Leggendo i giornali economici e le pagine economiche dei giornali nonché vedendo alcune trasmissioni televisive e i social si innalza una sorta di “peana” dei risultati positivi delle imprese. E’ notizia quotidiana leggere o sentire di incrementi di fatturati, di dividendi con un EBITDA (Erning Before Interest Taxes Depreciation and Amortisation-Margine Operativo Lordo) sempre positivo.
Mentre tutto questo avviene sono aperti al MISE (Ministero dello sviluppo economico) decine di tavoli di crisi di imprese da ricomporre e mettere in sicurezza per avere una prospettiva per il business .
Tutto questo a causa di tensioni di mercato, della guerra dell’Ucraina, del rincaro dei costi energetici e così via. Ma anche per un management non all’altezza del suo ruolo e con una formula imprenditoriale ormai “scaduta”.
I comparti di crisi sono diversi: quello metalmeccanico in primis con la grande crisi dell’ex Ilva e poi quello dei servizi poco patrimonializzati ecc..
Se uno scorre le aree di crisi trova che la copertura geografica è quasi totale : Abruzzo con la crisi industriale della Val Vibrata, la Campania con il polo industriale di Acerra Marcianise e quant’altro, Friuli Venezia Giulia con Trieste, Lazio con aree di Rieti e Frosinone, le Marche con la Val Vibrata ed il gruppo Merloni e così via. Meno in crisi è la Lombardia.
Ma cosa fare per poter ovviare a questa situazione oltre all’applicazione della legge 234 del 2021 che interviene su questo vulnus?
Esistono anche vie alternative con proposte poco gettonate, ma che avrebbero la carta vincente del coinvolgimento dei dipendenti nella rinascita delle imprese: per esempio la “misura” chiamata “Nuova Marcora” che sostiene le società cooperative di produzione e lavoro attive in tutti i settori produttivi con sede sul territorio nazionale attraverso finanziamenti agevolati.
La “ Legge Marcora”( L. 49 del 27/02/1985) prevede la concessione di un finanziamento agevolato alle società cooperative, la nascita di società cooperative costituite, in misura prevalente, da lavoratori provenienti da aziende in crisi, di società cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381 e successive integrazioni e modificazioni e di società cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata.
Esiste anche altra soluzione: la creazione di una IMPRESA SOCIALE (srl,spa) con il riferimento al D.Lgs 112/17.
Tutto questo a causa di tensioni di mercato,della guerra dell’Ucraina ,del rincaro dei costi energetici e così via.Ma anche per un management non all’altezza del suo ruolo e con una formula imprenditoriale ormai “scaduta”.
Esiste anche altra soluzione: la creazione di una IMPRESA SOCIALE (srl,spa)con il riferimento al D.Lgs 112/17. La formula è quella dell’”impresa sociale.
Cioè creare newco che assorbono le imprese in crisi e con l’obiettivo per esempio dell’integrazione dei lavoratori che possono essere definiti come svantaggiati e fragili in quanto si trovano in condizioni di criticità occupazionale.
Queste imprese sociali assumerebbero la funzione di “rescue company” e potrebbero operare nella fattispecie di una crisi economica rilevata e rilevante ed in una contingenza operativa di urgenza ed emergenza, trovando opportunità in vari settori.
Riguardo a queste imprese sociali “rescue company” la normativa (D.Lgs. 112/17, art. 2, punto 4) precisa che, indipendentemente dall’esercizio della attività di impresa in settori elencati, possono acquisire la qualifica di impresa sociale le organizzazioni che esercitano attività di impresa, al fine dell’inserimento lavorativo di persone disoccupate, ad alto rischio occupazionale o con fragilità sociale.
WBO è l’acronimo di “workers buy out”: l’acquisizione da parte dei lavoratori di imprese in crisi ed è l’opportunità per ristrutturarsi, rinnovarsi sul mercato e diminuire il pericolo di disoccupazione.
I dipendenti insieme agli shareholders-investitori diventano anch’essi proprietari. Un esempio internazionale è la Germania dove la partecipazione dei lavoratori si compone di due livelli: la partecipazione a livello di decisioni nelle unità produttive, che di solito in Italia traduciamo con partecipazione aziendale, e la partecipazione a livello di organi societari d’impresa, che possiamo tradurre in governance.
Operativamente imprese “micro, piccole e medie” in crisi ed in odore di chiusura, possono diventare “imprese sociali” mantenendo i livelli occupazionali precedenti con alcuni vantaggi fiscali e finanziari.
In parte questo percorso non ha nulla di nuovo perché il tutto si sintetizzerebbe in un azionariato dei dipendenti fatto che, ormai in parecchi tavoli in varie nazioni, questa procedura è prassi avanzata ed in adozione.
In Gran Bretagna il partito laburista ha presentato una proposta di legge che riformerebbe i piani di partecipazione nazionale dei dipendenti per consentire un accesso preferenziale ed agevolato ad investimenti (con effetto leva garantito) ai lavoratori a basso reddito.
La Gran Bretagna è nazione vivace;ci sono i casi di Jddk architects, Lyneal Group,PLANIT-IE, Linear recruitment, Intec Systems, DENT INSTRUMENTATION e molte altre.
In UK il risultato di ca.1000 nuove imprese con 75.000 nuovi azionisti-dipendenti si è raggiunto dopo l’introduzione della Employee Ownership Trust partecipazione azionaria collettiva
Un ulteriore esempio è quello del marzo 2023 in Francia dove l’azienda La Redoute che era sull’orlo del fallimento è stata rilevata dai dipendenti e un migliaio di loro ha investito alcune decine di migliaia di euro.
Tutto questo ha risollevato l’azienda e Le Galeries Lafayette offrono milioni per riacquistarla. Comunque tutto questo non attiene alla fantasia organizzativa.
Le ricerche affermano che la motivazione dei dipendenti passa anche attraverso l’azionariato o comunque la loro partecipazione alla governance strutturata nelle imprese che realizzano maggiore e duraturo successo.
I dipendenti sono sempre più interessati alla responsabilità sociale praticata dalle loro aziende per poter mantenere l’efficienza, l’efficacia, la continuità e per dare un futuro alle giovani generazioni.
In sintesi quando i dipendenti diventano “padroni ” e l ‘impresa è più sostenibile.
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