IL RINOCERONTE
La SVIMEZ è un’associazione che si occupa di sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ne studia le condizioni economiche e propone programmi di azione concreti.
Il rapporto sull’economia del Mezzogiorno è l’opera principale della SVIMEZ e viene pubblicata ogni anno da ormai 50 anni, il primo risale al 1974. Nel testo presentato si propone la fotografia dell’economia meridionale della coesione sociale, della demografia e del mercato.
Tra i dati del rapporto ce n’è uno che è davvero paradossale.
L’istituto stima che l’impatto degli investimenti finanziati dal PNRR sul PIL è pari a 2,2 punti percentuali nei prossimo due anni, con un +2,5% nel Mezzogiorno e un +2% nel Centro-Nord. Con il PNRR il nostro paese ha l’opportunità di evitare un periodo di sostanziale stagnazione. Occorre però cogliere questa opportunità e attuare i programmi di investimento previsti, cosa nient affatto scontata: SVIMEZ stima che il valore complessivo dei progetti ad oggi è pari a 32 miliardi di euro, di questi il 45% nei Comuni del Mezzogiorno.
Per circa la metà dei progetti le procedure di affidamento sono state avviate, ma la quota di progetti messi a bando si ferma al 31% al Mezzogiorno rispetto al 60% del Centro-Nord.
Quello che fa la differenza è la capacità di procedere all’aggiudicazione, con un divario tra le amministrazioni che varia dal 67% al Sud, al 91% del Centro e del Nord, dato che conferma la difficoltà e la carenza amministrative delle amministrazioni locali meridionali in termini di organico e competenze.
Al sud quindi servono competenze e risorse. Le stesse risorse quelle umane che se vanno al nord, scappando da un mercato del lavoro avaro di soddisfazioni.
Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il Nord e la Capitale, 81%. Il Mezzogiorno ha perso in questo modo 1,1 milioni di residenti. Tra il 2002 e il 2021 il Mezzogiorno ha subìto un deflusso netto di 808 mila under 35, di cui 263 mila laureati. La struttura migratoria interna del XXI secolo è diversa da quella del secolo scorso. Parte chi ha competenze e risorse, restano le persone anziane.
L’Italia oggi è stabilmente tra i paesi europei più anziani, il Sud è sopra la media nazionale a causa delle migrazioni interne e internazionali che hanno ampliato e continuano ad aggravare gli squilibri demografici tra Nord e Sud. Le comunità immigrate si concentrano prevalentemente nel Settentrione e ne riducono l’impatto dell’inverno demografico, “ringiovanendo” una popolazione sempre più anziana, Il Mezzogiorno continua a perdere popolazione, soprattutto i più giovani ed i più qualificati.
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