NASCE “ALLEANZA CIVICA ITALIA CENTRALE” E IN UN CONVEGNO MOLTO PARTECIPATO SI TRACCIA IL PERCORSO IDEALE E POLITICO VERSO LA “FEDERAZIONE CIVICA NAZIONALE”
REDAZIONE
Come annunciato, sabato 22 aprile ad Orvieto si è costituita formalmente l’associazione Alleanza Civica Italia Centrale nel quadro del processo, iniziato ormai più di tre anni fa, che porterà a breve il civismo italiano autentico a darsi un’organizzazione stabile come Federazione Civica Nazionale. Dunque, alle due aggregazioni già costituite, a Nord Alleanza Civica del Nord e a Sud Mezzogiorno Federato ed altri soggetti civici, si aggiunge ora il tassello mancante perché possa effettivamente entrare nel grande gioco politico nazionale un soggetto del tutto nuovo per cultura, visione, interessi, esperienza e logica di governo.
Ci attende un percorso difficile, impegnativo, pieno di incognite, ma questo è il primo soggetto politico plurale che sta prendendo forma passo dopo passo non per accordi di vertice su sistemi di interesse che sfuggono ai più ma come legame strutturale tra futuro delle comunità locali e futuro del Paese. Non per spartire fette di potere ma per aggregare poteri pubblici sparsi, spesso sovrapposti e contraddittori, in sistemi che funzionino per l’esercizio dei diritti e dei doveri di cittadinanza di tutti.
In sostanza, non partito a leadership individuale ma soggetto realmente plurale, federazione di diversi con al centro l’individuo/persona che realizza le sue prospettive di vita in un sistema di comunità governate secondo linee di interesse generale che ne valorizzino le potenzialità.
L’Alleanza Civica Italia Centrale è nata dalla convergenza del civismo delle quattro regioni (Lazio, Marche, Toscana e Umbria) appartenenti all’area del Paese che è sempre esistita come citazione geografica ma non come soggetto e fattore di dibattito programmatico e politico. Ora questo soggetto esiste. Ha infatti un suo statuto, la sua governance e i relativi organi: un Comitato direttivo formato da 4 rappresentanti per ciascuna regione, un Presidente (Franco Raimondo Barbabella) affiancato da un Ufficio di presidenza (oltre al presidente, tre vicepresidenti: Giuseppe Bea e Marco Donati, a cui si aggiungerà il terzo nominato dalle Marche), un Segretario generale (Giampaolo Sodano), un Tesoriere (Umberto Bonetti).
Ma esiste anche e soprattutto nel senso che si preoccupa, proprio nel quadro del processo verso la Federazione Civica Nazionale, di mettere a fuoco i temi distintivi di quell’entità geografica chiamata Italia Centrale trasformandola da non-luogo in luogo, non tanto di problemi e rivendicazioni quanto piuttosto di possibilità ad oggi troppo spesso compresse, di potenzialità troppo spesso negate o sprecate, di progetti troppo spesso dimenticati e lasciati morire. Insomma, luogo di bisogni e opportunità di crescita per sé e per il Paese se considerato dentro quel progetto di rinnovamento che i partiti tradizionali non riescono a produrre e che invece il civismo, per logica rovesciata, può effettivamente introdurre nel panorama italiano.
È questo il senso della riflessione di straordinario spessore culturale e di forte tensione riformatrice che si è sviluppata nel corso del convegno svoltosi nella stessa mattina di sabato quale segno distintivo di un’Alleanza nata, come detto, non come operazione di potere ma di pensiero critico e di progettualità trasformatrice. Nella bella cornice di una sala affollata con presenze provenienti dalle quattro regioni, con la partecipazione dei massimi rappresentanti di Alleanza Civica del Nord e di Mezzogiorno Federato, Franco d’Alfonso e Claudio Signorile, di personalità che hanno abbracciato la prospettiva del civismo o che al civismo sono vicini, come Letizia Moratti e Giuseppe De Mita, di rappresentanti di partiti e movimenti anch’essi vicini al mondo civico nelle sue diverse espressioni, come Maurizio Cotta in rappresentanza di Insieme, si sono succeduti, in un crescendo sapientemente coordinato da Giampaolo Sodano, gli interventi dei relatori e degli invitati.
Di essi sarà disponibile tra poco la registrazione video in streaming. Perciò qui mi limito a darne cenno nel tentativo di far emergere il ritmo incalzante delle analisi e delle proposte come timbro della tensione rinnovatrice tipica del civismo. Dopo l’introduzione di Andrea Fora, che ha indicato, anche alla luce dell’esperienza di CiviciX Umbria, i punti fermi di un progetto riformatore aperto e inclusivo, le coordinate di un percorso possibile politico e programmatico del civismo per l’Italia centrale in prospettiva nazionale e con lo sguardo all’Europa, Ercole Incalza ha messo a fuoco lo stato di abbandono di otto progetti in larga parte già finanziati che, se realizzati, possono rappresentare al contrario quella rete infrastrutturale che ancora manca non solo al Centro dell’Italia per il suo sviluppo ma al Paese per il suo ruolo mediterraneo in Europa.
Alessandro Sterpa ha poi affrontato il tema delle rigidità costituzionali per un condizionamento ideologico che ha trasformato la Carta in un totem quando i tempi sono invece maturi per prendere di petto la questione del funzionamento dello Stato, da vedere soprattutto dal lato della stabilità dei poteri e della credibilità delle classi dirigenti. Luca Diotallevi, dopo un’ampia analisi dello stato di degrado sistemico delle regioni del Centro esemplificato con dati probanti economici, culturali e soprattutto demografici, ha indicato nel superamento delle politiche centralistiche e del regionalismo statalista verso le reti delle città medie l’idea politica portante di una strategia di reazione propositiva e progettuale che dall’Italia Centrale potrebbe investire il Paese.
Fabrizia Cusani ha presentato, con un brillante intervento di sintesi del contributo proposto da Mario Pacelli, il tormentato percorso di una Capitale d’Italia che non riesce ad esserlo, o forse non vuole per responsabilità sue e non sue, e nel contempo la necessità che lo diventi in analogia con le altre capitali europee che il loro ruolo lo sanno svolgere ed effettivamente lo svolgono. Giuseppe De Mita, con un’ampia disamina delle posizioni di cultura civica del cattolicesimo democratico, ha stimolato il mondo del civismo ad una riflessione urgente per un passaggio dal gradualismo delle analisi e delle proposte ad una idea politica d’impatto, capace di mobilitare direttamente il popolo. Centralità della persona come vera chiave del cambiamento e più passione senza rinunciare alla ragione.
Sono poi intervenuti in successione Franco D’Alfonso, Claudio Signorile e Letizia Moratti, e ha concluso infine Marco Donati. D’Alfonso ha delineato il percorso di aggregazione del civismo in una prospettiva di rimescolamento delle carte in vista delle elezioni europee in cui si porrà in modo evidente una scelta di campo, chiarendo che non è in discussione né la collocazione nel campo progressista né il lavoro di cucitura delle differenti espressioni delle culture riformatrici.
Signorile ha ripreso il ragionamento di De Mita sulla centralità della persona come chiave di lettura della crisi della politica e la sua ricostruzione in chiave riformatrice e ha colto gli stimoli strategici di Incalza e di Diotallevi per lo sviluppo del Centro Italia in vista di una centralità del Sud come asse geostrategico dell’Europa. Il Ponte sullo Stretto non è una delle tante opzioni, ma la scelta che cambia la prospettiva.
Letizia Moratti ha da par suo cercato di individuare e di far percepire con chiarezza il filo rosso dei diversi interventi in un ruolo del mondo civico che, mentre mantiene le sue specificità, le mette in gioco con coraggio per offrire al Paese una possibilità concreta di rinnovamento. Occorre uscire, ha detto, dalla logica miope della pura ricerca del consenso, avere visione, ragionare sui tempi lunghi; perciò è giusta e va ricercata la presenza civica nelle competizioni elettorali, locali o europee, ma non ci si deve fermare ad esse; il civismo deve avere lo sguardo lungo.
Marco Donati, infine, ha tirato efficacemente le fila di questo ampio ventaglio di analisi, proposte e riflessioni, che così risultano consegnate sì ai compiti del presente ma ancor più ad una visione di futuro in cui il civismo può davvero rappresentare quella prospettiva riformatrice che manca all’Italia. La costruzione dell’Alleanza Civica dell’Italia Centrale è per questo un passaggio strategico essenziale.
Un amico che ha seguito in streaming il convegno ci ha scritto dicendo che man mano che si susseguivano gli interventi ha percepito che stava accadendo qualcosa di nuovo: ci si parlava per capirsi, si stavano abbandonando vecchi slogan e modi di pensare, si poneva al centro della riflessione il tema di un nuovo pensiero. Ecco, si stava davvero creando un ambiente politico originale, con la consapevolezza di un coraggioso ruolo riformatore che il civismo può conquistare perché soggettivamente e oggettivamente necessario.
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