Mentre la maltese Roberta Mesola è stata riconfermata presidente del Parlamento europeo1
Quindici/A Hermes Storie di geopolitica – Europa
Giampiero Gramaglia
Giornalista,
co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles
Il quindicesimo fascicolo di Democrazia futura si apre con un articolo di Giampiero Gramaglia dedicato alla prima sessione dei lavori della decima legislatura del Parlamento europeo. Titolo e occhiello: “Parlamento europeo, von der Leyen in bilico, voti Meloni chiave, utili o letali. Mentre la maltese Roberta Mesola è stata riconfermata presidente del Parlamento europeo” . ” L’appuntamento cruciale di questa prima sessione – chiarisce Gramaglia – è giovedì 18 luglio, con l’investitura di Ursula von der Leyen, popolare tedesca, che, se otterrà la maggioranza dei componenti l’assemblea – le servono 361 voti su 720 – resterò alla guida dell’Esecutivo europeo per i prossimi cinque anni. Sulla carta, Ursula von der Leyen, appoggiata da popolari, socialisti e liberali, dispone di circa 400 voti, ma l’esperienza del 2019, quando, in circostanze analoghe, fu eletta con solo nove voti di margine, datile dai deputati italiani del M5S che non facevano parte della sua maggioranza, le consiglia di allargare la base di consensi” .
Nel prosieguo Gramaglia sottolinea poi come “In seno al Parlamento europeo cresce il ruolo Orban in una destra più forte, ma più frammentata” analizzando i tre gruppi presenti in seguito al voto europeo nelle elezioni del giugno 2024.
17 giugno 2024
Il nuovo Parlamento europeo, uscito dalle elezioni del 9 giugno, si riunisce a Strasburgo dal 16al 19 luglio. Deve dare, o no, la sua investitura alla presidente designata della Commissione europea Ursula von der Leyen: è un voto ancora in bilico, in cui gli eurodeputati di Fratelli d’Italia hanno un ruolo chiave. I loro voti possono rivelarsi necessari, per garantire a Ursula von der Leyen: la maggioranza, ma anche letali, perché possono farle venire meno suffragi della maggioranza che sulla carta la sostiene.
La prima incombenza della nuova Assemblea è stata l’elezione del proprio presidente: senza rivali, l’unica candidata, la presidente uscente Roberta Metsola, popolare, maltese, avrebbe potuto essere confermata per acclamazione, se almeno un quinto dei deputati non avessero chiesto lo scrutinio segreto. E’ stata appena riconfermata ottenendo 562 voti favorevoli su 699 votanti: resterà in carica due anni e mezzo, metà legislatura, per poi essere avvicendata dal gennaio 2027 -.
A seguire e nella giornata di mercoledì, il Parlamento eleggerà 14 vice-presidenti e cinque questori: se ne potranno trarre i primi segnali di come funzionano le intese fra i gruppi parlamentari. Mercoledì 17 luglio, i deputati decideranno pure le dimensioni delle commissioni e sotto-commissioni e delle delegazioni – la composizione nominale sarà annunciata venerdì 19 luglio -.
Sempre nella giornata di mercoledì 17, il programma della sessione d’apertura della nuova legislatura prevede anche un dibattito sull’esito del Consiglio europeo del 27 giugno e la discussione e il voto d’una risoluzione sul sostegno all’Ucraina, per il quale – secondo un sondaggio dell’Eurobarometro – continua a esserci un orientamento favorevole dell’opinione pubblica.
Ue: Parlamento europeo, il voto su UvdL e la geografia dei gruppi
L’appuntamento cruciale di questa prima sessione è giovedì 18 luglio, con l’investitura di Ursula von der Leyen, popolare tedesca, che, se otterrà la maggioranza dei componenti l’assemblea – le servono 361 voti su 720 – resterò alla guida dell’Esecutivo europeo per i prossimi cinque anni. Sulla carta, Ursula von der Leyen, appoggiata da popolari, socialisti e liberali, dispone di circa 400 voti, ma l’esperienza del 2019, quando, in circostanze analoghe, fu eletta con solo nove voti di margine, datile dai deputati italiani del M5S che non facevano parte della sua maggioranza, le consiglia di allargare la base di consensi.
Un momento dell’incontro della presidente designata della Commissione europea Ursula von der Leyen con il gruppo di Renew (Fonte: Euronews)
Nei giorni che precedono il voto Ursula von der Leyen ha avuti incontri con i gruppi della sua maggioranza ‘europeista’ e con i verdi: socialisti, liberali e verdi hanno subordinato il loro appoggio a che non ci siano “accordi” con i conservatori europei, il gruppo di destra cui fanno capo gli italiani di Fratelli d’Italia, oltre che i polacchi di Diritto e Giustizia.
“Il nostro supporto non è un assegno in bianco”,
l’ha avvertita la capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez. Ursula von der Leyen s’è impegnata a non avere “cooperazioni strutturate” con i conservatori.
Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen
Fra gli euro-deputati italiani, solo quelli del Pd e di Forza Italia sono già determinati a votarla. Lega e M5S, nel frattempo confluiti nel gruppo delle sinistre, hanno già annunciato il loro no, i Verdi si tengono le carte in mano; Fratelli d’Italia ha per ora un orientamento negativo, ma è possibilista.
Del resto, dopo avere serrato i ranghi con la maggioranza e i verdi, la presidente designata ha avuto martedì 16 luglio un confronto con i conservatori, mentre non sono previsti incontri con i due gruppi di estrema destra.
In seno al Parlamento europeo cresce il ruolo Orban in una destra più forte, ma più frammentata
L’incontro a Mar-a-lago tra Donald Trump e il premier ungherese Viktor Orban (Fonte: La Stampa)
La nuova Assemblea presenta, infatti, la novità importante di tre gruppi di destra ed estrema destra, rispetto ai due precedenti: i conservatori; i patrioti, coagulati per iniziativa del premier ungherese Viktor Orban e dove sono confluiti con un peso preponderante i deputati francesi di Marine Le Pen e i leghisti italiani; e i sovranisti nati per iniziativa dei tedeschi dell’AfD e che raccolgono schegge minoritarie ed estremiste di vari Paesi, pescando in un sottobosco di anti-abortisti, filo-russi, populisti e simpatizzanti ‘nazi’. Del resto, sono oltre 50 gli eurodeputati provenienti da liste mai viste prima d’ora nell’emiciclo di Strasburgo: una truppa eterogenea, che non aiuta il progetto d’integrazione.
Dei tre gruppi di destra nel Parlamento europeo, i patrioti sono il più numeroso, avendo messo insieme più seggi dei conservatori; i sovranisti sono il più piccolo. Patrioti e conservatori, sono, rispettivamente, la terza e quarta forza dell’Assemblea (84 e 78 seggi rispettivamente), dietro popolari e socialisti, avendo entrambi scavalcato i liberali (76 seggi).
I nomi ufficiali sono Conservatori e Riformisti europei, Patrioti per l’Europa, Europa delle Nazioni Sovrane: molti i punti di contatto – opposizione al Green Deal, lotta alla migrazione, rivendicazioni identitarie e religiose -, ma anche molte differenze sul piano dell’integrazione europea, dell’atlantismo, dell’atteggiamento nei confronti delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente.
I patrioti nascono – come già detto – da un’intuizione di Orban, che intendeva inizialmente coagulare intorno al suo Fidesz partitini di Paesi dell’ex Europa orientale, al punto che Politico intitolava “l’impero asburgico colpisce ancora’, ma che ha poi ‘calamitato’ l’ex gruppo Identità e Democrazia.
L’operazione non ha però fatto venire meno il ‘cordone sanitario’ che, nella passata legislatura, tagliava fuori Identità e Democrazia dalle presidenze delle commissioni e da altri ruoli significativi nel Parlamento europeo e che, adesso, taglierà fuori i patrioti e i sovranisti, perché – dice una fonte dei popolari –
“non vogliamo che le istituzioni europee siano rappresentate da ‘amici di Putin’”, che “sono contro il progetto europeo”.
Valutazioni confermate dalla criticatissima iniziativa del premier Orban che, dopo che l’Ungheria ha assunto il primo luglio la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, è stato, sua sponte, a Kiev, Mosca e Pechino e a trovare l’ex presidente statunitense Donald Trump: una missione di pace per l’Ucraina non avallata dai partner europei.
A Orban, il Parlamento europeo gliela fa pagare negandogli l’occasione di presentare il programma della presidenza ungherese dal titolo evocativo, ‘Make Europe Great Again’: non c’è spazio a luglio, se ne riparlerà a settembre.
- Scritto il 15 luglio 2024 per The Watcher Post. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/07/15/parlamento-europeo-vdl-meloni/ ↩︎
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