IL SOL (DELL’AVVENIRE) CHE NON È UNA NOTA MUSICALE

Da qualche giorno è nelle sale cinematografiche l’ultimo film di Nanni Moretti “Il Sol dell’avvenire” un film fatto su misura per Lui poiché è normale che, alla soglia della sua età matura, faccia il punto e la rivisitazione della sua vita passata. La trama tratta di un regista (Nanni Moretti) che sta girando un film ambientato nel 1956 durante l’invasione sovietica dell’Ungheria; i protagonisti principali sono: Ennio (segretario di una sezione del PCI) interpretato da Silvio Orlando e Vera una militante del partito interpretata da Barbara Bobulova.

Il film, piuttosto discusso, ha diviso la critica cinematografica con giudizi opposti.

Indubbiamente Moretti è un regista particolare che da sempre ha messo al centro dei suoi lavori se stesso raccontandoci e raccontandosi le sue azioni, i suoi pensieri e le sue esperienze liete e meno liete del suo passato nonché le sue relazioni con un mondo di sinistra che già da tempo lo avevano deluso. Ricordiamo quando lo stesso nel film “Aprile”, rivolgendosi a D’Alema lo invitava a dire “una cosa di sinistra”! Le cose non sono molto cambiate nel senso che il suo modo di affabulare lo spettatore è sempre lo stesso, i tempi però sono cambiati, infatti, in Italia non c’è più il comunismo, non ci sono più i valori che avevano infiammato i cuori degli italiani, né le teorie dettate dall’influenza russa, quelle che rasentavano il fanatismo politico, come lo dimostra nel film il bravo Silvio Orlando, nelle vesti del protagonista Ennio che si astiene da certi sentimentalismi perché il partito non li contemplava. C’è poi la cancellazione di certe scelte sia di immagini sia registiche ormai superate, ma che comunque rimangono nella mente del protagonista Giovanni che, quasi per esorcizzarle, le mette in risalto suo malgrado.

Nello svolgersi del film le scene si intrecciano l’una nell’altra con la maestria di un regista che conosce bene il suo mestiere e che, con il suo spiccato humor intrattiene lo spettatore che è lì in attesa del finale. Un collage di frammenti di film morettiani le cui immagini hanno lasciato una traccia nel nostro immaginario collettivo, e che, messe a confronto con la nostra attuale situazione sociale politica e morale, suscitano quasi tenerezza. Ed ancora il film prosegue con un attacco da parte di Moretti per tutto ciò che è fiction alle quali ormai siamo abituati e che ci vengono elargite a piene mani servendosi sempre dello stesso cast di attori che, a volte, nella stessa serata, li vediamo sfilare protagonisti da una parte all’altra in vesti diverse, per cui, complice il sonno, ne consegue che non sappiamo più a cosa stiamo assistendo.

Tale concetto viene esplicitato in un momento del film dove Moretti blocca la scena finale di un giovane regista che sta per concludere il suo film che Paola, moglie di Giovanni (Moretti) nella persona di Margherita Buj, essendo lei una produttrice ha prodotto. La scena consiste nell’uccisione con un colpo frontale al proprio avversario da parte del protagonista e va avanti per parecchio tempo durante il quale Nanni tenta di convincere il suo collega che quel tipo di finale non susciterà alcuna sensazione nello spettatore che, inevitabilmente, la darà per scontata e falsa, altro è, per esempio, nei film di Cassavetes laddove l’azione risulta talmente vera che tocca le corde giuste dello spettatore.

Oltre ad attori, cantanti e registi Moretti cita in particolare Federico Fellini con immagini del circo che viene da Budapest e che gli astanti del Circolo Gramsci del Quarticciolo (ambiente del film) aspettano con ansia e trepidazione quasi con l’ingenuità tipica dei bambini che credono in quello che vedono. Non può mancare una sguarda alle donne del film in particolare a Paola (moglie del regista) ed a Vera (compagna di Ennio) due donne a confronto: l’una in preda ad una crisi matrimoniale che, dopo quarant’anni insieme, con coraggio alla fine lascia il marito per ritrovare la sua integrità morale; l’altra Vera sognatrice, innamorata, che osa andare contro le regole del partito che presagisce, forse, un futuro diverso. Entrambe hanno attirato su di loro l’obiettivo del regista

Il finale del film è tutto solare, appunto, come il “sol”. Dopo aver percorso a ritroso la sua vita registica e preso atto dell’attuale situazione politica, Moretti si lascia andare all’ottimismo sperando che solo con la cultura e il suo cinema il mondo sarà ……….

Come sarà?

Da vedere.


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