non si tratta di un nuovo agente patogeno.
Salito alla ribalta delle cronache poiché ritenuto essere una delle cause principali dell’aumentato numero di casi di polmonite nei bambini del Nord della Cina e più recentemente anche di diversi Paesi europei, Italia compresa, è un patogeno ben noto appartenente alla grande famiglia delle Mycoplasmataceae.
I micoplasmi sono batteri molto particolari perché mancano di parete cellulare e sono rivestiti solo da una sottile membrana ricca di steroli. A causa dell’assenza della parete che dona rigidità agli altri batteri e ne caratterizza la forma, essi hanno notevole polimorfismo strutturale, ossia sono in grado di assumere forme molto diverse tra loro. Inoltre non risentono di tutti gli antibiotici attivi sulla parete batterica (ad esempio penicilline e derivati) e non sono colorabili con la colorazione di Gram.
Aerobi obbligati, sono le più piccole cellule (0,2-0,3 micron) capaci di vita autonoma.
I micoplasmi sono parassiti di diverse specie animali e vegetali e sono ampiamente distribuiti nell’ambiente. Nell’uomo causano patologie localizzate per lo più all’apparato respiratorio e all’apparato genitale moltiplicandosi sulla superficie degli epiteli mucosi e mostrando una scarsa tendenza a oltrepassarli. Il maggior responsabile di patologie respiratorie è il Mycoplasma pneumoniae che può causare una grave forma di polmonite atipica primaria (la più frequente forma di polmonite nei giovani dopo quella causata da Streptococcus pneumoniae)
Per polmonite atipica si intende quella forma di polmonite infettiva, dovute a patogeni diversi da quelli classicamente coinvolti nei processi di infiammazione polmonare (polmonite tipica o classica o lobare) come lo Streptococcus pneumoniae.
Tranne rare eccezioni, la polmonite atipica è una condizione più lieve della polmonite classica e ciò la rende una malattia con un più basso rischio di complicazioni e da cui è più facile guarire. Tra i patogeni capaci di causare la polmonite atipica, in primo luogo vi è Mycoplasma pneumoniae cui seguono Legionella pneumophila e Chlamydophila pneumoniae.
Per la diagnosi di polmonite atipica, sono indispensabili non solo l’anamnesi, l’esame obiettivo e la radiografia del torace, ma anche esami microbiologici allo scopo di individuare con precisione il patogeno responsabile.
Le infezioni da Mycoplasma pneumoniae si propagano per contagio interumano diretto o indiretto tramite via aerea. Quando una persona ammalata tossisce o starnutisce o semplicemente parla, le goccioline di saliva contenenti i batteri possono arrivare direttamente ad altre persone nelle vicinanze oppure possono adagiarsi sulle superfici che possono diventare fonte di contagio qualora toccate da mani che non vengono successivamente lavate.
Si tratta delle stesse modalità attraverso le quali si trasmettono i virus respiratori, compreso SARS-Cov 2.
Quindi anche le misure di prevenzione del contagio sono le stesse (mascherina in ambienti affollati, distanziamento interpersonale, lavaggio delle mani…).
Nonostante negli anni 60-70 siano stati sperimentati alcuni vaccini anti Mycoplasma pneumoniae, contenenti batteri inattivati, che si sono dimostrati capaci di ridurre del 50% circa i casi di polmonite, attualmente non è disponibile un vaccino, quindi la prevenzione si basa esclusivamente sulle misure di attenzione igienico-sanitaria personale e comunitaria.
Qualora venga a contatto con l’epitelio respiratorio, Mycoplasma pneumoniae aderisce agli epiteli ciliati delle mucose tramite una particolare proteina, detta citoadesina P1 che provoca ciliostasi, cioè il blocco del movimento delle ciglia e dei microvilli delle cellule epiteliali. Questo evento ferma il movimento del muco facilitando la colonizzazione da parte dei micoplasmi e, eventualmente, anche di altri batteri come, ad esempio, lo Staphylococcus aureus.
Dal momento del contagio all’inizio della sintomatologia possono passare 1-3 settimane a seconda della carica infettante e delle condizioni generali di salute del soggetto ricevente.
Avvenuta la colonizzazione dell’ epitelio mucoso questo tende a desquamarsi e inizia il complesso dei sintomi caratteristici di infezioni lievi alle vie aeree superiori (raffreddore, faringite, laringite, tracheite) o arrivare fino alle forme più severe di bronchite e polmonite.
Mycoplasma pneumoniae è il principale responsabile della polmonite atipica primaria, non immediatamente distinguibile da forme di polmonite ad etiologia virale. Questa malattia, che si manifesta con un quadro simil-influenzale associato ad un infiltrato polmonare prevalentemente interstiziale, colpisce i bambini ed i giovani adulti, in una fascia d’età compresa tra i 5 ed i 35 anni.
In questa fascia di età sono i responsabili del 10-20% di tutte le polmoniti anche se le infezioni negli anziani e in soggetti fragili per altre motivazioni, non sono infrequenti. Si tratta di infezioni che, anche in Italia, conosciamo da molti anni e che sono più frequenti in estate e in autunno. Mycoplasma pneumoniae può anche causare periodiche epidemie in persone che soggiornano in ambienti affollati e promiscui, come scuole, reparti ospedalieri e caserme militari. Si ritiene che sia responsabile del 40% delle polmoniti acquisite in comunità.
La polmonite da Mycoplasma pneumoniae ha, in genere, un decorso favorevole; i batteri sono sensibili a diversi antibiotici appartenenti ai macrolidi, tetracicline, e fluorochinoloni. I sintomi tendono a risolversi entro 7-10 giorni (ad eccezione della tosse che può persistere per molto tempo), mentre i segni radiologici interstiziali possono persistere anche oltre un mese dall’inizio della malattia.
La complicanza principale della polmonite atipica da Mycoplasma pneumoniae è rappresentata da anemia emolitica autoimmune causata da cross reattività tra anticorpi IgM prodotti dall’ ospite contro i batteri e i globuli rossi dell’ospite stesso.
Una volta superata l’infezione, l’immunità nei confronti di Mycoplasma pneumoniae è transitoria, quindi l’infezione può essere nuovamente contratta.
In vari Paesi, Italia compresa, stiamo assistendo, come l’ anno scorso, ad un aumento nel numero di casi di infezioni respiratorie causate da virus diversi e da Mycoplama pneumoniae. Questo evento è probabilmente da far risalire al ritorno alla normale vita di relazione dopo due anni (in Cina tre) di limitazione dei contatti interpersonali e di messa in atto di stringenti misure di protezione igienico-sanitaria individuale e comunitaria. L’ evento, del tutto nuovo, viene definito “gap immunologico post-pandemico”. Le polmoniti da Mycoplasma pneumoniae che si stanno osservando restano, comunque, poco pericolose rispetto a quelle causate da Streptococcus pneumoniae e la mortalità complessiva da polmonite di comunità nei bambini resta inferiore al 1% nei casi che non richiedono ospedalizzazione (la stragrande maggior parte), e sale a circa l’ 8% nei casi gravi per i quali è richiesto il ricovero.
Dati parziali provenienti dalla Cina indicano una mortalità maggiore probabilmente dovuta al fatto che in quel Paese fino all’ 80% dei casi di polmonite da Mycoplasma pneumoniae non risponde all’azitromicina e ad altri antibiotici macrolidi, gli antibiotici più comuni per trattare questa infezione. Molti casi di resistenza sono stati osservati anche in Francia dove l’ aumento dei casi, rispetto all’ anno scorso, è del 35%.
Dati precisi della resistenza dei micoplasmi ai macrolidi non sono ancora disponibili ma i casi fino ad ora osservati non hanno creato problemi di resistenza alla terapia.
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