100 1000 100.000 Abbiamo cominciato così, come abbiamo sempre fatto, pensando in grande. “Ma non eravamo sicuri – ricorda Fabrizia, il nostro editore – perché abbiamo scelto una strada inusuale, un format settimanale, che nell’editoria digitale non si usa, senza cronache, senza attualità ma con riflessioni e Long form. Ma ora che abbiamo tagliato il traguardo dei 100 numeri, con 100 numeri alle spalle, sentiamo crescere la fiducia, la stima dei collaboratori, la solidarietà di quegli amici che hanno voluto essere il comitato di direzione, che insieme a noi hanno affrontato questa avventura. Siamo sulla strada giusta”
Questo è ilmondonuovo.club. e ci piace celebrare il centesimo numero di questo nostro giornale perché siamo convinti che è il segno, il simbolo di una vittoria. Di un piccolo ma significativo successo.
Tutti sono tornati a parlare dei rischi di una nuova recessione, ma la recessione non è soltanto un fenomeno economico, siamo da tempo in recessione culturale.La cosiddetta società civile non produce più uno straccio di idea. Il nostro spaesamento è figlio della perdita di radici.Abbiamo fatto l’errore di pensare che ne potevamo fare a meno. E’ sembrato che vivere il presente implicasse la disdetta di ogni tradizione.Mentre facciamo un grande uso delle parole nuovo e futuroil passato è inesorabilmente l’unico termometro dei nostri pensieri. Dobbiamo fare memoria.
Walter Benjamin alla fine degli anni Trenta rilevava come l’opera, entrando nella fase della sua riproducibilità, perdeva l’esclusività mentre si moltiplicava il rapporto con i distributori, innescando un processo che avrebbe messo in discussione il primato del mediatore culturale, a sua volta insidiato dal suo utente, così oggi potremmo dire che il consumatore insidia il potere del distributore, che il lettore non ha bisogno dello scrittore, un comico disse che uno vale uno, che il lettore è anche scrittore!
Questo è il ciclone che sta cambiando il mercato. Il motore è stata la rete, ma non sono state le tecnologie a cambiare i lettori di una volta, oggi sono i lettori il gorgo da cui prende forza il ciclone, viviamo “immersi” nella comunicazione.
Eravamo abituati ad un’immagine del lettore figlio della società consumistica, un soggetto “debole”. Il lettore/consumatore attuale gioca un ruolo attivo e chiede sempre nuovi servizi, in grado di fornirgli quelle informazioni che rispondono alla sua “attualità culturale”.
Questo è il contesto in cui lavoriamo. E in questo contesto dobbiamo trovare la via d’uscita dalla recessione culturale in cui ci troviamo. Partiamo da una certezza: due cose non cambiano e non cambieranno, l’aspirazione al bello e il piacere del buono. E sappiamo che fare memoria e immaginare il futuro non è un gioco di società, è un modo per analizzare i fenomeni, per capire i flussi della società, in definitiva un esercizio necessario per affrontare il presente.
Attraverso la nostra proposta, che portiamo avanti da cento settimane, riteniamo si possa determinare un approccio alla costruzione di un rapporto reciprocamente utile alla politica, senza vincoli di appartenenza e schieramento e lasciando invece che attraverso la maturazione del confronto scaturiscano, come logica conseguenza, quelle adesioni più convinte che formali, più spontanee che forzate, non già al ristretto ambito di ciascuna forza politica, ma complessivamente alla ripresa di un rapporto positivo tra cittadini e istituzioni, una partecipazione responsabile alla cosa pubblica, ad un processo culturale che ha bisogno di un nuovo pensiero.
Al centesimo numero è giusto fare un bilancio. La prima cosa che viene in mente è lo straordinario lavoro creativo di Diego, il suo originale contributo di idee di un intellettuale controcorrente che ha portato il giornale ad affrontare le specificità nella politica nazionale come oggetto di analisi, ma non materia da specialisti. E poi il territorio. In una dimensione che connette la città con un civismo che copre il vuoto lasciato dalla crisi del rapporto tra cittadini e politica, Non abbiamo avvertito alcun bisogno di legarci a questa o quella formazione politica, scegliendo piuttosto la creazione di uno spazio di confronto senza alcun vincolo per gli scrittori.
Ilmondonuovo.club come laboratorio di idee in cui l’artigianalità di Mariano, un mix di tradizione e creatività, come stimolo all’innovazione, ha contribuito a far nascere un progetto come servizio alla comunità, come messaggio di una migliore qualità della vita. Questo è l’obiettivo che sollecita il nostro impegno, convinti come siamo che nella libertàpossano svilupparsi integrazioni ben più significative e durature di quelle prodotte talvolta dall’appartenenza politica. Penso all’apporto di Democrazia Futura di Bruno Somalvico. Abbiamo voluto creare uno spazio aperto di partecipazione e di confronto, ilmondonuovo.club come un Forum grazie all’impegno di Eugenio Santoro che presiede l’Associazione degli amici di mondo nuovo.
Infine una nostra profonda convinzione.
I media digitali, nati intorno ad una tecnologia che ne ha consentito l’esistenza, sono stati fino ad ora “arrotolati” intorno a questa e di fatto impediti ad esprimere un proprio autonomo, specifico linguaggio. Il cinema non ha scalzato la radio e il teatro e la televisione non hanno scalzato il cinema, ciascun media nuovo ha costruito un suo linguaggio specifico. Così non è per i media digitali che si limitano troppo spesso, ad inglobare cose esistenti o cose create per altro scopo.
Alla ricerca di questo linguaggio è dedicato uno degli sforzi che vogliamo fare attraverso la cultura di giovani autori, come Gaia Bertotti e Davide Cuneo, che cresciuti in diversi ambienti culturali possono gestire il giornale sperimentando nuovi linguaggi.
Digitale significa sostituire i fatti con le relazioni, ecco a cosa serve una nuova visione, saper mettere in relazione parole, immagini, pensiero, letteratura, musica, scienza. Imparare di nuovo a sognare e di conseguenza creare cultura e non solo parlare di cultura.
I francesi, nella loro lingua, hanno trovato una espressione molto felice: chiamano l’audiovisivo “Le Rendez-Vous Des Arts” perché le forme ed i linguaggi della parola, l’articolazione delle immagini, le possibilità di manipolazione digitale, la musica diventano tutt’uno e assumono una forma inedita.
Inedita significa frutto di una ricerca e non quanto previsto dalle istruzioni di default delle case costruttrici dei computer. Crediamo che il mondo della cultura sia a un bivio: approfittare del nuovo ambiente vitale che chiamiamo “digitale” per costruire una grammatica dei nuovi media o fuggire e lasciare che altri riempiano il vuoto.
Apple è un grande gruppo industriale che costruisce tecnologie con lo scopo di conquistare mercato e utenti. Nella loro visione per il futuro hanno deciso di parlare con parole d’ordine diverse, non nuove, ma diverse. Il loro punto di partenza è: “Great stories can change the world”. Poi arriva un’altra: “Stories Connect the world”. Non fili, non onde, non chip, non devices, ma storie.
Ecco a cosa servono le nuove strategie, ad imparare di nuovo a sognare e a saper mettere in connessione la vita, il pensiero, la letteratura, le parole, le immagini, i racconti. Saper connettere significa creare cultura, forse Apple ha capito che il collasso delle menti porterà alla rovina anche loro. Che Apple sostenga che il mondo digitale abbia bisogno di autori e artisti e non di utenti è una novità assoluta che ci piace molto, con la quale vogliamo fare i conti, con ilmondonuovo.club e con il nuovissimo IL MONDO NUOVO, magazine trimestrale per la transizione culturale, pensando, scrivendo, narrando, editando perchè siamo convinti che “da che mondo è mondo” vince chi è capace di pensare per cambiare.
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Commenti
Una risposta a “NUMERO 100”
Caro Gianpaolo,
Vivissime congratulazioni per il traguardo che hai raggiunto.
E vivissime congratulazioni per i contenuti che gli uditori/lettori di Mondo Nuovo hanno via via trovato, quei contenuti che hanno consentito il successo della iniziativa.
I miei più fervidi Auguri perchè si arrivi, per intanto, al numero 200.