Il 9 Gennaio 2024 è uscito un libro ottimista e di speranza non velleitaria della scienziata Hannah Ritchie(titolo “Not the end of the world”) dell’ università di Oxford e head del sito “Our world in data”. Il tema è la sostenibilità.
Infatti uno dei capisaldi del welfare è la sostenibilità dell’ecosistema nella declinazione economica,sociale,di partecipazione per raggiungere i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs -Agenda 2030 dell’ONU.
Se l’engagement degli stakeholders e degli shareholders sembra essere la parola d’ordine della sostenibilità,essa si può attivare a patto che esistano dati reali percepiti sul vantaggio della sostenibilità stessa. A che punto siamo?
Il dibattito sulla transizione schiera ottimisti e pessimisti.
Comprendere come lo sviluppo sostenibile si traduca in un equilibrio tra le dimensioni ambientali, sociali ed economiche si basa sui dati. Questo equilibrio implica non solo la riduzione delle emissioni nocive, ma anche l’adozione di strategie volte a garantire la sostenibilità delle risorse, la promozione di pratiche commerciali e produttive responsabili e l’adozione di stili di vita sostenibili.
Il libro supporta le tesi positive e negative con i dati e non con una narrazione esortativo-esornativa al netto del green washing , del social washing e del reputation washing(caso Ferragni).
Oggi meno del 4% dei bambini muore prima della pubertà, in passato piu’ della metà. E’ un dato positivo che indica un avanzamento delle condizioni sanitarie di contesto e si collega ad un altro dato : la maggior parte delle persone viveva in condizioni di estrema povertà con meno di pochi dollari al giorno, oggi questo capita in meno di 1 caso su 10.
Secondo i dati della Ritchie il cambiamento climatico ha delle soluzioni praticabili rispetto a 10 anni fa: infatti il solare e l’eolico erano tecnologie costose, oggi i loro prezzi sono crollati e sono fra i più economici e lo sviluppo dell’innovazione tecnologico ingegneristica ha tagliato i costi di costruzione delle infrastrutture e delle attrezzature utili per diminuire le emissioni di Co2 (dati Lazard).
E’ indubbio che per sviluppare l’energia proveniente da fonti a bassa emissione di carbonio è necessario che il suo costo sia inferiore a quello proveniente dai combustibili fossili(carbone che produce 37% dell’energia, petrolio, gas naturale che produce 24% dell’energia).
Il gas come fonte di elettricità è più sicuro del carbone ed il tasso di mortalità dovuto all’inquinamento atmosferico e dagli incidenti è 9 volte inferiore e le emissioni di gas serra sono inferiori del 40% .
La chiave di volta è rappresentato dall’applicazione delle curve di apprendimento per cui i costi dell’impresa diminuiscono all’aumentare della produzione cumulata.
La riduzione dei costi come effetto dell’”economia di apprendimento” è rappresentato dalla curva di apprendimento (o di esperienza), la quale presenta un andamento decrescente. Riduzione sui costi maggiori si ottiene sui primi lotti di produzione, poi l’andamento della curva “tende” lentamente a 0.Però non è vero che raggiunge lo zero. Esiste infatti una “forza trainante” tale per cui è il raddoppio del numero cumulativo di unità prodotte orienta la riduzione dei costi .
Però se la produzione cumulativa è molto alta, ogni suo raddoppio è piu’ lento.
Inoltre ogni raddoppio della capacità installata cumulativa fa in modo che il prezzo diminuisca della stessa frazione.
Gli impianti di energia rinnovabile hanno il solo costo della tecnologia usata(centrali) e non della “materia prima” gratuita come il sole, il vento ecc. E quindi gli impianti delle rinnovabili hanno costi decrescenti.
L’energia solare nel 1956 aveva il costo di 1865 $ per watt: una enormità!
Pur tuttavia la prima applicazione del solare avvenne nel 1958 con il satellite Vanguard (quindi sperimentazione senza limiti di costo),ma in seguito l’aumento del numero di impianti con la diminuzione dei costi di ogni pannello solare ha portato ,nel 1976,il costo a 106$ per watt cioè il 94% in meno.
Il calo dei prezzi delle rinnovabili significa anche un aumento del reddito reale delle persone.
I prezzi dell’energia idroelettrica, solare, nell’ultimo decennio, sono diminuiti dell’89%.
L’eolica-nel 2019- insieme alla solare ha rappresentato il 72% di tutte le nuove aggiunte di capacità energetica.
Oggi la combustione di combustibili fossili rappresenta l’87% delle emissioni di Co2 ed il mondo così non è sostenibile perché l’inquinamento atmosferico da energia fossile uccide 3,6 milioni di uomini nel mondo ogni anno. Le fonti di energia alternative al fossile hanno un rischio di mortalità verticalmente più basse.
La realtà è che dobbiamo trovare un modo per accelerare le installazioni di centrali eoliche e solari , all’interno nel sistema capitalista, quindi senza cambiamenti rivoluzionari, ma nel frattempo possiamo apportare modifiche introducendo il test sul carbonio nelle produzioni industriali, tasse più alte per i beni molto inquinanti e il sostegno normativo ed economico per le tecnologie a basse emissioni di carbonio.
Promuovere l’innovazione e la concorrenza fa in modo che le rinnovabili avrebbero un ulteriore spinta di adozione perché hanno un prezzo più basso:”rendere irresistibile l’energia rinnovabile”.
Ancora una volta queste scelte sono sia di politica economica e macro,ma scelte imprenditoriali che gestiranno il loro dinamismo passando da una concettualizzazione di impresa sociale genericamente e funzionalmente intesa ad una stabilizzazione giuridica,operativa, di “attività caratteristica” e di “brand” esplicitata in impresa sociale e percepita dai consumatori.
Quindi una focalizzazione gestionale ed operativa con indubbi vantaggi di economie di scala,di apprendimento,di costi di transazione.
“Nel passato abbiamo risolto problemi come il cosiddetto buco dell’ozono e le piogge acide ed il livello di inquinamento atmosferico di paesi ricchi è una frazione di quello del passato anche se ovviamente si deve fare di più per cambiare”: così afferma la Ritchie.
Riguardo alla deforestazione i paesi temperati stanno facendo ricrescere le foreste ;pur in presenza di un test di deforestazione molto elevato e da ridurre drasticamente, secondo alcune stime nel 2023 i tassi di deforestazione nell’amazzonia brasiliana sono diminuiti circa 50% rispetto agli anni più critici.
Altra positività è che oggi possiamo produrre cibo più che sufficiente per tutti perché c’è un’alta produttività agricola; alcuni raccolti sono stati raddoppiati e triplicati o quadruplicati e se aggiungiamo a tutto questo i cambiamenti nella dieta e l’ innovazione biotecnologica si potrebbero nutrire 10 miliardi di persone con una frazione della terra che oggi noi usiamo.
La Ritchie afferma che esiste una terza via tra allarmisti e negazionisti; infatti non si può negare che si sta facendo qualcosa per risolvere il problema del clima ed è importante trovare un equilibrio tra il riconoscimento del cambiamento climatico come problema urgente e avere la razionalità ottimistica per l’azione e sul fatto che c’è qualcosa che possiamo fare.
La convenienza economica di alcune soluzioni,il compromesso tra la riduzione della povertà e lo sviluppo economico, le tecnologie a basse emissioni di carbonio sempre più economiche e tali da poter essere vendute ai paesi che hanno minore capacità di acquisto sembrano essere suffragate dall’ottimismo dei dati.
Sottotraccia ricordo la frase di Vaclav Havel:“Speranza e ottimismo non sono la stessa cosa. La speranza non è la convinzione che una determinata cosa andrà bene, ma la certezza che essa ha un senso, indipendentemente da come andrà a finire”.
“L’ottimismo del dato , insieme a quello del dinamismo del cambiamento” può diventare un claim virtuoso.
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