A una settimana dal dibattito televisivo sulla ABC
Quindici/A Hermes Storie di geopolitica – Mondo
Giampiero Gramaglia
Giornalista,
co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles
“La campagna elettorale per le presidenziali del novembre 2024 entra nella fase decisiva dopo il Labor Day, la festa del Lavoro negli Stati Uniti, che segna la fine dell’estate e il ritorno alla piena attività in tutti i settori, economia, scuola, politica”. Ce lo ricorda Gramaglia aprendo il consueto approfondimento dedicato al voto americano in due corrispondenze scritte il 2 e 3 settembre.
04 settembre 2024
Harris avanti senza rimbalzo da Convention
1. La campagna presidenziale negli Stati Uniti entra in fase decisiva
La campagna elettorale per le presidenziali del novembre 2024 entra nella fase decisiva dopo il Labor Day, la festa del Lavoro negli Stati Uniti, che segna la fine dell’estate e il ritorno alla piena attività in tutti i settori, economia, scuola, politica. I sondaggi indicano che la candidata democratica Kamala Harris affronta le ultime nove settimane prima dell’Election Day il 5 novembre 2024 con un vantaggio mediamente inferiore ai margini d’errore dei rilevamenti e che non s’è impennato, come ci si poteva attendere, dopo la Convention di Chicago dal 19 al 23 agosto.
Un sondaggio della Ipsos per Abc dà Harris al 50 per cento, contro il 46 per cento del suo rivale repubblicano Donald Trump, fra gli elettori registrati, in un confronto a due, cioè senza tenere in considerazione candidati minori (prima della Convention, era 49 per cento a 45 per cento). Tra i probabili elettori, il vantaggio è, invece, un po’ maggiore, 52 per cento a 46 per cento, ma anche qui invariato rispetto a prima della convention (51 per cento a 45 per cento). Altri rilevamenti danno risultati diversi, ma analoghi. Curiosamente, in alcuni sondaggi il vantaggio di Harris su Trump risulta minore fra i probabili elettori che fra gli elettori registrati.
Un momento cruciale della campagna presidenziale sarà il dibattito fra Harris e Trump sulla Abc, il 10 settembre. Il dibattito fra i candidati vice Tim Walz e James David. Vance si farà il 1° ottobre. Già venerdì 6 settembre 2024 alcuni Stati apriranno i seggi per l’early voting, cioè per quanti desiderano votare in anticipo, e si potrà cominciare a spedire il voto per posta. Dopo il dibattito fra Harris e Trump, l’attenzione si sposterà sul verdetto che dev’essere pronunciato il 18 settembre nel processo a New York in cui Trump è stato giudicato colpevole di tutti e 34 i capi d’imputazione ascrittigli.
I legali del magnate hanno chiesto, con istanze diverse, che la sentenza sia posposta, per evitare “interferenze elettorali”; e che l’intero procedimento giudiziario sia trasferito a una Corte federale. Se ne discuterà nel corso di questo stesso mese di settembre. In realtà, il verdetto era già previsto a luglio ed era stato rinviato – proprio su istanza della difesa -, per valutare l’eventuale impatto sul caso della sentenza, pronunciata dalla Corte Suprema statunitense a fine giugno 2024, sulla parziale immunità del presidente (anche se i fatti contestati sono tutti precedenti all’elezione di Trump nel 2016). Entro fine settembre – inizio ottobre sono attesi ulteriori sviluppi dei procedimenti giudiziari che coinvolgono l’ex presidente, tra cui le accuse, riformulate, sulla sommossa del 6 gennaio 2021 e l’appello contro la decisione di una giudice federale della Florida che ha inopinatamente annullato, perché incostituzionale, il rinvio a giudizio di Trump per avere portato via dalla Casa Bianca e illegalmente detenuto centinaia di documenti riservati. In diversi Stati, procedimenti legali sono avviati sulle procedure di voto: Stati repubblicani sono impegnati a cercare di rendere meno facile l’accesso alle urne di minoranze e migranti, anche quando legalmente in diritto di votare; in alcuni casi, si tratta di decidere sulla presenza in lista, o meno, di candidati minori; in altri casi, di valutare l’ammissibilità o meno dei tanti referendum statali, alcuni dei quali vertono su uno dei grandi temi di questa campagna, il diritto di aborto.ce scossoni interni: il mito della premier che le azzecca tutte s’è incrinato.
Israele-Hamas, Biden e Harris a consulto, Trump li incolpa di morte ostaggi
Il presidente statunitense Joe Biden e la sua vice Kamala Harris hanno riunito a consulto il 2 settembre nella Situation Room della Casa Bianca, i principali negoziatori della loro Amministrazione per
“discutere gli sforzi per arrivare a un accordo che garantisca il rilascio degli ostaggi”
ancora nelle mani di Hamas dopo le azioni terroristiche del 7 ottobre 2023, in preparazione di una proposta da “prendere o lasciare” da fare a Israele e Hamas. Intanto, sul suo social Truth, Donald Trump incolpa Biden e Harris per l’uccisione dei sei ostaggi israeliani, assassinati da Hamas, scrive, “a causa di una totale mancanza di forza e leadership americana”.
“Non fraintendete: questo è accaduto – scrive Trump su Truth -, perché la compagna Kamala Harris e il corrotto Joe Biden sono dei pessimi leader. Gli americani vengono massacrati all’estero, mentre Kamala … inventa bugie sulle famiglie Gold Star e Biden dorme in spiaggia in questo 16° giorno consecutivo di vacanza. Hanno le mani sporche di sangue!”.“Purtroppo – prosegue Trump – questa è la totale mancanza di ‘leadership’ che Kamala e Biden rappresentano, una mancanza che consente ai terroristi di uccidere americani, perché a loro interessa solo usare il Dipartimento di Giustizia come arma contro il loro avversario politico. Proprio come il fiasco del ritiro dall’Afghanistan che causò la morte di 13 americani: … Kamala e Biden… sono direttamente responsabili di morti inutili, che non sarebbero mai dovute accadere”.
Trump voleva Ivanka all’Onu
Secondo quanto rifgerisce l’Ansa, Donald Trump ha raccontato alla convention annuale a Washington di ‘Moms for Liberty’, un’organizzazione conservatrice, che sua figlia Ivanka “faceva un sacco di soldi” con il suo marchio di moda, ma rinunciò alla sua attività per unirsi a lui in politica. E che quando era presidente voleva nominarla rappresentante degli Usa all’Onu, ma lei preferì lavorare alla creazione di posti di lavoro, ottenendo l’assunzione di “milioni di persone”.
“Le dissi ‘saresti una grande ambasciatrice alle Nazioni Unite’, nessuno avrebbe potuto competere con lei, con la parlantina che ha”,
ha detto.
Trump nelle vesti di costruttore con il figlio Donald jr, Eric ed Ivanka
Lei, però, gli rispose:
“Papà, non voglio farlo, voglio solo aiutare le persone a trovare lavoro. Andava in giro – non un lavoro affascinante – … per vedere Wal-Mart, per vedere Exxon, per vedere tutte queste grandi aziende perché assumessero persone e fece assumere qualcosa come milioni di persone durante la sua permanenza”
alla Casa Bianca come consigliera senior. Quest’anno, Ivanka e suo marito Jared Kushner sono ai margini della campagna di Trump per le presidenziali del 2024no a dicembre. Una sanzione che non spaventa Orban.
Trump rilancia voci Trudeau figlio di Fidel Castro
10 settembre 2021: il leader liberale Justin Trudeau fa tappa alla campagna al Soccer World di Hamilton, in Ontario.
Donald Trump rilancia, in un suo nuovo libro fotografico, le false voci secondo cui Justin Trudeau, il premier canadese, con cui da presidente non ha mai avuto un buon rapporto, potrebbe essere il figlio di Fidel Castro. Voci che aveva già alimentato in un’intervista per un podcast.
In precedenza il magnate aveva anche detto che la madre del premier, Margaret, era andata a letto con tutti i Rolling Stones, citandone un ex assistente: una storia cui Mick Jagger ha fatto riferimento durante una tappa del tour in Canada e che Trump rievoca in un suo volume.
Come scrive Trump nel libro,
“Justin Trudeau e io andavamo molto d’accordo, ma c’erano delle differenze naturali per il fatto che lui è molto liberale e io, per usare un eufemismo, non lo sono”
“Sarà molto interessante vedere come andrà in futuro, ma prima devo tornare lì”,
cioè alla Casa Bianca. L’ex presidente poi aggiunge:
“Sua madre era bella e selvaggia. Negli anni Settanta, andava ‘in discoteca’ con i Rolling Stones, ma era anche in qualche modo associata a Fidel Castro. Diceva che era ‘l’uomo più sexy che avesse mai incontrato; e molte persone dicono che Justin è suo figlio. Lui giura di non esserlo, ma come fa a saperlo! Castro aveva dei bei capelli, suo ‘padre’ no, Justin ha dei bei capelli ed è diventato comunista proprio come Castro”.
La voce, in passato, girava a tal punto che il governo canadese la smentì nel 2018 e che l’Associated Press fece un fact check che smontò la storia: Margaret aveva 22 anni nel 1971, quando sposò Pierre Trudeau, 51 anni, premier canadese, dando alla luce Justin nove mesi dopo il suo matrimonio e quattro anni prima del suo primo viaggio a Cuba, che attirò l’attenzione internazionale.
2. Labor Day, Harris con i sindacati, Trump sui social[1]
Joe Biden abbraccia Kamala Harris durante un raduno elettorale della Fratellanza internazionale dei lavoratori elettrici
Il modo migliore di fare campagna nella Festa del Lavoro? Con i sindacati. Lo hanno pensato, e fatto, all’unisono il presidente Joe Biden e la sua vice, e candidata democratica alla Casa Bianca, Kamala Harris, che si sono ritrovati sul palco di un comizio a Pittsburgh, in Pennsylvania, lo Stato più popoloso fra quelli in bilico nelle presidenziali, uno dei tre della cosiddetta Rust Belt (letteralmente “cintura di ruggine”)contesi – gli altri due sono Michigan e Wisconsin, mentre l’Illinois appare solidamente democratico -.
Come osserva la Cnn, Harris centellina le sortite con Biden (era la prima dopo la Convention), perché il ‘fare coppia’ col presidente non è sempre percepito come un vantaggio. Ma la popolarità di Biden presso i sindacati è alta e questa è apparsa un’occasione propizia.
Come ricorda sempre la Cnn, il Labor Day, che in America segna la fine dell’estate, era una volta percepito come l’avvio vero e proprio della campagna presidenziale. Ma questo è ormai solo un cliché, visto che
“la politica americana è diventata una campagna permanente”.
Tuttavia, resta l’idea che di qui si parta per lo sprint finale.
E, in questo 2024, la ricorrenza sembra pure segnare un momento di svolta, col ritorno della campagna a ritmi normali, dopo un’estate tumultuosa, dal dibattito televisivo fallimentare per Biden del 27 giugno alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sulla parziale immunità del presidente, che ha come minimo ritardato se non vanificato – si vedrà – i procedimenti giudiziari federali contro il candidato repubblicano Donald Trump; al ritiro di Biden e all’emergere di Harris come candidata democratica, senza ovviamente trascurare le Convention dei due maggiori partiti.
Per il Labor Day, Harris e Trump hanno fatto due scelte diverse: più tradizionale, quella della vice di Biden, a fare campagna in Michigan e Pennsylvania; più consona al personaggio quella dell’ex presidente, che ha speso il week-end accusando sui social la rivale di tutti i mali di questa terra, dall’essere una comunista all’essere responsabile della morte nel 2021 a Kabul di 13 militari americani vittime di un attentato durante il ritiro dall’Afghanistan come dell’uccisione degli ostaggi a Gaza. E financo di avere mentito sul fatto di avere lavorato, da studentessa, da McDonald’s:
“Bugia! non l’ha mai fatto”,
scrive Trump, smentendo, senza fonti d’appoggio, un raccontino fatto da Harris alla Convention democratica.
Dai sondaggi, continuano ad arrivare a Kamala Harris buone notizie: secondo una proiezione di Abc News e Ipsos, il 24 per cento dei repubblicani – quasi uno su quattro – ha un’opinione positiva della campagna della candidata democratica alle presidenziali di novembre 2024. Fra gli indipendenti, la percentuale sale al 56 per cento e fra i democratici arriva addirittura al 93 per cento. Più basse le percentuali di Trump: il 79 per cento dei repubblicani ne apprezza la campagna – uno su cinque no -. Fra gli indipendenti, la percentuale scende al 38 per cento e tra i democratici al 13 per cento
Harris e Trump d’accordo, l’acciaio americano resti americano
Presentandosi con Biden sul palco di Pittsburgh, Harris era consapevole di offrire a Trump immagini da sfruttare quando la associa ai fallimenti dell’Amministrazione democratica sull’immigrazione e ai problemi derivanti dall’inflazione. Ma Harris stima che il vantaggio che le può derivare dal sostegno dei sindacati vale il rischio.
Nel comizio a Pittsburgh, capitale dell’acciaio statunitense, Harris ha detto:
“La US Steel deve restare americana … Quando i sindacati sono forti, l’America è forte…. Stiamo lottando per creare un’economia che funzioni per tutti…”.
Affermazioni condite da qualche suo mantra:
“In questa elezione ci sono due visioni molto diverse del Paese: noi guardiamo e ci battiamo per il futuro, l’altra parte guarda al passato. Noi ci battiamo per un futuro di dignità per tutti… Questa elezione è una battaglia per la promessa dell’America: Trump ci vuole portare indietro …, vuole dare più tagli delle tasse a ricchi e grandi aziende”.
Presenti a Pittsburgh, c’erano anche il governatore della Pennsylvania Johs Shapiro, astro nascente del partito, e il senatore Bob Casey, che corre per la rielezione, oltre ai dirigenti locali e nazionali delle principali Union, tra cui la International Brotherhood of Electrical Workers, la Afl-Cio e la United Steelworkers, il sindacato dei metalmeccanici.
La promessa di opporsi della Us Steel ai giapponesi allinea Harris a Biden e anche a Trump nella campagna per le presidenziali: l’impegno a difendere le industrie strategiche dall’assalto straniero è comune.
Prima Kamala Harris aveva fatto tappa in un’altra roccaforte sindacale, Detroit, in Michigan, la capitale dell’auto. Sul palco con lei, la governatrice Gretchen Whitmer, pure lei una leader emergente, e due dei più noti dirigenti sindacali: Randi Weingarten, che guida la American Federation of Teachers, e Shawn Fain, capo della United Automobile Workers, potente organizzazioni delle tute blu dell’auto.
Il comizio di Pittsburgh ha anche segnato il riemergere di Biden da due settimane di ferie trascorse tra California e Delaware. Deposti i panni del candidato, il presidente indossa quelli del volontario che fa campagna per la sua vice. Mentre Kamala si prepara al dibattito televisivo con Trump del 10 settembre, Biden torna ancora in Pennsylvania, lo Stato dov’è nato, e in Wisconsin e Michigan, gli Stati di quello che era il ‘Blue Wall’, tutti da lui riconquistati nel 2020 dopo che Trump gli aveva fatti suoi nel 2016. È un’area dove Biden, che si è definito
“il presidente più pro-Union della storia”,
può incidere ancora sul voto degli operai e dei pensionati. Il presidente intende vantare i risultati raggiunti, ma anche indicare quello che farà negli ultimi mesi della sua presidenza, per meglio definire la sua eredità, anche in politica estera.
Non si sa quando Biden e Harris compariranno di nuovo insieme: è possibile che i due si spartiscano i compiti, con Kamala che tenta di ridefinirsi e smarcarsi dal suo boss, difendendo quanto fatto insieme, ma indicando
“la nuova strada da seguire”
e
“il lavoro che c’è ancora da fare”.
[1] Scritto il 3 settembre 2024 per The Watcher Post Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/09/03/usa-2024-62-labor-day/.
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