Qualcuno avrà potuto pensare che fosse una boutade, ma poi la cosa è stata ripetuta da un assessore con delega al “mare” (tra le tante altre): piattaforme balneari sulla scogliera di via Caracciolo, chissà, forse anche di via Partenope con pedane, lettini e ombrelloni. Gli scogli del lungomare già oggi sono affollati da gente desiderosa di bagnarsi ed è parso naturale pensare a un’idea del genere. Naturale fino a un certo punto, poiché, a ben vedere, sono tante le obiezioni che i soliti “signori del NO” sono pronti a sostenere, nonostante l’ordine del giorno approdato di recente in consiglio comunale a firma di alcuni consiglieri: “Azioni per la valorizzazione della costa cittadina e incremento dell’offerta balneare pubblica”.
Stupisce la semplicità con la quale si sostengono certe proposte. È vero, «il litorale costiero è caratterizzato dalla presenza di numerose scogliere frangiflutti attualmente utilizzate impropriamente come accesso al mare ma risultanti non sicure e prive di servizi relativi ad attività balneare», dicono i sottoscrittori della proposta. Quello, però, che si potrebbe fare su di una spiaggia non è certo paragonabile a quanto ipotizzabile per il lungomare di Napoli che, deve sempre ricordarsi, ha un vincolo paesaggistico estesissimo. Pare, perciò, fatica sprecata quella che si accingerebbe ad affrontare l’assessorato all’Urbanistica, di concerto con il Dipartimento di Architettura della Federico II.
Tra l’altro, la Soprintendenza napoletana già nel 2020 bocciò l’idea di una pedana solarium sul Lungomare: «disturba il paesaggio e altera il paesaggio, sia dalla vista da terra, sia dal mare», sentenziò il Soprintendente La Rocca. Forse oggi si pensa che i vincoli esistenti potrebbero essere elusi, data l’assenza costante del Soprintendente, lontano da Palazzo Reale?
La richiesta è quella di «incrementare l’offerta balneare pubblica con la realizzazione di piattaforme lignee sulle scogliere presenti, strutture smontabili e sostenibili, realizzate con materiali naturali, sulla quale si potranno realizzare stabilimenti balneari, solarium, spogliatoi, punti di ristoro e gazebo». Ci si dimentica, però, che una struttura del genere comporta necessariamente una serie di obblighi non eludibili. L’amministrazione comunale non può non pensare alle notevoli difficoltà tecniche di una struttura del genere e alla necessità di garantirne la sicurezza, con i servizi essenziali quali quelli igienici o di personale di salvataggio, impianti di docce e quant’altro.
Inevitabili i commenti ironici, come quello di Lina Sigillo, sempre arguta commentatrice di fatti e misfatti cittadini: «Le zoccole ringraziano per questa iniziativa, finalmente potranno scorrazzare liberamente sulle pedane invece che tra gli anfratti degli scogli». E ci sarà già chi pensa a disporre dei tavolini per il ristoro dei bagnanti.
«La realizzazione delle piattaforme per questa stagione estiva è l’ipotesi alla quale stiamo lavorando» è notizia che filtra da Palazzo San Giacomo. Un’altra boutade.
Sarebbe invece normale che si pensasse a mettere in sicurezza la balaustra di via Caracciolo, così come la discesa a mare di piazza Vittoria e al cosiddetto “Lido Mappatella”, alla Rotonda Diaz, tutte in pessime condizioni da diversi anni.
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