In Slovacchia il governo scioglie la televisione pubblica per creare una nuova emittente di Stato
Quattordici/B Techné Storie di media e società
Radovan Geist
Giornalista slovacco presso Euractiv
Giacomo Mazzone
Direttore responsabile Democrazia futura
17 luglio 2024
L’accelerazione impressa dal governo Fico nonostante i moniti della Commissione europea
È finita. L’assassinio della radiotelevisione pubblica slovacca si è consumato il primo luglio 2024, poche ore dopo l’annuncio dei risultati del primo turno delle elezioni legislative in Francia, poche ore dopo che il presidente della Repubblica, Peter Pellegrini, ex esponente del partito SMER del premier Robert Fico[1], aveva firmato la legge di scioglimento della società che esercita la funzione di servizio pubblico radiotelevisivo del paese.
Si poteva attendere ancora, ma il governo Fico, come quello Meloni (e chissà che questo non dia strane idee anche ad altri governi populisti europei) è impegnato in una corsa contro il tempo, per cercare di impadronirsi del servizio pubblico prima che entri in vigore il famoso articolo 5 dell’EMFA, lo European Media Freedom Act, che ha proprio per scopo quello di metter fuori dalla portata dei governi il controllo delle radio televisioni pubbliche e proteggere anche quelle commerciali da interferenze dei partiti al governo e dei gruppi di interesse economici loro alleati.
E la corsa in Slovacchia è stata davvero da record: il Parlamento ha approvato il 21 giugno la legge, il presidente ha firmato la legge il sabato 29 giugno e il testo promulgato è uscito lo stesso weekend in un’edizione speciale della Gazzetta Ufficiale, dimodoché lunedì 1° luglio 2024 si è potuto procedere con lo scioglimento della vecchia società e la creazione di quella nuova.
Non sono serviti a nulla i moniti della Commissione Europea lanciati fino a qualche settimana prima dalla Commissaria Europea Věra Jourova[2] incaricata di proteggere i Valori e la Trasparenza nei paesi dell’Unione, né l’allerta lanciato dalla Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione dei giornalisti e dei giornalismi[3].
Il governo slovacco, il cui primo ministro Fico è ancora convalescente dopo l’attacco subito, ha deciso di tirare diritto e procedere con la chiusura della società RTVS (=Radio TV Slovak), che gestisce la Radio e Televisione pubblica slovacca, per sostituirla con una nuova di zecca, che ne eredita le funzioni, lo scopo e il personale, che è stata chiamata con grande originalità STVR (Slovak Television Radio).
Non siamo in presenza di un attacco al concetto stesso di servizio pubblico radiotelevisivo, come fu il caso nella chiusura della TV greca ERT avvenuta l’11 giugno 2013 sostituita con un nuovo ente chiamato NERIT, poi a sua volta ribattezzato nuova ERT nel 2015; o – peggio ancora – di fronte ai casi di scioglimento delle tv e radio pubbliche in Ungheria o nella “pulizia etnica” fatta ‘nelle televisioni e radio pubbliche polacche, rispettivamente da Orban e Kaczynski.
Dalla tragedia alla farsa
Stavolta a Bratislava la storia si ripete, passando pero’ dalla “tragedia” dei casi sopra citati, alla “farsa” del caso slovacco. Assai piu banalmente il governo del premier Fico, tornato al potere dopo una legislazione passata all’opposizione, non aveva voglia di aspettare i termini previsti dalla legge per la scadenza del mandato del Consiglio d’Amministrazione della RTVS.
Il governo in carica, eletto dopo le elezioni del settembre 2023, avrebbe dovuto aspettare fino al 29 giugno del 2026, per poter (ri) prendere il controllo della tv pubblica. L’ultimo Direttore Generale e Consiglio d’Amministrazione della RTVS, infatti erano stati nominati il 30 giugno del 2022 con un mandato di 5 anni. Troppo, evidentemente, per un premier assetato di rivincita e che vuole controllare l’opinione pubblica, sull’esempio di quanto ottenuto dal suo amico e vicino Orban in Ungheria. Una televisione pubblica, peraltro abbastanza difficile da controllare, visto che i sindacati dei dipendenti (giornalisti e maestranze) sono stati fra i principali oppositori di questa legge e sono scesi in piazza piu volte per denunciare la deriva autoritaria del paese. Mentre l’autorità di regolazione indipendente del paese, il Consiglio per i Servizi Media (RSPM), incaricata di verificare la situazione dei media del paese, aveva già fatto sapere di non aver trovato grandi irregolarità nell’informazione fornita dal Servizio Pubblico durante le ultime campagne elettorali: quella delle elezioni legislative dell’autunno 2023, e poi quella per la nomina del Presidente della Repubblica, tenutasi il 6 aprile 2024, che ha portato alla piu alta carica dello Stato Peter Pellegrini, esponente del partito alleato del premier Fico. Su 57 procedimenti aperti dall’autorità o denunce presentate dai partiti dell’allora opposizione al regolatore, il Consiglio per i Servizi Media (RPMS) ne ha giudicati fondati finora solo quattro, conclusisi con due condanne, mentre sta ancora investigando su altri sette casi. Tutti gli altri invece sono stati rigettati.
Di fronte a queste posizioni nette a favore dell’indipendenza della RTVS, il governo ha tagliato corto e preparato una legge d’urgenza per sciogliere la televisione. Una prima stesura a marzo 2024, poi ritirata con la promessa di apportare modifiche sostanziali in seguito alle proteste, e poi un’altra -quasi uguale- presentata in Parlamento ad aprile 2024 e discussa con rito abbreviato (8 giorni in tutto per la prima lettura) passata d’urgenza dopo l’attentato a Fico, anche in seconda lettura. E questo, nonostante la pubblicazione di un documento che lanciava un segnale di allarme sull’interferenza del governo nella radio televisione pubblica, firmato da 1200 dipendenti, cioè dalla maggioranza dei dipendenti dell’ente radiotelevisivo.
La forzatura impresa dopo l’attentato al premier slovacco Fico
Le speranze residue erano riposte nel Presidente della Repubblica, il neo eletto Peter Pellegrini, che molti auspicavano potesse tener conto delle critiche sollevate alla legge dalla sua predecessora Zuzana Caputova, che poco prima di lasciare l’incarico aveva risposto all’appello della Commissaria europea Jourova, promettendo modifiche sostanziali al disegno di legge. Poi l’attentato a Fico ha fatto saltare ogni ritegno e la maggioranza ha deciso di passare in forze ed il neo-Presidente della Repubblica ha controfirmato l’ultimo giorno utile previsto dai regolamenti parlamentari, e cioè il primo luglio.
Perché la nuova legge è considerata contraria alle norme dell’European Media Freedom Act, promulgato il 17 aprile 2024, ed in particolare al suo articolo 5 che disciplina i servizi pubblici radiotelevisivi in Europa?
Per molteplici ragioni. L’articolo 5 dell’EMFA (che purtroppo entrerà in vigore solo l’8 agosto 2025) ne sottolinea due principali. L’indipendenza dei vertici (e quindi dei loro criteri di nomina) e l’indipendenza finanziaria.
La questione dell’indipendenza dei vertici e dei criteri della loro nomina
Per quanto riguarda l’indipendenza dei vertici e i criteri di nomina, la nuova legge – presentata dalla ministra della Cultura della coalizione al potere- prevede la decadenza automatica del Board della RTVS e che il board della nuova STVR sia composto da nove membri, di cui 4 di nomina del governo (senza nessun principio di pluralità da rispettare e 5 di nomina parlamentare (di cui quindi, prevedibilmente, tre della maggioranza e due dell’opposizione). Una procedura che puo portare ad una maggioranza di controllo del governo di 7 membri del Board su 9, una maggioranza che quindi puo scegliere il Direttore Generale che preferisce, senza piu passare per le forche caudine attualmente previste dalla legge di un contest competitivo fra piu candidati (la volta scorsa furono 4, fra cui fu scelto poi Lubos Machaj.
Sull’autorevolezza e l’imparzialità dell’attuale ministro della Cultura pochi sono disposti a scommettere. Prima di esser chiamata a ricoprire questo incarico da Fico, l’attuale ministra era una delle maggiori animatrici di un canale web-TV molto vicino al SNS – partito nazionalista slovacco, diventato famoso come una delle fonti principali di diffusione della disinformazione pro-russa nel paese. Sono in molti a sospettare che -nel passaggio dalla vecchia alla nuova società- sarà proprio lei a cercare di sbarazzarsi dei leader della protesta, coloro che hanno mobilitato la base dei dipendenti della RTVS. Protesta che – stranamente – non ha avuto il pieno sostegno del sindacato slovacco dei giornalisti, tanto che i giornalisti della radio e tv pubblica ne han dovuto creare nel 2023 uno nuovo di zecca proprio per i dipendenti della RTVS.
Cosa accadrà dopo il passaggio dall’una all’altra struttura nessuno puo prevederlo con esattezza. Il particolare inquietante è che la ministra della Cultura ha annunciato che ci potrebbero essere degli esuberi ed ha anche indicato un numero approssimativo …. che – guarda caso – coincide con il numero dei partecipanti all’ultimo sciopero indetto dai dipendenti della radiotelevisione pubblica dopo l’approvazione della legge.
La questione dell’indipendenza economica già avviata dalla coalizione centrista del governo precedente con l’abolizione del canone
Per quanto riguarda, invece, l’indipendenza economica, qui il governo in carica non ha dovuto fare molto, visto che – con grande scelta tafazzista – ci aveva già pensato a far danni la precedente coalizione di centro che ha governato nella scorsa legislatura.
Con grande lungimiranza, infatti, il precedente governo aveva abolito a fine anno 2022 con effetto a partire dal 1° giugno 2023, il canone radiotelevisivo (che assicurava un finanziamento stabile e non condizionabile dal governo) con un finanziamento diretto a carico del budget dello stato. Stabile e garantito anche se miserrimo: 55 euro circa l’anno, contro i 90 dell’Italia.
Una misura presentata come una modernizzazione del sistema di finanziamento (e pensata per catturare consensi elettorali, nelle elezioni poi perdute rovinosamente dal governo uscente), che si è trasformata in un clamoroso boomerang, visto che i soldi per la radiotelevisione pubblica debbono esser determinati ogni anno dentro la legge finanziaria. Il governo uscente aveva “addolcito” l’abolizione del canone, proponendo l’ancoraggio delle risorse della RTVS allo 0,19% del PIL, ma la guerra delle opposizioni in Parlamento aveva poi bloccato questo aumento già nella scorsa legislatura- Un anticipo di quello che la nuova maggioranza si riservava di fare se e quando fossero arrivate al potere. Cosa che si è verificata puntualmente pochi mesi dopo.
Le misure prese dal governo Fico sull’ammontare delle risorse per la radiotelevisione pubblica
La coalizione eletta nel 2023, non ha dovuto far altro, quindi, che applicare quanto previsto dalla legge approvata dal governo precedente. Al momento in cui in Parlamento a dicembre 2023 si è discusso dell’ammontare da riconoscere alla radiotelevisione pubblica nel bilancio di previsione 2024, la nuova maggioranza – tanto per dimostrare l’uso strumentale che intendeva fare di questa opportunità fornita dalla nuova legge al governo – non solo ha bloccato ogni aumento, ma addirittura ha deciso la riduzione del contributo a carico del budget dello Stato.
Dallo 0,17 per cento del PIL (come era stato infine previsto nella legge approvata dal governo precedente) tale contributo scenderà allo 0,12 per cento, tagliando le risorse della RTVS da 186 a 131 milioni di euro, riducendole cosi di circa un terzo rispetto al 2023.
Evidentemente questo gesto intimidatorio – anche se assai chiaro – non è stato sufficiente. Il Direttore Generale della RTVS in carica ha fatto sapere di non avere intenzione di dimettersi prima della fine del mandato, i dipendenti hanno firmato la dichiarazione a favore dell’indipendenza del Servizio pubblico e cosi han fatto diverse organizzazioni della società civile [4].
Di fronte a questa reazione compatta, il governo ha quindi deciso di procedere con la “legge ad personam” per rimuovere lui e il Consiglio di Amministrazione, scavalcando l’autorità di controllo.
Cosa accadrà ora?
Nel corso del mese di luglio la macchina si metterà in moto. La RTVS sarà sciolta e verrà creata la nuova scatola STVR. Il ministro della Cultura procederà con le nomine di sua competenza e cosi farà il Parlamento. Il nuovo Board – che sarà probabilmente di 7 a 9 a favore della maggioranza (i meccanismi di nomina attualmente previsti nella nuova legge lo consentono) – deciderà il nuovo Direttore Generale e questi, a cascata, nominerà i direttori a lui fedeli, mettendo nell’angolo i giornalisti ed i programmisti ritenuti non in linea con il nuovo corso.
A differenza dei loro colleghi ungheresi e polacchi, non dovrebbero esser licenziati, perché la legge non lo prevede, ma non è detta l’ultima parola. Il governo ha fretta di prendere il controllo totale della nuova entità, prima che scatti la tagliola dell’European Media Freedom Act nell’agosto 2025.
Le reazioni
Richard Burnley, direttore del settore legale e politico presso l’Unione europea di radiodiffusione (UER-EBU), ha dichiarato poco prima dell’approvazione della legge:
“L’Unione europea ora ha gli strumenti giusti per impedire il controllo governativo sui media. Anche se potrebbe volerci del tempo per invertire completamente la preoccupante tendenza in alcuni Stati membri, l’Unione europea dovrebbe immediatamente utilizzare l’European Media Freedom Act come baluardo contro qualsiasi nuovo tentativo da parte dei governi di interferire con i media indipendenti.
Le modifiche recentemente proposte dal governo slovacco riguardo alla RTVS pubblica ne metterebbero seriamente a repentaglio l’indipendenza e sarebbero inchiara contraddizione con i principi dell’European Media Freedom Act. Ricordiamo al governo slovacco i nuovi obblighi derivanti dall’European Media Freedom Act e invitiamo l’Unione europea a proteggere l’indipendenza dei media pubblici sulla base del nuovo quadro”.
Ad essa è seguita poi una Dichiarazione pubblica dell’Unione europea di radiodiffusione diffusa il giorno del voto finale in Parlamento:
“L’approvazione della legge di chiusura del servizio pubblico radiotelevisivo da parte della Repubblica slovacca senza consultazione pubblica, è un duro colpo per la democrazia e per l’indipendenza dei media in Slovacchia. Siamo allarmati dal fatto che il disegno di legge sia stato adottato nonostante le proteste in Slovacchia e le forti reazioni e preoccupazioni espresse dalla comunità internazionale, dai media e da diverse organizzazioni della società civile per la libertà dei media.
Sebbene alcune delle preoccupazioni espresse in precedenza siano state affrontate e il governo abbia apportato qualche modifica al testo della proposta originaria, chiare minacce all’indipendenza del Servizio Pubblico dei Media (PSM) rimangono, compresa la probabile politicizzazione dell’organo di vigilanza, del Comitato Etico e la potenziale pressione sul Direttore Generale e sul management. Inoltre, la continua mancanza cronica di finanziamenti adeguati per il servizio pubblico in Slovacchia servirà solo a indebolire la sua capacità di svolgere efficacemente il proprio ruolo democratico.
L’Unione europea di radiodiffusione esorta il governo slovacco a sostenere il Servizio Pubblico dei Media in Slovacchia nel modo giusto e a rispettare pienamente e da subito i suoi obblighi ai sensi del Media Freedom Act.”
E da Bruxelles? In questo inizio di luglio, causa elezioni e negoziati per i nuovi assetti delle future istituzioni europee, vige un silenzio stampa assordante.
La Commissaria Jourova da noi direttamente interpellata in proposito, proprio nei giorni in cui si attendeva la firma (o meno) di ratifica da parte del Presidente Pellegini, ha commentato con una certa amarezza, che lei quel che doveva fare l’ha fatto, portando l’European Media Freedom Act all’approvazione. Spetterà ora al nuovo Parlamento europeo e alla nuova Commissione (di cui lei non farà certamente parte – non essendo stata ricandidata dal suo governo) intervenire con gli strumenti che il Media Freedom Act mette loro a disposizione.
Non è stata ricandidata la Jourova – come ci avrebbe spiegato Giorgio Gaber[5] – non per aver cambiato posizione, ma perché chi l’aveva proposta (Andrej Babis, ex primo ministro della Repubblica ceca per molti anni, leader del partito ANO, aderente al movimento Renew dei liberali europei), è passato qualche settimana fa sul carro di Viktor Orban e del nuovo gruppo Unione dei Patrioti, formatosi dopo le elezioni europee del giugno 2024, che raggruppa i partiti sovranisti di estrema destra (oltre alla ceca Azione dei Cittadini Insoddisfatti (ANO), anche l’ungherese Fidesz e l’austriaco FPO, unitamente alla Lega di Matteo Salvini e al Rassemblement National di Marine Le Pen).
Nel frattempo, approfittando del periodo di passaggio di consegne a Bruxelles che renderà distratti i controllori europei, il governo Fico continua nella sua marcia di limitazioni imposte alla democrazia slovacca e annuncia in Parlamento una nuova legge, che stavolta mira a limitare la libertà di riunione, proibendo i raduni davanti alle case dei politici e alle sedi dei partiti e delle istituzioni… Un altro passetto in avanti per fare di quel paese un’altra “democratura” sull’esempio dell’Ungheria…
Fonti:
Dichiarazioni dell’Unione europea di radiodiffusione e di altre organizzazioni per la libertà di stampa:
Memo98, summarising the changes to RTVS and other related issues: https://memo98.sk/article/slovakia%E2%80%99s%20democracy%20under%20siege%3A%20government%20control%2C%20media%20freedom%2C%20and%20civil%20society%E2%80%99s%20fight%20for%20Integrity
Euractiv: Reaction from the EC on the law passed by the parliament: https://www.euractiv.com/section/politics/news/eu-examines-slovakias-rtvs-reform-amid-concerns-over-media-freedom/
Euractiv: recently approved changes limiting the freedom of assembly: https://www.euractiv.com/section/politics/news/slovakia-limits-public-gatherings-grants-lifetime-salary-to-fico/ – this one tracks a longer process that was threatening, and ultimately limiting the independence of the public broadcaster. It´s in Slovak, but google translation would give you some general idea: https://memo98.sk/article/cierny-den-pre-RTVS
[1] Pellegrini, dopo l’elezione a Presidente della Repubblica, si è dimesso dal partito.
[2] Tlačová agentúra Slovenskej republiky – TASR.sk
[3] https://fom.coe.int/en/alerte/detail/107640735;globalSearch=true.
[4] 70 tisíc nespokojných píše do Bruselu: Chceme nezávislú a slobodnú RTVS (memo98.sk)
[5] Diceva Gaber nel suo recital Teatro Canzone che non era lui ad aver cambiato idea, ma semmai i partiti cui aveva aderito, ad averlo fatto… si vede che questa pratica è ormai estesa a tutta l’Europa.
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