PER UNA DEMOCRAZIA FEDERALE MODERNA

Con grande attenzione e interesse ho letto il documento presentato da Franco Barbabella, Marco Donati e Giampaolo Sodano al Consiglio Nazionale della FCE (Federazione Civici Europei) di Reggio Emilia del 30 settembre 2023. Si presenta come un’analisi accurata, articolata, culturalmente e storicamente ben documentata relativamente alla lunga, faticosa e spesso contraddittoria transizione sociopolitica cui è andata incontro non solo la nostra comunità nazionale, ma l’intera visione e gestione del percorso nella costruzione dell’Europa, troppo spesso attraversato e ancora intriso di miopie nazionalistiche dalle quali sembra assente il respiro a quell’universalismo che ponga al centro delle sue preoccupazioni l’irrinunciabile valore dell’Uomo nella sua dignità.

Siamo ancora a una comunità europea animata prevalentemente dall’organizzazione di un’economia monetaria con i molteplici bisogni sociali ancora irrisolti e soprattutto dinanzi all’assenza di serie strategie di lungo respiro che sappiano avviare una soluzione seria alle molteplici domande poste dalle nostre comunità.

Esiste una somma di realtà nazionali, non una Federazione con il faro di una Costituzione Europea alla quale tutti far riferimento nelle scelte che vadano incontro ai reali bisogni dei popoli che la formano. Purtroppo dominano ancora le logiche dei vecchi schieramenti politici da tempo superati dalla Storia, che cambiano e magari aggiornano solo la pelle della loro immagine ma non la sostanza di una Risposta innovativa e creativa richiesta dai nuovi Tempi.

Il vecchio non può costituire l’ossatura del Futuro, che sta rivoluzionando radicalmente la propria presenza sullo scenario del mondo (Rivoluzione digitale, Intelligenza Artificiale, necessità di reinventare la natura dei lavori, una più giusta organizzazione nella distribuzione della ricchezza per una prossima popolazione mondiale di circa 10 miliardi, l’attenzione al clima e alla vivibilità ambientale…).

Si tratta di salvare il Futuro delle nuove generazioni e forse dello stesso pianeta in una visione di maggiore cooperazione fra i popoli di tutti i Continenti, che ormai sono decisamente indirizzati sulla strada di una età adulta. Siamo dinanzi a un mondo sempre più immerso e governato dalla complessità, dal bisogno di autodeterminarsi nelle proprie scelte, di relazionarsi con più rispetto e intelligenza con altre realtà similari, da una globalizzazione nelle informazioni e nella stessa prassi che sta rendendo sempre più permeabili e intercambiabili culture ed esperienze di vita. Il già visto non può essere la risposta, ma ci vorrebbe uno scatto di creatività e di grande lungimiranza, che sappiano guardare lontano a ciò che sarà o potrebbe diventare il Futuro, imparando a saperne leggere con attenzione i “segni”.

Dal momento che tutto si sta rapidamente evolvendo con ritmi prima impensabili (scienza, medicina…), pur sognando un potenziale futuro diverso e migliore del presente si rende, però, quanto mai necessario lo sviluppo di un pensiero critico e autocritico sapendo interconnettersi con altri analoghi modi di progettare e mai ignorando che, purtroppo, ci sono e ci saranno sempre le resistenze da parte dei pensieri mediocri.

Saggiamente ragionati sono gli Otto Punti del Manifesto indicati come proposta di un Progetto complessivo per dare una nuova anima a questa società, che non dimentichiamolo, è sempre stata ed è tuttora “in cammino” nella Storia e ogni giorno interpella la nostra responsabile presenza, invitando giustamente a “svegliarci” dal nostro torpore. Questo Documento che ritengo molto elaborato e ricco di acute riflessioni possa essere alla base del comune futuro operare in vista della costruzione di una “Nuova Europa” maggiormente aperta alla Cultura Mediterranea, un tempo centro e movimento del Progresso Culturale e Sociale del Mondo (Ellenismo, Roma con la sua Civiltà e la sua Storia, l’Italia con il Rinascimento, la grande Cultura dell’Antico Egitto, la spinta religiosa con personaggi nordafricani come Sant’Agostino di Tagaste, San Cipriano di Cartagine…).

Le radici del passato, da rispettare nella loro sostanza senza però replicarle nelle applicazioni concrete, dovrebbero illuminare questo contraddittorio, incerto e, sotto molti aspetti, smorto presente e prefigurare un Libero Futuro più Maturo e Adulto.

Da queste considerazioni nasce l’esigenza di una Europa più solida e maggiormente solidale, più federale nella gestione comune dei flussi immigratori da formare e qualificare e farli ritornare poi nelle relative Nazioni di origine per contribuire al loro sviluppo, più attenta a una Democrazia meglio partecipata e rappresentativa anche a livello della creazione di macroregioni, a una seria riforma della Giustizia da velocizzare nelle decisioni, a un insieme di servizi da rivedere profondamente nella loro qualità (sanità più efficiente, istruzione, formazione…), al futuro delle giovani generazioni, ma anche alla difesa dei ceti medi, a una migliore utilizzazioni dei nostri anziani, alla creazione di nuovi lavori richiesti dal progresso scientifico e tecnologico.

Può prefigurarsi un futuro se si avrà coraggio nel connubio fra un Pensiero Alto e una Progettualità Concreta: questo richiede soprattutto la presenza di una maturazione umana sul piano dell’onestà e dell’Etica, altrimenti potrebbe rimanere solo una Utopia alla Tommaso Moro. Perciò da parte mia sottoscrivo in pieno il Manifesto che ritengo coraggioso e lungimirante, perché potenziale realizzazione di un Progetto che convince profondamente le menti più aperte e desiderose di scrivere una nuova pagina di Storia per questa nostra Umanità tanto bisognosa di Speranza in un Futuro di Pace e di Progresso per Tutti.


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