NOTE DI RUBRICA

In letteratura il primo ad usare la parola artista nel senso latino di artefix ovvero maestro, creatore, autore fu Dante quindi l’artista è colui che crea, autore di sé stesso; pertanto, io sono un’artista nel senso dantesco visto che amo creare e mi dedico a questo secondo natura che mi indica il mio percorso di vita.

Sono fortunata perché mi sono accorta fin da piccola di questa mia caratteristica per cui l’ho coltivata assiduamente e senza ripensamenti; essendo figlia d’arte osservavo mio padre che dipingeva o creava cartelloni pubblicitari spostando tavoli e sedie per far spazio, ma il suo non era solo uno spazio materiale bensì e soprattutto uno mentale. Spesso torno indietro nel tempo e mi lascio prendere da ricordi che comunque mi riconducono al mio presente alle mie attività artistiche, per esempio, a quando scrivevo poesie che la mia maestra leggeva in classe ai compagni. Niente è a caso, ma come ho detto, io ho coltivato nel tempo questa mia tendenza artistica; ho frequentato scuole di pittura, corsi di grafica e di scultura non tralasciando mai il mio interesse particolare per la lettura e la scrittura.

La mia prima esperienza pubblica in tema di lavori artistici la ebbi in occasione della festa di chiusura dell’anno scolastico presso l’Istituto “Casa materna” di Portici (Napoli) dove ho insegnato per un breve tempo. Tale istituto era gestito da Pastori Evangelisti che erano sovvenzionati dall’America, a cui rendevano conto dell’impiego delle loro donazioni attraverso filmati periodici che attestavano il loro operato. Essi, quindi, pretesero per quella festa dalle insegnanti che si dessero da fare per preparare gli alunni per una recita, cosicché ogni insegnante doveva necessariamente improvvisarsi qualunque mestiere per realizzare quanto necessario. Io ero stata scoperta quale artista e così mi assegnarono il compito di ricostruire in parte il fregio del Partenone, per la scenografia, visto che il mio gruppo si era ispirato alla Grecia. Ma la cosa non finì lì in quanto dovetti imparare anche la danza greca cioè il Sirtaki.

Da allora non mi sono mai fermata e continuo nel mio meraviglioso lavoro sempre più consapevole che svelarmi, di volta in volta, mi sprona ad andare avanti e a dare, spero, il meglio di me.

Oggi scrivo su di una rubrica di arti visive laddove, in un interminabile strip-tease della mia anima, manifesto le mie emozioni che cerco di condividere con probabili lettori; in genere mi riferisco a spettacoli teatrali, film, mostre o semplicemente eventi culturali ai quali partecipo, faccio solo qualche cenno alle notizie relative a ciò che presento ma, poiché non faccio cronaca, mi impegno affinché l’altro entri in sintonia con me perché solo così posso sperare che si crei una corrispondenza che inviti il lettore a interessarsi dei miei scritti. Ogni volta che mi accingo a fare una critica in base agli elementi in mio possesso cerco di essere il più possibile obiettiva anche se sono convinta che, prescindere dalla propria soggettività, è quasi impossibile dal momento che tutto viene filtrato dalla propria coscienza.

Poi mi affranco da questi dubbi poiché penso che ognuno è libero di farsi una propria idea e di accogliere o meno il mio giudizio critico oppure condividerlo per godere insieme, secondo le personali esperienze morali, etiche e non di meno artistiche che sono in suo possesso ed infine, di valutare la qualità e la validità storica delle varie performance. Spero sempre di essere leale nel mio esprimermi prima con me stessa e di rispettare il pensiero dell’altro senza incorrere mai nella certezza assoluta del mio dire anche perché per me è necessario e vitale il suo apprezzamento affinché “i miei saggi” possano diventare qualcosa di interessante, al limite sollecitare la sua curiosità per questa o quella performance per cui decide di uscire di casa per andare a verificare la veridicità di quanto letto.

Ho sempre presente il motto del grande Umberto Eco, il quale affermava che un qualsiasi scritto per diventare testo deve necessariamente avere un ipotetico lettore diversamente rimarrà un pezzo di carta chiuso in un cassetto!


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